Come era prevedibile e da noi previsto, il Ministero degli Interni ha rimandato al mittente, cioè il Comune di Alessandria, l’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato votato dalla maggioranza che governa la città, in data 15 Ottobre.
Tale comunicazione, datata 22 Novembre 2013, guarda caso viene resa nota ai consiglieri comunali soltanto il 2 Dicembre 2013.
Cosa alquanto strana e bizzarra dal momento che chi siede in consiglio e rappresenta il voto espresso dagli elettori, cittadini che stanno subendo e subiranno per molto tempo ancora le conseguenze di una precipitosa e quanto mai improvvida dichiarazione di dissesto, dovrebbero essere tra i primi ad avere informazioni di tale rilievo.
Nulla di tutto questo, anzi nella Commissione Bilancio del 5 Dicembre l’Assessore Ferraris dichiara che nessuna comunicazione al riguardo era giunta in quanto non erano state rilevate caratteristiche di straordinarietà inerenti l’argomento.
Ovvio, secondo l’Assessore e l’Amministrazione di cui fa parte, il fatto che la città vada incontro al baratro non è una situazione di particolare straordinarietà. Resta il fatto che la missiva del Ministero è chiarissima e ribadisce, se fosse ancora necessario, il fatto che i famosi 32.988.225 euro per i quali il Comune chiese l’insinuazione nella massa passiva sono un credito riconosciuto dall’Organismo Straordinario di liquidazione e quindi, se sotto questo punto di vista, tale procedimento può considerarsi legittimo dall’altro la registrazione contabile di tale cifra” non deve interessare il bilancio di competenza né influire sugli equilibri finanziari complessivi”.
Quello che noi sosteniamo da tempo: il problema non è infatti l’insinuazione, che è legittima, ma come tale cifra sia stata inserita a bilancio, come e dove è stata iscritta. Quindi noi continuiamo a sostenere che il bilancio “instabilmente “riequilibrato è” farlocco”, non veritiero.
La stessa lettera ministeriale inoltre, facendo riferimento al comma 1 dell’art. 259 aggiunto al comma 12 art.1 del decreto legge 31 Ottobre 2013 n.126 ribadisce il fatto che gli enti locali con popolazione superiore ai 60.000 abitanti possono raggiungere l’equilibrio di bilancio entro 3 anni, ovviamente razionalizzando tutti gli organismi e le società partecipate e riducendo il costo dei servizi. Cosa vuol dire questo e quali le conseguenze: tagliare i posti di lavoro? Fare a pezzi mandando a ramengo le partecipate? Inserire il piatto unico tutti i giorni nelle scuole d’infanzia? Attendiamo, una risposta chiara, onesta e non” vaga”, consuetudine, ahimè di questa Amministrazione. Il decreto legge verrà convertito entro il 30 dicembre 2013 e con questa situazione politica nazionale in continua evoluzione tale possibilità non è per nulla scontata, ci risulta che il Sindaco al momento in cui il decreto, che di fatto prolungava l’agonia della città, venne promulgato scoppiò in lacrime dalla commozione.
Bene, pur comprendendo lo stato d’animo del primo cittadino, lacrime di questo tipo le abbiamo già viste sul viso di uno dei peggiori ministri che questa Repubblica abbia mai avuto, Elsa Fornero, nel momento in cui varava una disgraziata riforma delle pensioni e creava l’imbarazzante questione degli esodati. Speriamo non siano le stesse lacrime. Ma ecco che dal comunicato stampa datato 5 Dicembre il Sindaco, evidentemente travolta, in questo caso da un’ondata di ottimismo, arriva a dichiarare che non si avvarrà della legge salva enti (comma 1 ter art.259) dichiarandosi convinta dell’impostazione data al bilancio “instabilmente” riequilibrato e delle cifre in esso contenute, senza cambiare una virgola in attesa del parere della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali. Un atteggiamento di sfida nei confronti del Ministero che potrebbe avere conseguenze gravi ed imprevedibili per la città.
Roberto Sarti
Capogruppo Lega Nord comune di Alessandria