Roberto Cresta: “Al Volta il legame con le imprese è sempre più forte: e il mercato risponde!”

Cresta RobertoC’è un istituto scolastico superiore, ad Alessandria, che il rapporto con il mondo delle imprese lo coltiva nel proprio dna, e sta provando a consolidarlo e svilupparlo ogni anno di più, proprio per rispondere con i fatti alla crisi che morde. E che qui, peraltro, si fa sentire meno che altrove perché, come ricorda il preside Roberto Cresta, “ad un anno dal diploma, almeno l’80% degli studenti del Volta che scelgono di puntare direttamente al mondo del lavoro, trovano un’occupazione stabile e adeguata”. Incontriamo il professor Cresta nel suo grande ufficio al primo piano dell’Itis Volta, in Spalto Marengo.
Una struttura che tutti gli alessandrini conoscono, anche quelli che non ci sono mai entrati, se non altro per l’aereo (un F-86 K) che dai primi anni Settanta del secolo scorso fa bella mostra di sé nel cortile antistante l’istituto. Il Volta è, con i suoi circa 750 studenti (e 4 diversificati percorsi sul fronte dei periti, più il liceo scientifico per le scienze applicate), uno dei punti di riferimento della formazione scolastica non solo cittadina, ma provinciale. E che, proprio nei giorni scorsi (sabato 30 novembre) ha celebrato il proprio open day annuale, spalancando le porte agli studenti delle medie e ai loro genitori, interessati a documentarsi sull’offerta scolastica e formativa, tra corsi, laboratori e attrezzature all’avanguardia. Focalizziamo la conversazione con il preside Cresta proprio sul fronte del rapporto con il mondo del lavoro, per capire come concretamente oggi i ragazzi si preparano ad interagire con un mercato certo difficile, ma non privo di opportunità. Come sottolinea il preside, “si fa forse troppo poco per segnalare a studenti e famiglie quali sono le opportunità reali del tessuto economico, e quindi a cosa si va incontro scegliendo un certo tipo di percorso, e di formazione. La fatalità conta poco, e comunque sicuramente assai meno della capacità di programmazione”.

Signor preside, com’è il mondo del lavoro locale visto dal suo osservatorio diVolta  istituto tecnico industriale da sempre ‘prossimo’ al mondo dell’impresa?
Ha luci e ombre, certamente. Ma se le dicessi che va tutto male mentirei. Anzi, come abbiamo ribadito anche sabato scorso ai ragazzi delle medie che hanno affollato il nostro ‘open day’, il Volta mantiene con il mondo del lavoro, e dell’industria del territorio, un rapporto saldo, come una sorta di cordone ombelicale. E attenzione, quando parlo di territorio mi riferisco non solo a tutta la provincia di Alessandria, ma anche ad aree non marginali delle province di Asti, Pavia e Piacenza, che sono per i nostri ragazzi uno sbocco professionale stabile.

Volta internoInsomma, è ancora valida la vecchia regola, per cui usciti dall’istituto tecnico industriale si trova lavoro, mentre se si fa il liceo bisogna poi per forza andare all’università?
Le fornisco qualche dato, credo significativo. Ogni anno da noi si diplomano più o meno 150 ragazzi: di questi, quelli che prendono la maturità scientifica si iscrivono quasi tutti all’università. I periti, invece, scelgono di puntare direttamente sul mondo del lavoro in almeno il 50% dei casi, con percentuale in aumento negli ultimi anni. Ebbene, almeno l’80% di chi cerca lavoro lo trova, e anche piuttosto rapidamente, al massimo entro sei mesi dal diploma. E trova in genere un lavoro adeguato rispetto al tipo di formazione scolastica, a ciò che ha studiato insomma.

Questo significa che i ragazzi di 14 anni dovrebbero iscriversi di più agli istituti tecnico industriali, e meno ai licei?
No, questo significa che dobbiamo dare ai ragazzi di 13-14 anni, e alle loro famiglie, informazioni il più possibile chiare e trasparenti sulla realtà del Paese, e del nostro territorio in particolare. Poi è giusto che ognuno segua le proprie inclinazioni, e faccia le proprie scelte: purché appunto siano scelte consapevoli e informate.

