“Gianpaolo Mortara ed io siamo il gatto e la volpe della solidarietà alessandrina, come ci chiamano gli amici comuni. Non abbiamo ancora deciso bene chi fa il gatto e chi la volpe, ma certamente ce la mettiamo tutta, sempre, per portare a casa il risultato migliore. E di questi tempi, le assicuro, è sempre più complicato…”. Marco Santi (nella foto), presidente della Onlus Opere di Giustizia e Carità di Alessandria (la struttura che gestisce le attività della Caritas, il cui direttore è appunto il citato Mortara, ndr), ha un sorriso sereno, e toni pacati, da musicista quale in effetti è. Pianista, insegna al Conservatorio di Alessandria, dopo una lunga esperienza a Novara. E da ormai molti anni, praticamente da quand’era ragazzo, affianca alla grande passione per la musica, che è diventata professione, un costante impegno sul fronte del volontariato. “Per lungo tempo mi sono occupato di solidarietà internazionale, con un forte impegno sul fronte della Bosnia, al tempo del conflitto dei Balcani. Poi è arrivato l’impegno nella Onlus Opere Giustizia e Carità, prima come vice di Marcello Ferralasco, e dal 2011 come presidente: in fortissima sinergia, appunto, con l’amico Gianpaolo Mortara, che è segretario della Onlus, e direttore di Caritas”. E’ la persona giusta, Marco Santi, a cui chiedere non solo di raccontarci cosa significa oggi essere poveri ad Alessandria, ma anche per avere qualche dato sul fenomeno, e un abbozzo di analisi di tipo storico-evolutivo. Insomma, è vero che gli indigenti crescono, in città e nei dintorni, a ritmo esponenziale? Chi sono, e soprattutto cosa si può fare per aiutarli, e per arginare il dilagare del disagio sociale?
Presidente Santi, che segnali arrivano dal mondo del disagio, e delle povertà?
Preoccupanti, davvero. Queste naturalmente sono le settimane peggiori dell’anno, perché alla mancanza di casa e lavoro si somma l’emergenza freddo, che diventa la priorità assoluta per tutti coloro che, con impegno e forte lavoro di squadra, e di rete, si adoperano su questo fronte. Ma, per dare un quadro realistico della situazione, è giusto partire dai numeri. Che sono pesanti come pietre, perché esattamente un anno fa, nel gennaio 2013, fra Alessandria e dintorni assistevamo (come Caritas, ma non da soli: insieme agli enti pubblici preposti, e a diverse altre realtà private) 60 nuclei famigliari, sul fronte dell’emergenza casa. Un anno dopo le richieste sono, mentre le parlo, 200 tonde tonde. E temo che il quadro non sia ancora del tutto completo, e che possa ampliarsi ulteriormente.
E a queste persone, dottor Santi, vanno aggiunti gli ospiti degli ostelli Caritas cittadini: è così?
Certamente: l’ostello maschile ospita circa 60 persone, ed eroga non meno di 80 pasti al giorno. Quello femminile, di recente inaugurazione, ha complessivamente 18 posti, e attualmente vi risiedono 12 donne adulte, più due bambine. Ma quella femminile è un’emergenza in genere anche più grave, più strutturale….
Ossia?
Le donne, soprattutto in questa situazione generale, fanno assai più fatica degli uomini a trovare un lavoro, che consenta loro un reinserimento sociale. Si pensi a quanto è entrato in crisi, ad esempio, il mercato delle badanti, con gran parte delle famiglie che ormai stanno tornando a gestirsi senza aiuti esterni, come un tempo. Questo complica naturalmente la situazione, e per questo è fondamentale, accanto alla gestione dell’emergenza, riuscire a pensare al dopo, a come evitare che la situazione di povertà diventi un baratro permanente e senza vie d’uscita per tante persone.
Ma chi sono i poveri alessandrini? Un tempo erano quasi sempre stranieri, o persone italiane con percorsi di emarginazione di lungo corso…
Non è più così, o non è solo così. Ci sono certamente gli stranieri, e le donne straniere in particolare (a cui si cerca di offrire anche, nell’ambito dei diversi filoni di assistenza Caritas, l’opportunità di imparare l’italiano: sembra banale, ma molte non lo sanno, e hanno difficoltà anche di banale comunicazione quotidiana). Ma anche i tossicodipendenti, che non sono scomparsi come si crede nell’immaginario collettivo. Ma poi soprattutto nuovi poveri, italiani e stranieri non importa, che magari solo fino ad un anno fa avevano un lavoro, e riuscivano a mantenere una casa e un livello di vita dignitosa per la famiglia, e poi per la crisi hanno perso lavoro e casa, e sono in mezzo ad una strada. Oppure sono in via di sfratto, e allora si cerca di intervenire, di trovare una soluzione di transizione, o di aiutarlo a pagare, o a trovare una nuova sistemazione. Dando naturalmente la precedenza ai casi più gravi, e alle famiglie con minori. Può sembrare cinico dirlo, ma di fronte ad emergenze vaste, e con risorse assai limitate, i casi vanno per forza vagliati uno per uno, facendo scelte talora anche dolorose.
