Per Tonetto addio definitivo al Derthona? [Calcio a colori]

Rivolidi Spider Jerusalem

«Questa contestazione continua, questo malumore che serpeggia a Tortona ha stancato me e il DG Balsamo: sono disposto a cedere la società a chiunque si presenti senza chiedere un euro ed anzi mi offro come sponsor da qui a fine stagione per una cifra consistente. Abbiamo dilazionato ulteriormente il debito con Equitalia riuscendo a renderlo equivalente ad un giocatore di livello: ora tocca a qualcun altro prendere il Derthona ma voglio si sappia che non mi farò più gli scrupoli che mi facevo prima. Il mio ciclo è finito, ma lascio con la coscienza pulita e con la seconda matricola più vecchia in Piemonte dopo la Juventus: se fallimento sarà, sarà colpa di qualcun altro e per i debiti di qualcun altro.»

Queste le parole, riportate ormai praticamente da tutti i giornali locali con le quali Flavio Tonetto sembrerebbe annunciare in settimana il suo disimpegno definitivo dal Derthona; ci sono molte cordate interessate alla storica società tortonese – la più curiosa delle quali è capitanata dall’ex allenatore Roberto Scarnecchia, dimessosi ma evidentemente colpito da mal d’Ossona – ed è probabile che alla fine sia una di queste a vincere il piatto facendo all-in. Quello che però pende sull’altro piatto della bilancia è che questa è la diciottesima volta che Tonetto annuncia il suo disimpegno dal Derthona con il risultato di sembrare un Lemming malato di Alzheimer e stavolta echeggiavano ancora fra le mura le sue bellicose intenzioni di poche settimane fa, poi rientrate.

Chi scrive ha ancora in mente tutte e diciassette le precedenti conferenze stampa, e in una ideale classifica non so se mettere al primo posto quella al rientro dalla trasferta a Cuneo la cui descrizione inaugurò questa rubrica, quella lo scorso anno la domenica della salvezza matematica lo scorso anno che dipinse sui tifosi una faccia che avevo visto solo quando ci toccò chiamare sul cellulare Nicola che era partito a festeggiare la vittoria agli Europei del 2000 con caroselli in macchina quando mancavano solo due minuti alla fine e si convinse che non stavamo scherzando solo perchè realizzò di essere solo per strada, quella dove commisero l’errore mortale di toccargli la moglie, quella dove commisero l’errore altrettanto mortale di togliergli lo stadio per affidarlo al Villalvernia,  quella dedicata alla memoria del padre, quella causata dalle contestazioni al figlio, quella dove il messaggio di lasciare gli era stato comunicato in nottata dallo Spirito Santo.

L’ultima, lo so, è una mia invenzione ma non so quanto scommetterei che prima o poi non si sarebbe arrivati anche a quello, fosse solo per completezza. Ho vissuto i primi due anni della gestione Tonetto molto da vicino, come addetto stampa per la società e fortunatamente la memoria selettiva mi ricorda solo i momenti belli come il 3-0 all’Acqui in diretta TV con Sergio vestito da leone e non quelli brutti; uno su tutti il pareggio che valse la salvezza l’anno di Falsettini-Lombardo-Melchiori e una foto spettacolare con il buon Stefano lanciato in aria dai suoi giocatori sul prato assolato di Rivoli dopo due traverse al 90′ e 92′ degli avversari che avrebbero condannato i leoncelli ai playout. Se si chiuderà davvero qui tutto, grazie lo stesso.