“Dai, meno male che adesso arrivano i Forconi, e sistemano loro le cose”, ci ha detto l’altro giorno un conoscente in strada, con ironia. Mentre un’altra giovane amica ci chiama dalla Liguria: “senti, tu che sei giornalista ne sai mica qualcosa di più: lunedì mattina ho paura di restare bloccata”.
C’è non poca attesa su quel che questo Movimento 9 dicembre, o dei Forconi, o come altro decideranno di chiamarsi, può combinare in tutta Italia, e anche a casa nostra. Ma, francamente, più che i timori di nuovo fascismo segnalati dall’Anpi Piemonte, tra la gente sembra prevalga il fastidio/timore che la protesta, più o meno variopinta e casinara, possa essere d’ostacolo agli impegni che ognuno di noi ha in agenda per oggi, e per la settimana. Vedremo, naturalmente.
Nei giorni scorsi abbiamo letto di riunioni alessandrine piuttosto partecipate, con leadership di protesta peraltro non nuovissime, e neanche sempre ad elevata credibilità.
Ma, di fronte ad un fenomeno sconosciuto, non si può che osservare, per cercare di capire.
Chi sono costoro, e cosa vogliono?
Tutto muove dalla Sicilia, e dal mondo dell’autotrasporto, con tanto di avviso agli italiani: fate provviste, perché sarà una battaglia seria, e gli scaffali dei supermercati presto saranno vuoti.
Seguono, nel volantino diffuso in rete, proclami rivoluzionari un po’ vaghi (“proseguiremo finché non li avremo mandati tutti a casa”), nel nome di Sandro Pertini, che ormai per tutti è il simbolo della politica pulita, e da tempo defunta.
Alla protesta, naturalmente, si agganceranno figure di varia umanità: dai disoccupati agli studenti, dai commercianti ambulanti e no, a qualche sigla della destra extraparlamentare: da cui ‘l’allarme son fascisti’, un po’ tagliato con l’accetta.
Insomma, a noi sembra un altro sintomo di malessere, un ulteriore attacco di febbre, vedremo quanto intensa. Ma la malattia sta altrove, nel corpaccione moribondo di questo Paese, e di questo Stato. Vedremo quanto curabile, e riformabile.
E. G.