Ci provano, le associazioni dei commercianti alessandrini, a lanciare con entusiasmo i saldi che partono domani, e che nei prossimi due mesi cercheranno di salvare il salvabile. Non possiamo che essere al loro fianco, davvero. E, sia pur da consumatori distratti e assai poco ‘spendaccioni’, garantiremo un minimo di investimento e, soprattutto, quel poco lo spenderemo in negozi tradizionali, e non in quei mega center e outlet spersonalizzanti che oggi sembrano andare così per la maggiore.
Tuttavia, sul risultato finale della ‘campagna d’inverno’ rimaniamo alquanto scettici. Se era vero (e lo era, purtroppo) tutto quel che le stesse associazioni, e soprattutto i singoli commercianti, ci hanno raccontato fino a metà dicembre, ci pare davvero improbabile attendersi una svolta miracolistica, e l’inversione di tendenza che rimetta in carreggiata un intero comparto.
I dati sui consumi natalizi (ma anche un semplice personale sopralluogo nei locali di riviera, l’ultimo dell’anno) parlano chiaro: gli italiani hanno ormai optato per la ‘resistenza passiva’, con una progressiva e non trascurabile contrazione dei consumi, per far fronte alla moltiplicazione degli oneri statali di qualsivoglia natura: e ci vuole una gran bella spudoratezza a sostenere, come pure qualcuno ha provato a fare nei giorni scorsi, che nel nostro Paese le tasse sono diminuite, e che ora tocca alle imprese grandi, piccole e medie, investire. La realtà è purtroppo che tutti, ma proprio tutti, da Fiat alle piccole imprese edili, stanno puntando tutto sui mercati esteri, e che il ‘disinvestimento’ sul sistema Italia, con buona pace di Napolitano e Letta, potrebbe essere appena cominciato.
In questo contesto, prevedere per il commercio più o meno tradizionale un 2014 in controtendenza appare francamente un po’ azzardato: ma naturalmente saremo i primi a rallegrarci, se arriveranno indicatori positivi.
Nel frattempo, però, non sarebbe giusto far finta di niente rispetto ad un tema delicato e ‘imbarazzante’, che tiene banco da qualche giorno in città, e sui social network. Ossia la ‘cacciata’ dei commercianti abusivi dal centro di Alessandria, ad opera in primis del consigliere comunale Emanuele Locci, con il supporto, a livello di interpellanze, anche della Lega Nord.
Diciamoci la verità, anzi due: 1) il fenomeno esiste, ed è dilagante 2) molti di noi a fare la guerra a dei poveracci clandestini avrebbero non pochi sensi di colpa. Per questo di fronte ad iniziative come quelle di Locci ‘il dissacratore’ (e super cattolico: e questo ci chiediamo se non gli provochi dei conflitti di coscienza. Più ‘ultimi’ di quei poveracci che cercano di vendere borse e cinture tarocche chi c’è?) ci gireremmo volentieri dall’altra parte, per parlar d’altro.
Invece no, non sarebbe giusto: è stato Locci stesso in questi giorni ad invocare, su facebook, l’interessamento dei media locali, compresi noi, in forma diretta. Ed eccoci qui, scegliendo anche la forma del dialogo diretto:
Caro Emanuele,
che tu abbia formalmente ragione, dubbi non ce ne sono. E che altri, soprattutto nel centro sinistra, su temi come questo facciano ‘i pesci in barile’ è evidente. Ma sono anche le associazioni di categoria dei commercianti, ci pare, a non cavalcare la battaglia che tu, ma anche il capogruppo Sarti della Lega (ed entrambi certamente in buona fede) state portando avanti.
Naturalmente qui entra in gioco il tema, grande assai più di Alessandria, di cosa significhi accoglienza, e quando la stessa diventi colpevolmente menefreghismo: per cui ‘rifugiato politico’ diventa la facile etichetta da appiccicare sulla schiena a tutti questi poveri (e spesso giovani) disperati, per poi subito dopo lavarsene le mani, e lasciarli nelle mani, inevitabilmente, di organizzazioni criminali.
La politica di immigrazione di questo Paese è vergognosa, e irresponsabile. Negli Stati davvero civili esiste una regolamentazione seria dei flussi migratori, e gli stranieri entrano ‘in piena dignità’ (e non da pària, come qui da noi) nella misura in cui il tessuto economico sociale li può assorbire e, detto brutalmente, ‘ne ha bisogno’. Ora: che Alessandria, o l’Italia, abbiano bisogno di questa miriade di venditori abusivi di borse, scarpe, accendini, fiori, fino alla distribuzione di volantini pubblicitari e poi, in un crescendo di disperazione, allo ‘spaccio’ di sostanze stupefacenti e ad altre attività illecite, è evidentemente falso.
I dati raccontano poi di una inversione di tendenza clamorosa: gli stranieri regolari, quelli che lavorano e si danno da fare (la gran parte, ricordiamocelo sempre), stanno abbandonando l’Italia e tornando a casa loro, o puntando su altre parti d’Europa. Perché è intuitivo, e non serve spiegarlo.
Sugli altri, sugli abusivi ad ogni titolo (la minoranza: anche se comunque tanti), è più che mai necessario che il Governo italiano presenti una proposta credibile e attuabile. E non ci pare lo stia facendo, continuando a ‘ciurlare’ nel manico, e nei fatti a voltarsi dall’altra parte.
Epperò, caro Emanuele, nonostante tu abbia molte ragioni, noi la caccia al pezzente abusivo non l’avremmo fatta. Dacci dei catto comunisti se ti va (ma catto tu lo sei senz’altro più di noi), o degli ipocriti. Ma ‘bastonare’ questi poveracci dal basso serve solo a far sì che cambino città, o forse solo quartiere. E scatena, soprattutto sui social network, gli sfoghi e gli istinti più bassi: lo diciamo sapendo che né tu, né Sarti vi muovete con la logica del tanto peggio tanto meglio, o solo per ‘raccattare’ un po’ di voti dove capita. Però davvero non crediamo che siano i venditori stranieri abusivi a decretare la morte del commercio alessandrino, e italiano: ma cause assai più complesse, di cui la classe politica è peraltro forse corresponsabile.
Detto questo, naturalmente, gli stranieri abusivi (facciamo un patto: non chiamiamoli migranti, che sa di eroe. Ma neanche extracomunitari, che sa di razzista) sono un problema vero, che vendano accendini, che facciano l’elemosina o altro. E sbaglia chi pensa che accoglienza significhi porte aperte per tutti, e poi ognun per sé, e tanti saluti.