Sono le 11 e 30 di mattina, e i bambini del Campanellino, visti tutti insieme (anzi, a piccoli gruppi, ognuno con i propri educatori) mentre giocano e salutano con entusiasmo e curiosità ‘l’incursione’ di un piccolo manipolo di adulti, sono davvero uno spettacolo. “Ma vede che scenario straordinario? Altro che parcheggio, come credono ancora alcuni: i nostri asili nido, a partire dal Campanellino, sono un fiore all’occhiello di tutta la comunità: il primo momento di socialità vera e vissuta dell’individuo, al di fuori dal guscio famigliare”. Maria Teresa Gotta, assessore al Sistema Educativo del comune di Alessandria, ci accompagna in questa visita, e che è stata maestra per tanti anni lo capisci subito dalla competenza con cui coglie particolari e sfumature all’interno della struttura, che al maldestro cronista senza figli sfuggirebbero di sicuro. “Ma per carità”, sorride l’assessore, “non pubblichi più quella mia foto con la forchetta in bocca: guardiamo oltre la questione, davvero sviscerata oltre ogni ragionevole limite, della sperimentazione sul piatto unico nelle mense scolastiche”. Effettivamente, quel tema è stato per settimane al centro della scena mediatica, per ora può bastare così. E, oltretutto, non riguarda gli asili nido (che sono quelli per bambini da 0 a 3 anni), anche perché “a quell’età si va di pappine e affini, il piatto unico è comunque la norma”.
Ma perché, volendo tentare un piccolo viaggio all’interno dell’universo degli asili nido comunali alessandrini, scegliere Il Campanellino di via Santa Maria di Castello, nel cuore del centro storico alessandrino? Perché uguale e diverso ad un tempo, rispetto alle altre strutture gestite da Palazzo Rosso: qui l’attività è (dalla nascita, datata 2007) in mano ad una realtà specializzata esterna, la Bios, cooperativa attiva in diversi settori e che, per rimanere al comparto bimbi, gestisce attualmente anche un micronido a Solero. Ma la collaborazione con la Direzione Servizi alla Persona e alle Politiche Educative del comune di Alessandria è costante, e il coordinamento molto stretto. “Abbiamo 60 posti disponibili – sottolinea la responsabile del Campanellino, Michela Vigna, che in questi mesi sostituisce Elena Zoli (in maternità, ma comunque presente al nostro incontro: “perché ci tenevo, questo è un lavoro che si fa con passione, e per passione”) -, di cui 12 per bambini fino ad un anno di età, e 48 fino ai 3 anni. E i costi delle rette sono gli stessi degli altri asili comunali, calcolati e verificati dalla struttura centrale di Palazzo Rosso, sulla base dei modelli Isee: si va da un minimo di 100 ad un massimo di 500 euro al mese”. Tariffa massima i cui parametri, peraltro (anche per effetto della situazione finanziaria dell’ente comune), vengono raggiunti facilmente quando in famiglia si lavora in due, con redditi anche non elevati: e probabilmente questa è la causa principale della diminuzione piuttosto sensibile delle iscrizioni nelle diverse strutture comunali, a cui Il Campanellino non fa eccezione: “abbiamo ancora – evidenzia la responsabile – 7 posti disponibili su 60. Un trend che ricalca, all’incirca, quello degli altri nido del comune capoluogo. E’ l’assessore Gotta a ricordarceli: “La riorganizzazione di settembre ha funzionato, ora possiamo dirlo senza timore di smentite. Partivamo dalla necessità di confrontarci con risorse limitate, e dall’impossibilità di assumere lavoratori, anche a tempo determinato, dato lo sforamento del patto di stabilità. Ma il fatto di aver, almeno temporaneamente, accorpato alcune strutture, non ci impedisce di coprire in maniera capillare tutto il vasto territorio comunale. Oltre al Campanellino, abbiamo l’Arcobaleno in Spalto Marengo, il Rossini agli Orti, il Trucco al Cristo (a cui abbiamo accorpato il Campi, mentre il Gattamiao era già stato chiuso in precedenza). E poi il Micca in Pista (che ha assorbito il Tonso), e una struttura in Fraschetta, a Spinetta (mentre è stato chiuso il nido di Cascinagrossa)”.
