Più li conosci, i giovani sindaci dei piccoli comuni, e più ti sorprendono. In positivo. Luca Gioanola, peraltro, non è più un ‘volto nuovo’, o una figura soltanto locale: il suo impegno sul fronte ambientale lo ha portato negli ultimi tempi anche alla ribalta nazionale, come sindaco di Mirabello Monferrato e come rappresentante dell’Associazione Comuni virtuosi. Solo per citare due eventi recenti: una settimana fa è stato tra i protagonisti del corteo nella “terra dei fuochi”, in territorio campano, ed è tra gli amministratori locali che hanno contribuito ad elaborare la proposta politica di Beppe Civati, candidato alle primarie del prossimo 8 dicembre per l’elezione del segretario nazionale del Partito Democratico, in concorrenza con Renzi e Cuperlo. Ma, soprattutto, è un esempio di politica fatta con passione e per passione, sottraendo tempo ad una vita privata non certo poco impegnativa, tra il lavoro da ingegnere nel torinese e la famiglia, “con tre bambini piccoli, tutti maschi”. Ci si vede una sera, quando, deposti i panni dell’ingegnere, Gioanola indossa immediatamente quelli di sindaco del suo paese. Per tracciare un bilancio, ma soprattutto guardare a quel (molto) che ancora c’è da fare.
Ingegnere, non si chiede mai ‘ma chi me la fatto fare?”
No, davvero. Quella che ho cominciato nel 2009 come sindaco del mio paese è stata ed è un’esperienza straordinaria, e stimolante. Se non sentissi più l’energia positiva, smetterei immediatamente, dal momento che la politica (e anche gli amministratori locali fanno politica, perché non riconoscerlo?) non è il mio mestiere, e non lo sarà. Semmai una passione da vivere con grande lucidità.
Tra 6 mesi il suo mandato scadrà: è tempo di bilanci. E di ricandidature….
No, alla ricandidatura non abbiamo (e parlo al plurale non per retorica: a Mirabello siamo davvero un gruppo coeso) ancora pensato: anche perché abbiamo ancora davanti alcuni traguardi da raggiungere, e opere da completare. Certamente però un primo bilancio sull’esperienza si può fare…
Ed è positivo?
Per me e i miei assessori molto. Naturalmente le pagelle non dobbiamo darcele da soli, e specie di questi tempi, con l’arrivo delle bollette della Tares pressoché raddoppiate, basta entrare al bar a Mirabello per sentirne di tutti i colori. Ma io dico sempre: bene, andiamoci anche noi e spieghiamoci, come abbiamo sempre fatto. Perché in un piccolo comune di neanche 1.500 abitanti questo per fortuna si può fare, e anzi è indispensabile.
E sulla Tares che dite?
Che è una partita di giro, in cui i comuni sono semplicemente gli esattori, e coloro che ci mettono la faccia. Senza entrare troppo nel tecnico, diciamo che a noi non resta nulla, va tutto a Stato, Provincia, e a coprire il costo del servizio consortile. E aggiungiamo che, se non avessimo in questi anni ridotto la quantità di carta e plastica prodotta pro capite (siamo passati da 125 a 100 chili a testa l’anno), i cittadini di Mirabello avrebbero pagato ancora di più. Detto questo, lo snodo vero per risparmiare (ma anche per aiutare l’ambiente) d’ora in poi non sarà differenziare di più, ma produrre meno immondizia possibile. E ci stiamo lavorando.
Rifiuti a parte, sindaco Gioanola, Mirabello Monferrato durante la sua amministrazione è diventato sinonimo di ‘buone pratiche’, e si è guadagnato l’etichetta di comune virtuoso. Come avete fatto?
E’ stato un percorso molto empirico, frutto di scelte concrete. Quando ci siamo insediati, abbiamo cominciato a documentarci su quali strade seguire per implementare in maniera efficace alcune ‘buone pratiche’, ambientali e non solo. Ed è così che, sul web, ci siamo imbattuti nell’Associazione Comuni virtuosi. Che è poi nient’altro che una rete di persone positive e concrete, che non credono alla logica della lamentela e dell’immobilismo, ma nel darsi da fare. Ci siamo proposti, e in base ad una serie di parametri ed attività siamo stati accettati. Oggi faccio parte, insieme ad altri 6 sindaci, del direttivo nazionale dell’Associazione, e questo davvero ci ha consentito di allargare i nostri orizzonti, e di capire che certi traguardi erano e sono raggiungibili, semplicemente perché c’è chi già li ha raggiunti.
Da lì è nata l’attenzione anche per l’emergenza di molti comuni del sud?
