E’ un’arte ‘filosofica’ quella di Dante Angeleri, l’artista tortonese scomparso nel 2008, celebrato in questi giorni e fino al 6 gennaio in una grande mostra antologica, intitolata Materia, Vita e Forma, che ripercorre tutte le fasi della sua carriera artistica, curata dal Prof. Mauro Galli ed avente luogo a Palazzo Guidobono, in Tortona.
Dante Angeleri, nato ad Addis Abeba nel 1942 e trasferitosi quasi subito con la famiglia nella cittadina piemontese, dopo gli studi magistrali inizia ad interessarsi all’arte frequentando lo studio dello scultore Giancarlo Marchese, dal quale viene fortemente ispirato ed indirizzato all’amore per la materia. Figura eclettica di poeta, scrittore, pittore, scultore, Dante si iscrive poi all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Fin dagli inizi del suo percorso artistico, egli si muove su due fronti: uno rivolto allo Spazialismo (movimento artistico fondato nel 1947 da Lucio Fontana che afferma l’importanza di un nuovo modo di concepire lo spazio e proclama l’abbandono della pittura da cavalletto) come ad esempio nell’opera ‘Intreccio’ dove si esprime con una serie di linee, piani e volumi dinamicamente articolati; l’altro è l’ attrazione per visioni ed atmosfere misteriose, di origine metafisico-surrealista come nell’opera ‘Mosaico’.
La sua è quindi inizialmente e fondamentalmente una ricerca rivolta ad una congiunzione tra Spazialismo e Surrealismo. L’artista, per Angeleri, è colui che deve esprimersi attraverso la materia, la forma, con particolare enfasi su quanto di vita, di impulso, di energia vi è al suo interno: deve quindi indagare ed esprimere anche ciò che non si vede e non è percepibile razionalmente. La sua ricerca, pur passando attraverso varie e distinte fasi ed ispirazioni, resta comunque rivolta al rapporto tra forma e vita e condizionata dall’ attrazione per lo spazialismo, scendendo così fino alle particelle invisibili della materia nel tentativo di afferrare la tensione, l’impulso interno che le dà forma.
Angeleri non dipinge mai stati fermi, ma processi,un divenire dove la materia si trasforma e prende vita.
Il ‘periodo bianco’ è, ad esempio, caratterizzato dall’approdo alla pittura astratta che cerca di mantenere unità tra la parte geometrica e quella vitalistica, biomorfa.
A metà degli anni Settanta la pittura di Angeleri subisce uno slittamento in direzione delle poetiche informali, ricche di nuovi cromatismi e segni, caratterizzata dalla modalità istintiva di rappresentarli ed applicarli sulla tela, come il dripping o la tache.. Con queste opere ‘il colore diventa musicale, sensibile ed il dipinto libero e senza scopo’, come diceva lo stesso autore. Anche in questo periodo le astrazioni di Angeleri vogliono sempre preservare il rapporto con la natura, in quanto si sentiva erede della tradizione classica mediterranea.
Dopo questa fase è suggestionato dalle poesie del senegalese Leopold Senghor, in particolare dalle Elegie. In questi versi incontra una cultura primitiva, spontanea, conservatrice di tesori spirituali e di un mondo perduto che tenta di tradurre in alcune opere dove egli esprime l’abbandono alle forze vitali ed ai ritmi ancestrali della natura. L’insaziabile curiosità intellettuale, insieme all’esigenza di ricerca spirituale, spingono l’artista ad affrontare le filosofie orientali taoiste. Sono infatti degli anni Novanta alcune opere direttamente ispirate a nuclei fondamentali del ‘taoismo’ o pensiero ‘zen’. L’artista fa proprie le lezioni di ritorno alla semplicità e alla spontaneità dell’espressione, ad uno sguardo puro sulle cose, ed in particolare fa sua l’esigenza di ricerca dell’essenziale, da raggiungere attraverso la spogliazione del superfluo.
Lo si percepisce dalla tensione estetica diretta ad un prosciugamento minimalista dell’immagine, tipica delle opere dell’ultimo periodo.
Importante ed interessante da approfondire, nella poetica di Dante Angeleri, è la parte relativa alla scultura. Dagli inizi degli anni Settanta la vocazione plastica, fino ad allora un po’ compressa, riemerge in una serie di bellissime opere in ceramica o ceramica mista a ferro. La scelta di lavorare i materiali come l’argilla è dovuta al suo amore per la natura, con i fenomeni stagionali ed i processi costruttivi interni. Sono opere di questo periodo ‘Momento naturale’ ‘Autunno’ ‘Laguna’ ‘Pietrificazione’.
La seconda fase delle produzione plastica inizia negli anni Novanta ed è improntata al gioco di contrasto tra due materiali, marmo e ferro e talvolta ferro e legno, che danno vita ad un dialogo tra forma e informe, tra ordine e caos, tra geometria e vita che è il tema centrale, anche in pittura, della sua ultima fase artistica.