La settimana appena trascorsa mi ha aperto gli occhi su molte cose.
Ho fatto un breve calcolo del numero di studenti che ho incontrato nel corso dei miei anni di insegnamento.
Circa duemila e cinquecento.
“Non male per un Flessibile!” penso.
Mercoledì mattina mi chiama Andrea.
Sono quindici anni che non ci si vede.
“Ciao, prof! Non so se ti ricordi di me…”
Oggi ha una moglie, due figli piccoli e il terzo in arrivo.
Fa l’agricoltore e la sua voce è sempre bella e sincera, con quell’inflessione gentilmente ligure che lo contraddistingue.
“Vorrei riprendere un tuo corso di musica. Riusciamo a vederci?”
Andrea aveva molte qualità. Tra le tante quella di essere pratico.
Suonava la chitarra molto bene, quando a diciotto anni interruppe gli studi musicali per dedicarsi all’università e a tutte quelle attività tipiche dei diciottenni.
“Vediamoci!” dico io.
Mercoledì pomeriggio, uscendo da scuola, incontro Michela.
“Scommetto che non si ricorda di me!” dice.
Mi basta un attimo per capire chi fosse e mi sovvengono anno scolastico, scuola, sezione, classe e colleghi di quell’anno.
“Sono venuta a prendere mio figlio, il grande. Lui è il più piccolo. E questo è mio marito.”
Mi presenta marito e figlio. Bella famiglia.
Michela è ancora come ventitré anni fa: spiccia, allegra e con i capelli corti da maschiaccio.
Finiamo per parlare del più e del meno con il figlio piccolo e il marito annoiati ad ascoltare.
Venerdì pomeriggio ritrovo Jessica.
Oggi lavora presso una importante azienda dolciaria di Sassello.
“Ma ho un contratto a tempo determinato – dice – mi chiamano trimestralmente nei periodi di maggior produzione…”
I suoi occhi cerulei dietro gli occhiali grandi sono dolci come quando, alle scuole medie, frequentava il laboratorio espressivo; anche le gote sono sempre rosse, come una Heidi degli Appennini.
Ha un fidanzato e sta mettendo su casa a Genova.
“Si ricorda quante belle lezioni? E quante rappresentazioni?” e sorride con gli occhi lucidi.
Mi ricordo.
Ricordo tutto.
E penso di essere fortunato, poiché riesco davvero a ricordare ciascuno di loro.
Forse non tutti e duemilacinquecento, ma di sicuro quelli per cui è valsa la pena affrontare ore di lavoro e sacrificio.
Ho un bagaglio non quantificabile, essendo smisurato.
“La vita non è quella che si è vissuta,
ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”
Gabriel Garcia Marquez