«Privatizzare la Rai è un tema ricorrente. Nessun Paese europeo pensa di vendersi il servizio pubblico perché è un cardine della democrazia non sacrificabile. In nessun Paese europeo però ci sono 25 sedi locali: Potenza, Perugia, Catanzaro, Ancona. In Sicilia ce ne sono addirittura due, a Palermo e a Catania, ma anche in Veneto c’è una sede a Venezia e una a Verona, in Trentino Alto Adige una a Trento e una a Bolzano. La Rai di Genova sta dentro a un grattacielo di 12 piani… ma ne occupano a malapena 3. A Cagliari invece l’edificio è fatiscente con problemi di incolumità per i dipendenti. Poi ci sono i centri di produzione che non producono nulla, come quelli di Palermo e Firenze. A cosa servono 25 sedi?»
Milena Gabanelli, Corriere della Sera
A cosa servono 25 sedi Rai, sparse per tutto il territorio nazionale? Quale compito improcrastinabile assolvono? Non so voi, ma io tutta questa rete di informazione così capillarmente distribuita in tutta Italia non riesco proprio ad avvertirla. Non la vedo e non la sento. Non incide, non è presente.
L’equazione “più sedi=più informazione”, che in qualche modo potrebbe giustificare il faraonico impegno, non regge all’urto con la realtà. Un esempio? Provate a pensare a un Tg regionale qualsiasi. Non vi pare un po’ troppo incline a riportare le epiche gesta di politici e padroncini locali, tra inaugurazioni di tratti autostradali, convegni di partito e furti in villette a schiera?
Eppure, di cose da dire nella e sulla nostra Regione ce ne sarebbero… Gli spunti per stuzzicare la generalmente mediocre classe politica piemontese non mancano di certo. Ma forse è ingenuo pensare che il cane voglia mordere la mano di chi lo nutre.
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