Nei giorni scorsi, sugli organi di stampa locale, è apparsa la notizia che in via Roma, a Novi Ligure. si sono dimezzati i negozi. Sull’argomento interviene il Presidente provinciale di Confesercenti, Sergio Guglielmero, che dichiara: “ E’ con grande tristezza che, nella tragedia che accompagna ogni chiusura di un negozio, ci viene da pensare che, da tempo, noi l’avevamo detto! Per anni abbiamo sentito e letto che a Novi il commercio andava a gonfie vele, con azioni di marketing che riuscivano a compensare la situazione drammatica in cui il settore versa da anni. Si dice che il declino sia iniziato con il terremoto. Noi ci permettiamo di dissentire, perché di un terremoto si tratta, ma non rilevabile con i gradi della scala Mercalli, bensì con l’insediamento dell’Outlet, che ha distrutto l’economia dei negozi di vicinato delle nostre città.
Il grido d’allarme che abbiamo lanciato attraverso i media alle istituzioni centrali e periferiche è rimasto inascoltato e oggi, con tristezza, passeggiamo in lunghi tratti di vie centrali buie.
I drammi che affliggono e rendono impossibile la sopravvivenza delle attività economiche sono principalmente tre :
-la pressione fiscale in continua crescita ed ormai non più sostenibile,
-il caro affitti esagerato,
-la cannibalizzazione provocata dalla grande distribuzione.
Oltre a ciò, i commercianti devono scontrarsi, quotidianamente, con una inarrestabile riduzione dei consumi, con la difficoltà del credito, con i continui aumenti delle tasse imposte localmente…Ormai le fiaccolate, le lamentele e le manifestazioni sono azioni improduttive, se non sono accompagnate da proposte concrete e realizzabili.
Con la nascita dell’outlet la Regione Piemonte ha creato il distretto commerciale di Novi per distribuire risorse pubbliche compensative al settore commercio proprio per il danno che una simile struttura avrebbe portato nelle nostre città.
Da sempre la politica sindacale che caratterizza la Confesercenti della provincia di Alessandria è quello di difendere e tutelare in tutte le sedi il commercio al dettaglio contro la cannibalizzazione della grande distribuzione. Una vera insidia, che arreca un danno enorme al piccolo commercio, è rappresentata dagli Outlet e dalla loro proliferazione con regolamentazione non paritaria, sia nella commercializzazione del prodotto, sia nella materia degli orari. La diffusione degli outlet negli ultimi anni rappresenta un fenomeno evidente che trova la sua spiegazione nella capacità di questa formula di occupare un particolare settore di mercato lasciato scoperto dagli altri format commerciali e di procurare alcuni vantaggi sia alle aziende produttrici che ai consumatori. Infatti, ogni azienda produce annualmente o più volte all’anno nuova merce, che raramente viene completamente venduta, quindi deve gestire una serie di rimanenze, sia per recuperare liquidità, sia per svuotare i magazzini.
Pertanto l’esubero di produzione, l’invenduto, partite di merce non ritirate o non pagate, gli articoli difettosi, prototipi e resi da fiere, sfilate ed esposizioni, formano i residui di produzione.
Il consumatore è attirato dallo shopping negli Outlet perché pensa di risparmiare e che solo lì può accedere a determinate griffe, che altrimenti non potrebbe permettersi. Solo lì c’è un set di marche che risulta essere un mix fra marca, prezzo ribassato, servizi offerti, elevato appeal. Ultimo, ma non ultimo, emerge un fatto singolare: ormai esistono aziende che producono all’estero abbigliamento e altri beni di consumo direttamente per gli Outlet, offrendo quindi merce che non fa parte di collezioni invendute, ma che rischia di essere una truffa per il cliente.
Da qui nasce il declino, la riduzione del fatturato e forza lavoro nei negozi del centro storico delle città e in quelli periferici. Da non sottovalutare è l’incisione negativa sul traffico veicolare, con ripercussioni sull’ambiente, congestione stradale, frequenti incidenti stradali, inquinamento atmosferico, visivo e sonoro. Però non sentiamo gli ambientalisti sollevare questo problema. Solo nei centri storici si parla d’inquinamento da risolvere con misure viabili restrittive e disincentivanti per le automobili, mai negli ingorghi creati all’outlet. Ma è solo casualità!
I supermercati e gli outlet offrono contratti, sovente precari e senza tutele per i lavoratori. Vorrei sottolineare che questa denuncia che portiamo avanti da anni. L’abbiamo condotta in solitaria, perché tra i posti persi e quelli offerti non c’è compensazione. Infatti: dei 12000 lavoratori e lavoratrici che hanno perso il lavoro nel commercio in questi ultimi 5 anni non si parla mai.
Siamo nel mezzo della più grave crisi economica dal dopoguerra ed è per questo che oggi, più che mai, siamo a fianco di ogni singolo piccolo imprenditore per sostenerlo ed aiutarlo a trovare gli strumento giusti per ridare serenità a lui, ai suoi dipendenti e a tutte le famiglie.”