Il cinema è una passione innata per Lucio Laugelli: da bambino invece di guardare i film adatti alla sua età, era solito sedersi con suo padre e vedere film di registi come Bunuel e Kubrick.
Una volta diplomatosi al liceo classico di Alessandria la scelta però non fu semplice: un po’ di indecisione, tipica di quei momenti in cui da ragazzo devi iniziare a pensare al tuo futuro da adulto, nello scegliere fra l’università di Giurisprudenza e il Dams.
Oggi l’uomo che mi trovo di fronte ha 26 anni, ed è un videomaker e giornalista freelance di talento; ha completato gli studi universitari a pieni voti sia nella triennale di Cinema presso il Dams di Bologna, sia nella specialistica conseguita a Milano, e dal 2012 è entrato ufficialmente nel mondo del lavoro.
“Adesso accetto lavori che magari non mi fanno impazzire – ammette Lucio – ma che devo accettare. Un giorno, vorrei riuscire a vivere facendo solo le cose che mi piacciono, quelle cose per le quali ti alzi la mattina e ti senti contento, realizzato. Penso sia la cosa più importante: fare ciò che ti piace quando coincide con ciò che ti dà da vivere”. (Lucio si riferisce alla sfera artistico-creativa della sua attività, come ad esempio i videoclip e i cortometraggi, ndr)
La sua esperienza nella città emiliana e nel capoluogo lombardo l’hanno fatto crescere e maturare: Bologna, scelta in buona parte per andare lontano da casa (desiderio condiviso da buona parte dei liceali ormai diplomati), è stata l’esperienza che più l’ha segnato, ancora adesso la considera una sorta di seconda patria, un posto in cui ha lasciato il cuore.
A differenza di molti altri, non ha mai pensato di andare via dall’Italia, nessuna esperienza Erasmus durante gli studi, e nessuna volontà di andare all’estero; anche se confida di potersi spostare un giorno: “Sono rimasto qui in Alessandria perchè è qui che ho la mia rete di collaboratori: se mi fossi spostato sarei dovuto partire da zero, ed inoltre avrei dovuto affrontare spese ulteriori, come ad esempio l’affitto di un appartamento. No, per ora io rimango qui. Ma penso che un giorno me ne andrò: o Milano, o Roma, o Torino. Non è una mia scelta, è un “problema” legato alla mia professione. Volendo fare cinema o televisione è d’obbligo spostarsi a Roma o a Milano. Dipende molto anche dalle proprie ambizioni: è vero, la vita del freelance è intrigante ma alle volte è veramente troppo stressante. Avere un lavoro più continuativo sarebbe di sicuro una cosa gradita.”
Negli anni, Lucio ha già conseguito notevoli traguardi, anche se è molto modesto mentre racconta il suo percorso: nell’ottobre 2007 fonda insieme ai suoi amici del liceo la rivista Paper Street che gli ha regalato molte soddisfazioni.
“Non solo: ci siamo creati un nostro pubblico che continua a crescere tutt’oggi, mese dopo mese. Inoltre ci ha permesso di avere molti contatti con vari uffici stampa e di intervistare molti protagonisti del cinema, della musica e della letteratura. Ci dà costantemente la carica per andare avanti”.
A fianco alla rivista, ha fondato la casa di produzione indipendente Middle Crossing, che gli ha permesso di lavorare con operatori, truccatori e attori che arrivavano da tutta Italia.
“Quando vedi il tuo lavoro che viene condiviso online e leggi molte recensioni positive… beh fa molto piacere. In più, come alle volte è accaduto, se arrivano dei riconoscimenti in festival o in rassegne è un ulteriore stimolo a fare meglio!”
Il titolo del prossimo cortometraggio è “Ancora cinque minuti” , con questo video cercheranno di fare un salto di qualità, di farne il proprio biglietto da visita e trampolino di lancio per progetti più grandi: i lungometraggi.
Non è ancora finita: Lucio Laugelli con Paper Street ha organizzato per 4 anni il Morning Glory, un concorso di band musicali emergenti, purtroppo ora “congelato” dato che tutti i ragazzi della rivista si stanno dedicando ad altri progetti, sebbene nessuno escluda che prima o poi la “gloria del mattino” tornerà a far parlare di sè.
Recentemente è entrato a far parte dello Stan Wood Studio, che riguarda strettamente la sfera commerciale della sua attività: attraverso questo collettivo cerca di farsi strada nel mondo-giungla dei freelance.
Oltre alla passione per il cinema, ha sempre amato scrivere: “Coltivo questa mia passione in parallelo alle altre. Ma in questo campo la situazione è drammatica: ci sono veramente pochi soldi. Ho avuto la fortuna di pubblicare il mio primo e unico romanzo grazie all’appoggio della casa editrice Tindari Patti, che ha promosso e pubblicato il mio libro, L’Isola di Nero.
“È stata un esperienza che rifarei: da sempre amo scrivere, ed è stato divertente interpretare le parti dello scrittore e dell’ufficio stampa di me stesso contemporaneamente!”
Da profano, la sua mi sembra una grande carriera, ma Lucio è di tutt’altro avviso:
“È troppo presto per dirlo. Mi aspettano ancora tanta fatica e tanta gavetta e poi speriamo bene!”
Riguardo ad Alessandria, ci racconta di trovarsi bene qui: è convinto che alcuni aspetti propri della provincia, come il settore enogastronomico e quello turistico dovrebbero sfruttare di più gli audiovisivi commerciali per sponsorizzarsi e valorizzarsi, sebbene molta gente si dimostri ancora poco disposta a queste tecnologie.
E gli svaghi? Anche qui, Lucio non si lamenta di Alessandria. “Esco con gli amici di sempre, ce ne andiamo in vineria e facciamo due chiacchiere. Mi bastano poche cose per essere felice. Ammetto però che ci sono alcune cose che non vanno.
Ci dovrebbe essere una zona fuori dal centro, come i Murazzi di Torino, dove si va a fare casino: un luogo dove trovare una serie di locali in cui i ragazzi possano suonare a volume alto, senza che ciò dia fastidio a nessuno, dove – per folle ipotesi – se qualcuno volesse urlare a squarciagola, sarebbe libero di farlo.
Questo lo penso per due ragioni: da una parte capisco l’esigenze dei miei coetanei ma dall’altra ripenso a ciò che ho appena detto, e mettendomi nei panni di un lavoratore che ogni mattina si alza alle sei o di un padre di famiglia con bimbi piccoli, ecco se tutto avvenisse in una via del centro, sotto casa mia, non mi farebbe piacere, anzi!
Manca un area dedicata agli eventi, dedicata all’arte, insomma allo svago.
Sarebbe meraviglioso se questa area fosse la Cittadella.”
Sul futuro Lucio non sa cosa potrà capitargli: probabilmente si dovrà spostare da Alessandria, ma non si sente di staccare il cordone ombelicale che lo lega alla città natale. “Io farei una media, probabilmente mi dividerei fra le due città. Starei otto mesi magari nella città in cui ho lavoro, ma il resto dell’anno lo passerei qui. Mi piacerebbe camminare per le vie dove sono cresciuto, ricordare un sacco di cose e ovviamente viverne di nuove”.