Fallimento AMIU: una disgrazia? Forse no!

Traverso Maurodi Mauro Traverso

La notizia che la Corte di Appello ha accolto il ricorso presentato contro il Decreto emesso dal Tribunale di Alessandria di non fallibilità di AMIU, quale azienda pubblica assimilabile a un Ente pubblico e perciò non fallibile, ora considerata invece azienda che svolge attività commerciale è giunta martedì sera. Non si conoscono ancora la portata della decisione e le motivazioni. Proviamo comunque a fare alcune modeste riflessioni su cosa potrà accadere.

La Corte dovrebbe aver rinviato al Tribunale di Alessandria la decisione di accogliere l’istanza di fallimento (credo in una composizione di giudici diversi da chi si era espresso in senso contrario), con la conseguente nomina del Giudice delegato e del Curatore.

La decisione, inoltre, mi sembra, indichi al Tribunale di esercitare una continuità dei servizi aziendali al fine di conservare il patrimonio aziendale.

Ora si deve attendere la nuova decisione del Tribunale di Alessandria secondo le indicazioni della Corte d’Appello.

Che cosa cambia per il comune? Credo che la decisione di appellarsi contro il diniego di fallimento derivi dal timore di essere chiamati, come comune, a rispondere direttamente dei debiti di AMIU nei confronti dei creditori. Ciò dovuto al fatto che AMIU poteva essere considerata una sorta di Ente pubblico quale “longa manus” (in senso positivo) attraverso la quale il comune svolgeva le proprie attività e servizi.

Il fallimento evita questo pericolo potenziale poiché delle proprie obbligazioni risponde l’azienda col suo patrimonio.

D’altra parte l’idea di trasferire i dipendenti da Amiu ad Aral (azienda di smaltimento che gestisce le discariche) previo licenziamento e riassunzione, se proprio non viene meno certamente si blocca e diventa impossibile che avvenga in tal modo. Infatti, l’AMIU fallita è amministrata dal Tribunale, Giudice delegato e curatore, il comune non ha più potere.

Saranno gli Organi Giudiziari di procedura a decidere se e a chi cedere l’azienda o un suo singolo ramo.  Su questo punto al 99% il ramo combacia con tutta l’azienda: la raccolta rifiuti, salvo che non si ritenga, se ancora esista, la cura del verde, un altro ramo. Mi risulta che tale contratto tra comune a AMIU non sia più stato rinnovato.

Pertanto, l’azienda è fallita per mancanza di liquidità e non per scarsità di lavoro, potrà continuare l’attività in forza del contratto di servizio con i comuni sulla raccolta dei rifiuti e pulizia strade il cui onere è coperto al 100% dalla tassa sui rifiuti  che i comuni devono incassare e nei fatti trasferire all’AMIU.

La continuità aziendale è così possibile e garantita da una sorta di “appalto” certo e da introiti sicuri, comunque dovuti dai comuni consorziati.

Queste brevi e modeste considerazioni sulla base delle notizie oggi disponibili, appena sarà possibile leggere la nuova decisione, si potranno avere ulteriori notizie.