Lo incontriamo in azienda, sottraendolo temporaneamente ai suoi impegni imprenditoriali nel settore delle telecomunicazioni. Ma passano pochi minuti, e già una telefonata sullo scuolabus lo riporta alle sue responsabilità di sindaco. “E’ impegnativo fare l’amministratore pubblico, e al contempo avere un lavoro che ti porta sempre in giro per la regione, e in cui non puoi certo risparmiarti: ma va bene così. Certo, poi uno si spiega come mai molto spesso i politici locali in passato facevano i dipendenti pubblici”. Mica solo in passato, a dire il vero: ma Simone Bigotti, giovane sindaco ‘renziano’ di Borgoratto, ha già imparato ad essere diplomatico quel tanto che basta, e a dire le cose come vanno dette, ma senza infierire. Ora, poi, che dopo il trionfo alle primarie di domenica scorsa Renzi sta prendendo le redini del Partito Democratico, la sfida del rinnovamento dovrebbe partire davvero, e sarà importante portarla avanti senza troppi tentennamenti, ma anche senza fare ‘morti e feriti”. Ascoltiamo allora ‘in presa diretta’ il punto di vista di un giovane sindaco di paese che, nonostante le non poche difficoltà con cui gli amministratori locali si stanno confrontando, non ha dubbi: “Non è vero che tutto è destinato ad andar male: dipende solo da noi, e in particolare da quanto il governo Letta saprà in questi mesi cambiare davvero passo, nella direzione delle riforme: valorizzazione degli enti locali compresa, anzi in prima fila. Se così non fosse, meglio tornare quanto prima alle urne”.
Sindaco Bigotti, scorrendo la sua biografia, si scopre che ha cominciato a fare l’amministratore pubblico quando portava ancora i pantaloni corti….
(sorride, ndr) Non proprio, ma quasi. Sono entrato in consiglio comunale al mio paese, Borgoratto naturalmente, che avevo vent’anni. E mi sono fatto qualche anno di opposizione, per poi passare in maggioranza alle elezioni successive. Sono stato anche vicesindaco, e ad un certo punto, nel 2010, il gruppo/lista civica a cui appartenevo e appartengo mi ha proposto di candidarmi come sindaco, e i cittadini ci hanno premiati. Naturalmente parliamo di un paese di 620 abitanti, in cui in genere si presentano al voto liste civiche in cui dare precise connotazioni politiche, o addirittura partitiche, sarebbe fuorviante: io non sono neppure certo, per dire, che tutti i miei assessori e consiglieri di maggioranza siano di centro sinistra, e poco mi importa. Ciò che conta è che condividiamo e portiamo avanti un progetto a favore di Borgoratto e della sua comunità.
Lei, però, è un renziano convinto…
Assolutamente sì, e mi auguro che la straordinaria affermazione alle primarie del Pd di domenica scorsa sia il primo passo verso un cambiamento vero, e molto rapido, del Paese nel suo complesso: a partire dalle regole, e da una nuova forte attenzione per gli enti locali. Per arrivare anche ad un rapido rinnovamento della classe politica, a tutti i livelli. Oggi esiste uno ‘scollamento’ tra chi ha in mano il potere politico vero e i cittadini che non può non preoccupare.
Uno degli ‘scogli’ su cui Renzi potrebbe facilmente incagliarsi, a sinistra, è proprio un nuovo approccio nei confronti della ‘macchina’ e della spesa pubblica. Enti locali compresi…
Credo che, al punto in cui siamo, non ci sia davvero più tempo di fare accademia: che in molti enti pubblici, statali ma anche locali, ci sia un esubero di personale, e soprattutto un suo sottoutilizzo, o utilizzo inutile, mi pare evidente. Pensiamo a quanti addetti ci sono in Regione, in Provincia, nei comuni maggiori. Poi la gente si guarda attorno, e vede che non ci sono cantonieri a pulire i fossi e i cimiteri, mentre gli uffici amministrativi ‘traboccano’ di personale non proprio super produttivo. E’ un andazzo che deve finire: ma finire davvero. E anche i sindacati speriamo lo capiscano, o faranno solo danno ai lavoratori.
Le Province quindi vanno abolite?
Ecco, io su questo ho un’opinione diversa. In Italia abbiamo il vizio di tagliare ciò che non funziona, anziché provare a farlo funzionare. Un ente intermedio tra lo Stato e i tantissimi piccoli comuni del nostro territorio credo sia assolutamente indispensabile: e che eliminando le Province si possa arrivare ad un risparmio significativo mi pare escluso da tutti gli studi analitici sul tema: certo, a meno di non licenziare chi ci lavora, e chiudere le sedi. Ma quella sì che sarebbe macelleria sociale. In più, mi pare gli sprechi oggi siano assai più individuabili a livello regionale che provinciale. Insomma, l’inefficienza della pubblica amministrazione non si risolve cancellando d’ufficio il suo tassello più debole, ma mettendo mano all’impianto complessivo della macchina pubblica.
