L’Unione Europea bacchetta severamente l’Italia sul fronte dell’eccessiva precarietà in cui si trovano ad operare gli insegnanti della nostra scuola pubblica, nonché sulle disparità di trattamento economico tra i professori di ruolo e quelli ‘a tempo’.
E sul tema interviene l’europarlamentare alessandrino Tino Rossi (Ppe) con parole chiare: “Bene la presa di posizione di Bruxelles sui nostri insegnanti precari. Dopo maxi-concorsi bufale e anni di precariato a stipendi da fame, era ora che l’Europa intervenisse sulle avvilenti condizioni della scuola pubblica italiana”.
Oreste Rossi, membro dei Popolari italiani per l’Europa a Strasburgo, commenta così il richiamo della Commissione europea allo Stato italiano, colpevole di non aver assicurato ai professori “a tempo” della scuola pubblica lo stesso stipendio di quelli di ruolo, quando in realtà svolgono lo stesso lavoro ma hanno un contratto diverso che li lascia precari anche dopo tanti anni di lavoro continuativo. Bruxelles ha deciso di mandare avanti la procedura d’infrazione in corso e ora il nostro Paese ha due mesi di tempo per rispondere, altrimenti il caso finirà dinanzi alla Corte di giustizia Ue.
“Il Governo e il Ministero dell’Istruzione – spiega Rossi – intervengano immediatamente. I nostri insegnanti, la nostra scuola, hanno bisogno di maggiori certezze. Molto spesso i professori ‘a tempo’ hanno le stesse esperienze professionali dei loro colleghi con contratti a tempo indeterminato, eppure vengono discriminati”.
“I numeri spaventano”, specifica l’eurodeputato Ppe. “Oggi ci sono oltre 130.000 persone con contratto a tempo determinato nella nostra scuola. Se si vuole garantire un accesso all’istruzione equo e democratico per tutti è necessario intervenire con un piano di stabilizzazione che tuteli i loro diritti”.