Preside Cresta, l’Itis Volta è stato il primo istituto di scuola superiore in provinciaVolta laboratorio 3 ad aderire al progetto CTS, al fianco di Confindustria Alessandria. Di cosa si tratta?
Premetto che in realtà gli stage aziendali, per il nostro istituto, sono un percorso consolidato da una decina d’anni, e che ha sempre dato ottimi frutti, consentendo ai ragazzi dell’ultimo anno dell’Itis di confrontarsi in maniera diretta con il mondo del lavoro. Ma CTS, che sta per Comitato Tecnico Scientifico, è certamente un progetto più ampio e ambizioso, partito come idea nel 2011, a seguito dell’entrata in vigore della Riforma Gelmini, e diventato operativo nel febbraio 2012. In sostanza, la leggendo la legge mi accorsi che si parlava della possibilità (non obbligo: attenzione) di istituire appunto i CTS, in collaborazione tra istituti scolastici, rappresentanze imprenditoriali  e enti locali. In parallelo, la stessa idea venne anche a Pietro Gemma, all’epoca presidente dei Giovani di Confindustria (oggi in quel ruolo c’è Manuel Alfonso, ndr), e  in qualche mese fummo pronti a partire, coinvolgendo anche la Provincia di Alessandria.

Volta laboratorio 4Concretamente, cosa avete fatto finora, e cosa farete?
Siamo partiti con una programmazione triennale, e si sta concludendo il secondo anno di attività. I fronti di attività di formazione sono stati, e sono, tre: 1) la didattica, e specialmente l’inglese e l’informatica, con la possibilità di seguire una serie di corsi aggiuntivi, di specializzazione 2) la formazione del personale docente, soprattutto sul fronte della conoscenza del mondo impresa 3) il potenziamento di 2-3 laboratori scolastici particolarmente strategici. Accanto a ciò, naturalmente, c’è il filone del rapporto diretto tra studenti e imprese, che è evoluto: il coinvolgimento è stato esteso ai ragazzi degli ultimi tre anni, e del corso del liceo scientifico. Ma, soprattutto, non si parla più di semplice stage indidividuale, ma di metodologia scuola/lavoro. E il salto, concettuale e metodologico, non è da poco: c’è il coinvolgimento dell’intero gruppo/classe, e dei docenti, e una valutazione costante e interattiva del percorso. Un’esperienza davvero qualificante, per tutti.

Ma chi paga?
Capitolo delicato. Finora le risorse, ossia circa 50 mila euro per il biennio 2012-2013, sono arrivate dal Consorzio Alessandrino per lo Sviluppo della Cultura Scientifica e Tecnologica. L’ottima notizia, proprio di questi giorni, è che sono state individuate le risorse per finanziare anche buona parte delle attività del 2014, e in itinere sarà deciso il compimento del finanziamento complessivo.

I docenti come hanno reagito a queste novità? Retorica vuole che spesso siano refrattari al cambiamento….
Per fortuna non è questo il caso, naturalmente con qualche eccezione. Direi che all’inizio c’è stato un cauto interesse, ma solo raramente indifferenza. Via via l’atteggiamento si è fatto più coinvolto e proattivo, se vogliamo usare questo aggettivo. Credo che quasi tutti si rendano conto della portata innovativa del progetto, e siano lieti di farne parte.

Preside Cresta, come facciamo a congedarci senza una domanda sull’aereo che staVolta esterno in cortile? Non tutti ne conoscono la storia…
(sorride, ndr). Raccontiamola allora: si tratta di un F-86 K in servizio all‘Aeronautica Militare Italiana dal 1955 al 1973; quando cessò l’operatività e fu dismesso l’allora preside del Volta, ingegner Aldo Della Valle, fece richiesta all’Aeronautica Militare Italiana, che lo consegnò all‘Istituto il 18 maggio 1976, in quanto il Volta era uno dei pochissimi ITIS con l’ indirizzo di specializzazione in Costruzioni Aeronautiche. In via del tutto eccezionale fu consegnato anche il motore dell’aereo; il motore è conservato, e studiato, nei laboratori, e si tratta del turbogetto General Electric J-47GE17B completo di post bruciatore.
L’ F-86 K era un aereo da caccia (F sta per Fighter) e venne prodotto a Torino dalla FIAT su licenza North American Aviation nel quadro del programma MDAP (Mutual Defense Assistance Program); fu il primo aereo italiano dotato di radar e di dispositivi elettronici allora all’avanguardia, che consentivano con una certa autonomia la “guida caccia” da terra.

Ettore Grassano