E poi c’è il capitolo del cosiddetto Albergo, ossia la struttura di proprietà di una società del gruppo FS stabilmente occupata da un numero non esiguo di senza casa….
E’ un’altra faccia, drammatica, del problema povertà, e anche quest’anno, come in passato, siamo impegnati nella fornitura di acqua potabile a chi vive in quella struttura, dove manca tutto, dall’acqua al riscaldamento. Diciamo che in genere opta per vivere lì chi, per proprie ragioni, è refrattarie ad accettare regole e limiti imposti, ad esempio, nei nostri ostelli. Dove si devono rispettare certi orari, e non possono introdurre alcolici o animali, tanto per citare due casi classici. Certamente la vicenda dell’Albergo ha non pochi elementi di preoccupazione, e credo che qualcosa, sul fronte comunale, si stia anche cominciando a muoversi. Vedremo.
In questo articolato percorso di assistenza ai bisognosi, dottor Santi, Caritas e la vostra Onlus Opere di Giustizia e Carità non sono però sole, per fortuna…
Assolutamente no. Il risvolto positivo della medaglia di questa emergenza povertà è davvero che Alessandria, in questi ultimi anni, ha davvero imparato a fare squadra e ‘rete’, per usare un termine di moda. E l’Osservatorio sociale, nato più di 10 anni fa ormai come Tavolo delle povertà, è il terreno comune in cui enti, istituzioni, strutture private si incontrano e cooperano in maniera davvero pragmatica e costruttiva. Praticamente con il nuovo assessore ai servizi sociali, Mauro Cattaneo, ci sentiamo e vediamo ormai quasi tutti i giorni, e oltre a Palazzo Rosso con il suo Sportello casa c’è una collaborazione costante con il Cissaca, l’Asl e il Sert, e altre realtà private come la Comunità di S. Benedetto al Porto, e la cooperativa Coompany&. Ognuno ha specifiche competenze, aree di intervento e progetti. Che mettiamo a fattor comune puntando sul massimo coordinamento possibile. E questo proprio per offrire a chi ne ha necessità un percorso di assistenza chiaro, immediato e trasparente.
E le risorse, presidente Santi? Capitolo dolente?
Quelle naturalmente non bastano mai. Ma va sottolineato che, anche su questo fronte, il nostro territorio si sta dimostrando assolutamente reattivo. A partire dalla Fondazione CrAl, che da diversi anni ormai sostiene, e talora anche sollecita e stimola di suo, progetti e percorso di assistenza, fino alla Fondazione Social, che nel 2013 è stata determinante su diversi fronti, e lo sarà credo ancor più nell’anno appena cominciato. E poi cito volentieri i Lyons, sempre pronti a dare una mano, e a finanziare progetti d’impresa concreti: penso ad esempio alla lavanderia semi professionale che sta per diventare operativa presso l’ostello femminile, e che ha l’ambizione di andarsi a cercare anche commesse sul mercato. Ma naturalmente non trascuriamo il contributo dei singoli cittadini: c’è chi può dare solo 50 o 100 euro, e chi magari fa un’offerta una tantum di 15 mila. Sono tutti contributi importanti, che si trasformano in potenziamento della mensa, dei dormitori, in borse lavoro o in altri progetti.
Avete in cantiere qualche progetto che possiamo segnalare?
Insieme a Coompany& e ai ragazzi di San Benedetto al Porto stiamo preparando l’apertura, nei locali Caritas di via delle Orfanelle, di un vero e proprio social market, messo a punto rispettando tutte le normative di legge, e facendo accordi con la grande distribuzione sugli invenduti. In sostanza sarà un vero e proprio market, in cui le persone che ne avranno diritto potranno fare la spesa, anziché con denaro, con una tessera a punti. Un’esperienza innovativa per il nostro territorio, su cui puntiamo molto.
Lei, dottor Santi, fu anche assessore comunale a Palazzo Rosso, ormai parecchi anni fa. Oggi lo rifarebbe?
(sorride, ndr) Già allora, sul finire del mandato del sindaco Scagni, la situazione non era per niente facile, ma accettai perché era comunque un altro modo per mettersi in gioco a favore della comunità. Mi occupai di manifestazioni, per circa 13 mesi, e fu un’esperienza molto stimolante, positiva. Oggi però è probabilmente ancora più complicato e difficile: io mi occupo d’altro, e gli impegni non mi mancano. Con l’assessore Cattaneo, però, la collaborazione è costante, e il clima molto costruttivo. All’orizzonte sfide e impegni non ci mancano di certo.
Ettore Grassano