SEL: “Una proposta di legge sul polo chimico di Spinetta”

Solvay AlessandriaL’O.D.G. in oggetto è stato formulato sulla base delle vicende relative al Polo Chimico di Spinetta Marengo (Alessandria).
I primi insediamenti di industrie chimiche a Spinetta Marengo risalgono all’inizio novecento. E’ la grande disponibilità di acqua, le falde acquifere quasi superficiali che attraggono tali industrie. Prima la “Marengo” e la “Sclopis” poi assorbite dalla Montecatini ed in un susseguirsi di acquisizioni e cambi di ragione sociale l’attuale Solvay.

Fino agli anni ’60 ebbero luogo produzioni estremamente inquinanti, nell’ignoranza quasi totale degli effetti sulla salute dei lavoratori e degli abitanti. Nessuna conoscenza esatta del pericolo. Quanti operai persero la vita in tali impianti fino agli anni ’60! Ma nel frattempo l’economia agricola della zona si trasformò in mista agricola-industriale portando benessere materiale e culturale.
Nella seconda parte degli anni ’60 si assistette alla presa di coscienza del pericolo grazie anche alla ritrovata forza del sindacato che sfidando gli inevitabili ricatti occupazionali ottenne la chiusura dei reparti più pericolosi e inquinanti. L’aria non fu più pesantemente permeata di anidridi solforiche causate dai veleni fuoriuscenti dallo stabilimento in occasione dei famigerati “attacchi chimici”. Nei giardini e negli orti fiori e verdure non furono più sistematicamente bruciate da tali invisibili veleni né le grondaie delle case rapidamente erose.

Indubbi miglioramenti: ma le falde acquifere erano compromesse e i tossici scarti delle lavorazioni colpevolmente non vennero protetti dal dilavamento in falda che continuò per anni ed anni fino ai giorni nostri.

Tale grande trasformazione del Polo Chimico portò quindi ad indubbi miglioramenti alla qualità dell’ambiente, ma ancora non adeguati per far coesistere ambiente sano e lavoro. Troppo limitati gli investimenti da parte delle Società che si alternarono nella gestione dell’azienda con l’obiettivo prevalente dell’utile aziendale e del solo notarile rispetto delle leggi in materia di inquinamento. Da parte delle pubbliche amministrazioni ignavia, non volontà di impegnarsi in problemi ambientali al solo profilarsi del ricatto occupazionale da sempre impugnato nel conflitto ambiente-lavoro. Con gli enti preposti ai controlli ambientali apparentemente capaci solo di diffondere messaggi rassicuranti invece che dati scientifici.

E cosi si arriva nel maggio 2008 alla scoperta dell’inquinamento da Cr6 delle acque nelle falde anche più profonde dalle quali attinge l’acquedotto (200 mcg/l in zona ex zuccherificio contro un limite di 5 mcg/l). Scoperta clamorosa, ma solo sorpresa ipocrita per chi ha vissuto l’intera storia.

Ed è del novembre 2009 la denuncia da parte della Provincia (www. provincia.alessandria.it, nota del 12.11.2009) che le emissioni dai camini della Solvay di componenti fluorurati quali il C2F4, altamente cancerogeno, raggiungono i 10 mcg/m3, più di dieci volte superiori alla soglia di pericolo. Nel frattempo l’EPA (Agenzia per l’ambiente USA) stabilisce che le emissioni in ambiente di PFOA devono essere ridotte del 95% entro il 2010 ed eliminate completamente entro il 2015 in quanto “likely to be cancinogenic to humans”. Tale composto è presente ad alte concentrazioni nel sangue dei lavoratori Solvay, probabilmente in quello degli abitanti di Spinetta e nelle acque del Bormida. La Solvay – a seguito di prescrizione A.I.A. – lo ha totalmente eliminato nel corso del 2013.

Nel frattempo la Magistratura ha rinviato a giudizio dirigenti sia di Ausimont che di Solvay con la gravissima imputazione di avvelenamento delle falde acquifere. Il processo – celebrato in corte d’Assise ed iniziato nel 2012 – è in pieno svolgimento. Agli atti di tale processo è stato depositato uno studio epidemiologico eseguito da ARPA Piemonte sulla popolazione del Comune di Alessandria residente nelle adiacenze del polo chimico. Si tratta forse del primo studio condotto con criteri scientifici.
Impressionanti i risultati che quantificano ciò che i residenti qualitativamente percepivano e denunciavano da anni. Eccessi di rischio di patologie all’apparato cardiovascolare e respiratorio, eccessi di rischio per vari tipi di tumori maligni, fino al 120% per tumori maligni all’apparato digerente e peritoneo.