Ma torniamo al Campanellino, e alla sua storia ancora breve, ma qualitativa: quando la giunta Scagni optò, fra il 2005 e il 2006, per la dismissione di una parte della scuola media Cavour, la cooperativa Bios si fece avanti per rilevarla, e si propose come gestore di un nuovo asilo nido, con un’impostazione moderna e innovativa, “ampiamente ispirata al metodo Bruno Munari – sottolinea Michela Vigna – ossia al principio della libertà per il bambino di creare e sperimentare, a partire da un contesto dato, o da un canovaccio. Spaziando dalla musica, alla pittura, ad una prima ‘infarinatura’ di lingue straniere, inglese in particolare”. Il Campanellino aprì i battenti nel settembre del 2007, e basta dare un’occhiata ai bimbi ‘al lavoro’ con i loro educatori (sono 10, più 3 collaboratori per i servizi generali, oltre alla ‘mitica’ cuoca di cui tutti parlano benissimo, e naturalmente la responsabile di struttura) per capire che armonia, divertimento e apprendimento al Campanellino sembrano davvero procedere di pari passo, in un bel mix armonico. In cui, peraltro, un elemento essenziale è il coinvolgimento attivo e fattivo dei genitori: “Ci sono determinati progetti – spiega la responsabile – che vedono il coinvolgimento diretto delle mamme, e dei papà, che vengono qui e ‘lavorano’ con i loro bambini, e imparano a conoscerli anche in un contesto di socialità extra famigliare. E’ quel che è successo, ad esempio, nell’allestimento dell’albero di Natale, ma occasioni simili si ripetono più volte nel corso dei mesi. E alla fine dell’anno prepariamo album cartacei con le attività dei bambini, che consegniamo ad ogni famiglia. E anche un video finale collettivo, in genere molto apprezzato”.
E la mensa? Qui c’è una delle differenze fondamentali tra il Campanellino e gli asili a diretta gestione comunale: “qui abbiamo la mensa interna, con la nostra cuoca che la gestisce direttamente, esattamente come succedeva negli asili di un tempo”, evidenzia Michela Vigna. Mentre l’assessore Gotta ribadisce: “Purtroppo per ragioni di costi legati alla situazione finanziaria dell’ente altrove non abbiamo avuto scelta: non c’era la minima possibilità di rinnovare contratti anche a tempo determinato, e abbiamo affidato il servizio ad Aristor, che gestisce tutte le mense scolastiche di ogni ordine e grado”.
Altro aspetto essenziale del Campanellino è l’integrazione tra bambini (e genitori) di diverse nazionalità. Anche se, a veder giocare e scherzare tra loro bambini così piccoli, magari con colori della pelle differenti, viene da pensare che per loro sia improprio parlare persino di integrazione: nel senso che si tratta di rapporti così naturali, da non percepire davvero nessun tipo di differenza. “Qui da noi – ribadisce la responsabile del nido – la percentuale di bambini stranieri quest’anno supera il 50%, e del resto ci troviamo in un quartiere dove la presenza di adulti non italiani è più elevata della media. Ma, davvero, questa è quasi sempre un’opportunità, e non un ostacolo”. Sul tema l’assessore Gotta ha un punto di vista preciso: “vedere i figli che crescono insieme, da veri amici, favorisce certamente la socializzazione e l’integrazione anche degli adulti: ecco il classico caso, insomma, in cui per fortuna i grandi imparano dai piccoli!”.
Maria Teresa Gotta torna per qualche istante maestra, e anche nonna, e sottolinea: “capisco le difficoltà economiche di molte famiglie, e il fatto che per alcuni il nido sia diventato un onere importante, in tempi di crisi. E come amministrazione dobbiamo davvero fare il possibile per alleggerire, prima possibile, le tariffe. Perché questo davvero non è un parcheggio, o un’esperienza marginale. E’ la prima, vera palestra di confronto e socialità dell’individuo, e credo che i comuni, compreso il nostro, debbano investirci sempre più risorse, e intelligenze. Nel contempo procedendo, come stiamo cercando di fare noi ad Alessandria, alla progressiva statalizzazione delle scuole dell’infanzia (che sono quelle per bambini da 3 a 6 anni di età, ndr). In quel caso è giustissimo ‘saldare’ il più possibile il percorso al passo successivo, che è quello della scuola primaria”.
Prima di congedarci, c’è il tempo per far emergere un’ultima, importantissima informazione ‘di servizio’: in occasione delle vacanze di Natale non solo il Campanellino non chiude, ma dal 23 dicembre al 6 gennaio ‘ospita’ (festivi esclusi, naturalmente) anche i bambini delle strutture comunali, “naturalmente con opportuna prenotazione, e dando precedenza assoluta ai figli con genitori che lavorano. E’ un servizio che offriamo anche d’estate, e che sempre più famiglie mostrano di apprezzare”.
Ettore Grassano