Certo, anche perché dobbiamo renderci conto che, oltre agli aspetti di solidarietà che sono prioritari, esistono problemi che sono assolutamente simili, e che ci possono riguardare tutti. Per fare un esempio: molti dei rifiuti tossici che vengono bruciati nella ‘terra dei fuochi’ arrivano dal nord, mica possiamo fare finta di niente. In ogni caso, a luglio sono entrato in contatto con il sindaco di Camigliano, figura straordinaria di primo cittadino che lotta con tutte le sue forze contro la camorra. E al sud ho portato l’esperienza di Mirabello, in particolare sul fronte dello sportello amianto. Poi è venuta la conoscenza con i medici della ‘terra dei fuochi’, che ha generato la recente partecipazione alla loro manifestazione.
Ma, tornando a parlare di casa nostra, e di Mirabello Monferrato: cosa la rende più orgoglioso del percorso di questi quattro anni e mezzo?
Ah, molte cose. Gliele elenco per forza sommariamente. Un nuovo piano regolatore che ha razionalizzato, e non esteso l’urbanizzazione. Il censimento degli immobili sfitti, e il piano particolareggiato dell’area artigianale realizzato in parallelo e sintonia con il piano del paesaggio. I passi in avanti sul fronte del wi-fi pubblico, delle casette dell’acqua, della raccolta differenziata ma anche dei servizi per l’infanzia, pre e post scolastici. E poi l’integrazione dei cittadini stranieri. Tutti elementi che rendono Mirabello più appetibile e competitiva, ma anche più vivibile. Senza dimenticare naturalmente l’attività dello sportello amianto e quella dello sportello energia, con gruppi di acquisto per il fotovoltaico.
Cosa non siete riusciti a fare?
Siamo a rimasti a metà, per ora, sul fronte della bonifica e del recupero dell’area Bricco del Poggio. Ed è davvero paradossale, perché la copertura finanziaria c’è, e Mirabello è un comune sano, con 132 mila euro di avanzo di amministrazione. Ma non possiamo usarli, per via dei vincoli del patto di stabilità. Un’assurdità, che ci blocca sul fronte di diverse opere. Speriamo in un allentamento dei vincoli per il 2014.
Lei, ingegnere, si è sempre definito un riformista. E da poco ha presto la tessera del Pd….ma il Partito Democratico non ha serie responsabilità, sul fronte della deriva degli enti locali, che non molti anni fa erano una sua bandiera? Insomma, il ministro Delrio, killer delle Province e dei piccoli comuni, è un Pd doc…..
Diciamo che c’è una forte, e trasversale, responsabilità della politica romana, assolutamente lontana dalle esigenze reali dei territori: è come se, arrivate là, anche persone di ottime capacità e intenzioni, vedessero improvvisamente il mondo da un altro punto di vista. Su Delrio: non è certo uno sprovveduto, e la sua riforma contiene anche elementi importanti e innovativi. Ma ha un limite gravissimo, che è quello di ragionare in astratto, o come se partisse dalla tabula rasa. Però non è così: le Province ci sono, i piccoli comuni anche. E le une, e gli altri, svolgono compiti essenziali. O meglio, le Province li svolgevano prima di essere svuotate sul piano finanziario, e paralizzate su quello normativo. Siamo davvero ad un passo dal caos, bisogna stare molto attenti…
E lei, ingegnere, in questo caos ha deciso di impegnarsi direttamente: alle primarie del Pd per l’elezione del segretario nazionale voterà, e voterà Civati. Perché?
Perché mi ha colpito la coerenza con cui Civati opera, la concretezza, la coincidenza tra quel che dice e quel che fa. E poi, senza avermi mai visto ne conosciuto, ma documentandosi sul mio percorso e su quel che ho fatto come sindaco, ha contattato me, come altri amministratori, per chiederci di aiutarlo, su temi concreti, nella messa a punto della sua mozione. Insomma: è uno che cerca competenze e non alleanze di convenienza, e che con trasparenza si confronta con tutti. Se permette, nei partiti organizzati italiani finora questa non è stata la norma…..
Aggiungiamo anche, sindaco Gioanola, che nel Pd sembra emergere (invero ancora assai minoritaria sul piano del ‘potere’) una generazione di militanti, nati dagli anni Settanta in poi, che non sono politici di mestiere, e per di più hanno un mestiere vero nella vita civile. Rispetto alle generazioni precedenti, una rivoluzione…..
(sorride, ndr) Non facciamone, per carità, una questione solo generazionale, sarebbe limitativo. Piuttosto è una questione di forma mentis, e di vivere l’impegno politico come passione, e assolutamente ‘pro tempore’. Però, ora che mi ci fa pensare, Renzi, Civati ed io siamo nati tutti nel 1975….
Ettore Grassano