Il Polo chimico Solvay è adiacente agli insediamenti abitativi del sobborgo di Spinetta – si può dire che lo avvolga – e dista pochi chilometri da altri sobborghi di Alessandria e dal centro stesso di tale città.

Le produzioni attive ed i componenti impiegati (quali HF, HCl, F2, C2F4, C4F8, Propilene, Isobutilene, Benzene) classificate in “Tossiche Percettibili”, ”Tossiche non percettibili” e “Infiammabili” lo fanno classificare quale “Sito a Rischio di incidente rilevante” (Sito Seveso).
Nello spirito delle norme comunitarie sintetizzate nel motto “Chi inquina paga” il Comune ha prescritto a Solvay interventi di bonifica del suolo e delle acque avvelenate. Inoltre la Provincia ha emesso “Autorizzazione Integrata Abientale” (A.I.A.) con una serie di prescrizioni da attuarsi in tempistiche prestabilite.

E’ tutto ciò sufficiente per permettere ai lavoratori e cittadini di poter rispettivamente operare e vivere in un ambiente sicuro e salubre? Con altro e più crudo interrogativo:
E’ tuttora ipotizzabile l’obiettivo della continuità del lavoro in un ambiente risanato?
Produzioni chimiche di tale tipo devono essere allocate assai lontano dalle zone antropizzate e comunque in zone ventilate e temperate ove non abbia luogo il fenomeno di inversione termica presente nella pianura padana che fa ristagnare gli inquinanti a terra.

Il rischio può essere attenuato ma sempre sarà immanente, l’inquinamento in ogni sua forma ridotto ma pur sempre presente.
Pur non potendo quindi rispondere affermativamente alla domanda si possono richiedere normative, controlli e prescrizioni più severe. Questo lo scopo del presente ODG.

PER IL RISCHIO DI “INCIDENTE RILEVANTE”
Attualmente un Comitato Tecnico Regionale del quale fanno parte vari enti coordinati dal Comando dei Vigili del Fuoco emette un “Rapporto Sicurezza” con analisi del rischio ogni 5 anni con informazioni ai cittadini ogni 3 anni.
Proponiamo che venga varata una legge nazionale – e nel contempo ci si adoperi per una corrispettiva legge regionale –  tale da prescrivere che il Comitato suddetto operi con continuità, possa avere funzioni ispettive all’interno dei Siti R.I.R. ed emetta una relazione annuale con aggiornamenti prescrittivi vincolanti nei riguardi dell’azienda,  dei lavoratori e degli abitanti. Sia prescritta inoltre maggiore trasparenza informativa.

PER LA TUTELA DELLA SALUTE E DEL TERRITORIO
Attualmente tale funzione è esercitata dalla Provincia nei riguardi dell’azienda rendendo esecutive le prescrizioni contenute in A.I.A. L’azienda normalmente tende a dilazionare le tempistiche con cavilli ed espedienti di ogni natura. I migliori avvocati sono incaricati di tali azioni: nel processo Solvay la difesa è affidata allo “Studio Severino”. Inoltre l’A.I.A. così concepita è una prescrizione “statica” che tiene conto solo in modo indiretto della relazione inquinamento-salute.

Come fatto dal Presidente Vendola per ILVA si propone una legge nazionale con i seguenti principali contenuti. L’Agenzia Regionale dei Servizi Sanitari, l’ARPA regionale e l’ASL locale devono redigere un rapporto annuale di VALUTAZIONE DEL DANNO SANITARIO (VDS) sulla base del registro dei tumori e delle mappe epidemiologiche sulle principali malattie a carattere ambientale. Ove il rapporto VDS evidenzi criticità i siti produttivi valutati dovranno ridurre ulteriormente gli inquinanti emessi in atmosfera correlati a tale criticità. Tale riduzione dovrà essere  proporzionale al danno sulla salute accertato ed essere prescritta tramite emendamenti o nuova formulazione di AIA. La legge regionale pugliese è formulata in tal senso: si tratta, come richiede Vendola, di farne legge nazionale.

SEL Alessandria