Da quanto tempo ci raccontiamo che la seconda repubblica è finita, ammuffita, accartocciata su se stessa e completamente sputtanata? E da quanto sosteniamo (anche diversi dei loro esponenti, in privato) che Pd e Pdl sono al capolinea, e che solo dal loro superamento, o profondo rinnovamento interno (di metodi, contenuti, persone) potrà arrivare una sferzata per ridare fiducia ad un Paese stanco e demotivato?
Poi, però, i fatti ci raccontano anche un’Italia diversa. Il Pd indìce primarie cittadine (Novi e Tortona, ad esempio) e fa il botto, mostrando di avere ‘presa’ popolare e capacità di coinvolgimento. Ma anche i sondaggi sul Berlusca (con tutte le cautele del caso, è chiaro) dicono chiaramente che il centro destra ‘tiene’, o addirittura cresce, se non rinnova, anzi se si rifugia fra le braccia protettive del vecchio leader. E, a proposito di ancien règime, ora si agita pure Bossi, minacciando di riprendersi in mano la sua creatura. Mentre il nuovo già sbanda, e il Movimento 5 Stelle (invero sottoposto ad un’offensiva mediatica straordinaria) mostra tutti i limiti che già si potevano intuire, e che ogni giorno vengono appunto enfatizzati con puntualità dai giornali di regime. Cioè praticamente tutti.
Ma è vero che in giro tira di nuovo aria di elezioni? E che al massimo in primavera potremmo tornare alle urne, magari con un “election day” di quelli tosti? Ossia Europee più Politiche più gran parte dei comuni. Mentre le Province, garantisce il ministro Del Rio, saranno sciolte entro fine anno. O meglio, diventeranno ente di secondo grado, agenzia funzionale al servizio dei comuni. Cosa questo concretamente significhi, lo vedremo. Ma se il risparmio sarà solo quello del ‘braccio politico’, sarà davvero poca cosa: la classica montagna che partorisce il topolino. Qualche centinaio di milioni di euro l’anno, forse. A fronte, per dire, di 4 miliardi di euro regalati al Monte dei Paschi, e tanti saluti. O di 22 miliardi per la Tav in Val Susa, e di 7 per il Terzo Valico, tanto per continuare a dare i numeri.
Comunque: se si andrà a votare, e con quale legge elettorale, lo scopriremo da qui a Natale. Nel corso di novembre aspettiamoci nuove puntate del Silvio Berlusconi show, con il voto (segreto?) in Senato riguardo alla sua decadenza, e il ‘baillame’ conseguente. E l’8 dicembre sarà data fatidica, pare, per il futuro di Pdl/Forza Italia, con la riunione del consiglio nazionale e poi, immaginiamo, la solita decisione individuale di Silvio Berlusconi, rispetto alla quale gli altri potranno accodarsi, o andarsene.
Ma, sempre l’8 dicembre, l’evento di ancora maggior risonanza saranno le Primarie con cui il Pd chiamerà a raccolta il suo popolo (militanti ma soprattutto semplici simpatizzanti), per decidere se voltare davvero pagina, in direzione renziana, oppure puntare sulla continuità rappresentata da Cuperlo. Risultato scontato, si dice in giro. Ma conseguenze molto meno: ed è da lì, dal comportamento e dalle scelte di Matteo Renzi, in un caso come nell’altro, che verificheremo tempi e modalità del big bang della nostra politica, e della nascita (o meno) dell’anche troppo evocata terza repubblica. Per fare cosa e andare dove, è questione ancora tutta da comprendere.