Eugenio Corti (1921-2014) [Il Citazionista]

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Foto di Roberto Gandola

di Andrea Antonuccio.

«Ci sono dei momenti, a volte periodi di pochi mesi, in cui si gioca il futuro di un popolo per molto tempo. E noi ci troviamo in uno di tali momenti, come non ve ne rendete conto?»
Eugenio Corti, Il cavallo rosso.

Martedì 4 febbraio è morto lo scrittore Eugenio Corti. Alzi la mano chi di voi ne ha mai sentito parlare. Eppure Eugenio Corti è stato un gigante della letteratura europea.

Romanziere, autore di testi teatrali, saggista e intellettuale (definizione che non gli piaceva), Corti è stato accostato per intensità e arte a Vasilij Grossman: «Vita e destino e Il cavallo rosso eclissano quasi tutti i romanzi che vengono presi sul serio oggi» (George Steiner).

Aveva però un difetto, grosso come una casa. Era un cattolico, per di più brianzolo, di quelli poco inclini a “cedere” per accomodarsi a tavola. E così la cultura italiana, laicista ma non laica, lo ha tenuto sempre ai margini, come un appestato. Cosa di cui lui non si è mai lamentato, forte dell’affetto e della stima di molti, soprattutto giovani, che lo andavano a trovare nella sua casa a Besana in Brianza.

Eugenio_Corti_NobelAnni fa, un gruppo di suoi estimatori mise in piedi un comitato perché gli fosse assegnato il Premio Nobel per la Letteratura. Corti, realisticamente, sapeva che non lo avrebbe mai vinto.

Gli onori e i premi, diceva sempre, andavano a scrittori diversi da lui, a intellettuali raffinati e ben inseriti come Umberto Eco. Uno che, secondo Corti, «semplicemente rappresenta il niente».

Provate a leggere Il cavallo rosso e poi paragonatelo al Nome della Rosa. Il cioccolato ha un altro sapore.