E i piccoli comuni, sindaco Bigotti? A che punto è la loro riforma, e cosa succederà: unioni o convenzioni? Le realtà sotto i 5 mila abitanti saranno accorpate?
E chi lo sa? Per ora si procede di proroga in proroga, nell’incertezza totale, non solo sul futuro, ma anche sul fronte delle imposte e del costo dei servizi: penso ai cambiamenti continui sul fronte della tassa sulla casa, e dei rifiuti, che nelle piccolissime amministrazioni generano problemi enormi. Ma facciamo chiarezza: le convenzioni tra comuni per gestire in maniera unitaria, e ottimizzata dal punto di vista dei costi, una serie di servizi (condividendo anche il costo dei dipendenti), è già realtà, e noi a Borgoratto le applichiamo da tempo, lavorando in partnership con i comuni confinanti. Quel che non mi convince assolutamente è l’idea di eliminare i piccoli comuni, ‘inglobandoli’ in realtà più grandi. Penso sempre a noi: se diventassimo parte del comune di Castellazzo Bormida, per dire, siamo certi che i costi per i cittadini si abbasserebbero? Temo che succederebbe il contrario: e che, in parallelo, si allenterebbe molto il senso di comunità, e il coinvolgimento dei volontari. E oggi un piccolo comune funziona bene soprattutto per questo: perché i suoi amministratori sono gli stessi abitanti, in sostanza volontari, o con piccolissimi rimborsi spese.
Proviamo a raccontare come funziona il comune di Borgoratto, da questo punto di vista?
Volentieri: il comune è amministrato da un sindaco, e 12 consiglieri, 4 dei quali sono anche assessori. Il sottoscritto, come sindaco, percepisce un compenso di 800 euro lordi al mese, ossia circa 500 netti, 12 mensilità. Con un impegno flessibile ma totale, e senza orari. I consiglieri hanno gettoni da 150 euro l’anno più o meno, i consiglieri da 50, e spesso li devolvono anche. E stiamo parlando di persone che, ognuno in base alle proprie disponibilità di tempo, non si tirano mai indietro: che si tratti di spalare la neve, di allestire l’albero di Natale più alto della provincia, o di fare volontariato di altro tipo. E abbiamo una struttura costituita da 2 impiegati fissi, più una serie di altre figure, dal segretario comunale al responsabile dell’ufficio tecnico, in condivisione con altri comuni, o in libera professione. E, giova ricordarlo, un bilancio sano: abbiamo chiuso il 2012 senza debiti di sorta, e con un avanzo di amministrazione di 46 mila euro.
Che a causa del patto di stabilità non potete usare?
No, grazie al cielo il patto di stabilità si applica solo per i comuni al di sopra dei 1.000 abitanti. E speriamo sia rivisto al più presto, perché così come è ora è una follia. Diciamo che noi, a Borgoratto, cerchiamo di affrontare solo le spese che ci possiamo permettere, con una gestione da famiglia parsimoniosa.
Eppure in questi anni il comune risulta averne promossi di progetti…
Non starebbe a me sottolinearlo, ma credo davvero che Borgoratto sia parecchio migliorato, in questi anni. Andiamo orgogliosi, in particolare, dei risultati sul fronte del risparmio energetico: tutti gli edifici pubblici (dal municipio alle scuole, all’illuminazione a led nelle strade) sono energeticamente autonomi, nel senso che produciamo 55kw tramite il fotovoltaico. E abbiamo in progetto nuove migliorìe, ossia pensiamo di ristrutturare diversi edifici, e di dotarli di un moderno ‘cappotto termico’.
E la spazzatura?
Lì purtroppo il comune è obbligato a fare da esattore, e nulla più, in una partita di giro tra i cittadini e il Consorzio di Bacino. E siamo noi che riceviamo i giusti rimbrotti di cittadini, a fronte di costi del servizio in costante aumento. Spendiamo, come comune, 98 mila euro per smaltire i nostri rifiuti, e ben comprendo che molti lo considerino un costo eccessivo. Il punto è che, anche in quel comparto, la logica di crescere, di affidarsi a soggetti via via più grandi, va costantemente di pari passo con l’aumento delle tariffe. Vedremo cosa ci attende con i nuovi ambiti territoriali, ma è lecito, per noi piccolissimi comuni, rimanere scettici e diffidenti.
Ma adesso c’è Renzi, sindaco Bigotti….
Per fortuna sì: speriamo che sia solo il primo passo, e di riuscire ora, come Pd, a definire priorità concrete su cui il governo Letta possa mettersi immediatamente al lavoro. In caso contrario, meglio sarebbe andare subito al voto: non è più il momento di ‘tirare a campare’.
Ettore Grassano