Povero non è bello! [Controvento]

Negozio vuotodi Ettore Grassano

La più originale ascoltata nei giorni scorsi è la storia di una tipa che racconta come, con il pelo del suo cagnone (San Bernando, mi pare), quando lo tosa (come le pecore? bah), ora che c’è la crisi ci fa ‘morbidi maglioni”. Ma per favore! Ma come si fa a mandare in onda giornalistici così? Dieci anni fa ci descrivevano tutti come manager rampanti milionari, ed era una bufala colossale. Oggi sembra che ci si debba tutti attrezzare ad un futuro da straccioni, da sopravvissuti ad un olocausto economico, ed è altrettanto paradossale.

Senza andar lontano: anche tutta questa enfasi locale sull’orticello come fonte di sostentamento ha veramente stancato. Eddai: coltivar zucchine e pomodori (a meno che non sia attività imprenditoriale con azienda agricola: quello è un altro discorso) è una sana passione da pensionati. In tutti gli altri casi “l’orto fa l’uomo morto” (Giampaolo Pansa dixit, ndr). Anzitempo, e con melanconica tristezza.  Quindi piantiamola di piangerci addosso, e rimbocchiamoci le mani, ma per svolgere attività che abbiano un reale senso economico.

Esigendo, naturalmente, che lo Stato ce le lasci esercitare. Se avete letto ieri, su La Stampa, il servizio sulla situazione degli esercizi commerciali alessandrini capirete bene a cosa ci riferiamo. Certo, c’è la crisi, la gente spende un po’ meno, e magari si fa affascinare da centri commerciali o quant’altro. Ma se si devono pagare, oltre ad affitti esosi (e anche su quelli lo Stato preleva poi la metà), bordate di 8-10 mila euro l’anno di Tares, aggiunti a tanti altri balzelli…beh, ragazzi, è ovvio che conviene a quel punto tirare giù la claire, e sedersi al tavolo del bar di qualcun altro, con la gazzosa in mano, a sfotterlo finché, pure lui, non si adeguerà alla stessa logica.

Insomma, da quanti anni i diversi esecutivi ci raccontano di sgravi fiscali per chi lavora, fa impresa, prova a gestire attività? E quali sono i risultati concreti di quegli slogan, a fronte di altri Paesi che offrono per tot anni forfait fiscali al 10 o 15% del fatturato, tutto compreso?

Lo scenario del centro alessandrino è emblematico: un ‘cocktail fatale’, sintetizza la cronista de La Stampa,   ‘di affitti troppo cari, calo dei consumi e tasse alle stelle’.

Dove persino i locali più trendy della città sono in vendita, e i marchi storici sono costretti a smentire voci ricorrenti di chiusura imminente. E la smentita, dice un mio saggio amico, è sempre la notizia data due volte.

Insomma, a meno di non pensare davvero ad un futuro (tecnicamente insostenibile, oltre che orripilante) fatto solo di pensioni e rendite finanziare, ci vuole davvero un cambio di passo, e di manico, per uscire vivi da questa tempesta. Tosare all’inverosimile chi ancora sopravvive e si ostina a non alzare bandiera bianca è solo un modo di avvitarci sempre più su noi stessi. Ma, oltre agli slogan, voi vedere all’orizzonte provvedimenti dirompenti, destinati a farci svoltare?