Da piccola voleva fare la danzatrice classica, proprio come Carla Fracci. Crescendo, alle scarpette ha invece preferito penna e taccuino (e da poco anche la macchina fotografica) per raccontare la realtà e tuffarsi nel magmatico mondo dell’informazione. Elena Correggia è laureata in scienze internazionali e diplomatiche, giornalista professionista dal 2008 e da tre anni in forza all’ufficio stampa del Consiglio regionale del Piemonte. Ha una sana bulimia per i viaggi (ogni partenza è una festa) e per l’arte contemporanea, ma non disdegna anche il ballo, il nuoto, la vela e i trekking di gruppo in montagna. E, grazie al marito, oggi sa che Stockhausen non è una parolaccia.
1) Elena, tu sei un’alessandrina che da qualche anno abita a Torino. Non rimpiangi, almeno un po’, la tua città natale?
Impossibile, perché ci torno di frequente dato che qui abitano i miei genitori e ancora molti amici. Ammetto però di avere un po’ di nostalgia dell’Alessandria di qualche tempo fa, perché faceva da cornice ai miei anni spensierati da liceale. Anni leggeri e decisivi al contempo, anni di crescita, di incontri e di scelte importanti. Nessun rimpianto però, ho scelto con convinzione di studiare a Gorizia, ho lavorato a Milano e ora a Torino ma le mie “radici” viaggiano sempre con me.
2) I politici alessandrini li conosci bene. A tuo avviso avrebbero potuto gestire meglio la nostra città, negli anni pre-dissesto? E adesso che cosa dovrebbero fare, secondo te?
Nel giudicare il passato si potrebbe dire che tutti sono bravi a dare consigli a babbo morto. L’impressione è tuttavia che spesso siano state assunte decisioni con troppa superficialità e miopia, preoccupandosi molto più degli slogan che delle reali conseguenze per la città. Dare una ricetta per il futuro mi pare la classica domanda da un milione di dollari! Comunque, il primo compito dei politici alessandrini, così come di quelli di tutta Italia, è difficilissimo, quasi impossibile: recuperare la fiducia degli elettori. Sul come è tutto da inventare. Fra le tante carenze di Alessandria mi pare proprio manchi la capacità di “fare sistema”, di unire le forze, di superare i piccoli protagonismi a favore di uno scopo un poco più ampio. Ecco, forse bisognerebbe ripartire da lì.
3) Sei una giornalista professionista e collabori a diverse testate nazionali. Per te il giornalismo è un mestiere o una passione?
È una passione cocciuta, che volevo diventasse mestiere, e così è stato, e mi ha sempre sostenuto, fin dai tempi duri della gavetta. E poi qualcuno non ha detto che “fare il giornalista è sempre meglio che lavorare”? In realtà è un lavoro che mi ha concesso il privilegio di conoscere persone interessanti e di varia umanità, di viaggiare e di disporre di un osservatorio per scoprire mondi nuovi e curiosi. Fra le varie collaborazioni, quella ormai decennale con un settimanale finanziario mi permette di parlare di un’altra mia passione di sempre, l’arte, in una versione particolarmente intrigante, quella del collezionismo e del mercato. Un mondo luccicante fatto di capolavori, gallerie, case d’aste, musei, ma anche di molta speculazione, che richiede sempre tante analisi e approfondimenti per non lasciarsi abbagliare.
4) Da un po’ di tempo sei anche il volto di CrpTv, la “social tv” del Consiglio Regionale del Piemonte. Hai mai fatto un pensierino al giornalismo televisivo?
CrpTv è un nuovo canale di comunicazione dell’ufficio stampa del Consiglio regionale, a cui partecipano a rotazione un po’ tutti i giornalisti della redazione di cui faccio parte. Devo ammettere però che l’esperimento mi sta piacendo molto: inventare testi brevi e incisivi, pensare al rapporto fra immagine e parole, è un’occasione per me nuova di fare giornalismo in modo efficace e divertente. Insomma, se c’è qualche editore televisivo all’ascolto… A parte gli scherzi, però, il primo amore rimane sempre la carta stampata che, nonostante il web, ritengo non andrà mai in pensione.
5) Ho scoperto che sei anche scrittrice. Nel 2006 hai pubblicato, insieme a Fabio Garnero, il libro “Le parole del tempo”. Ci riproverai ancora?
Perché no, magari lo spunto potrebbe nascere da qualche futura intervista. Così avvenne nel 2006 dopo l’incontro con uno gnomonista, l’amico Fabio Garnero di Saluzzo, che mi raccontò di come si costruiscono e restaurano le meridiane, ovvero gli orologi solari, parlandomi di calcoli e di poesia, di matematica e di stelle. Un’attività affascinante che pensavo declinata al passato e invece… Da quella prima intervista nacque l’idea di divulgare in un libro l’enorme patrimonio di saggezza contenuto nei motti, brevi frasi iscritte all’interno delle meridiane. Con l’occasione ho dovuto anche rispolverare il latino per le traduzioni!