I nuovi comuni di Castelceriolo, San Giuliano Vecchio e Spinetta Marengo secondo il progetto di Urbano Rattazzi del 1855 [Alessandria in Pista]

di Mauro Remotti

Il Comune di Alessandria, con i suoi 203,6 Kmq, è il più vasto del Piemonte. Consta di ben 14 sobborghi (un tempo chiamati “Corpi Santi”) e precisamente: Cantalupo, Casalbagliano, Cascinagrossa, Castelceriolo, Litta Parodi, Lobbi, Mandrogne, San Michele, San Giuliano Nuovo, San Giuliano Vecchio, Spinetta Marengo, Valle San Bartolomeo, Valmadonna e Villa del Foro.

Periodicamente, dai quasi 25.000 residenti nelle suddette frazioni, affiorano mugugni e lamentele nei confronti del capoluogo accusato di scarsa attenzione nell’erogazione di servizi pubblici, tra cui il trasporto pubblico locale e la gestione dei rifiuti, nonché la manutenzione stradale. Quando la sopportazione arriva al culmine, si raccolgono firme per chiedere una separazione dalla matrigna Alessandria1.

Uno dei progetti ritenuti più interessanti al riguardo, anche per via del prestigioso nome del suo promotore, l’alessandrino Urbano Rattazzi2(allora ministro dell’interno del Regno di Sardegna), risale a 170 anni fa, essendo stato presentato nel 18553.

A dire il vero, già qualche tempo prima, le istanze secessioniste di alcuni sobborghi erano approdate nell’aula del Consiglio comunale. In particolare, una domanda avanzata da Castelceriolo era stata rigettata nella seduta straordinaria del 6 settembre 1851, ripetuta nel 18534.

Il Comune di Alessandria modificava poi il proprio indirizzo, ed elaborava una proposta che ipotizzava addirittura l’istituzione di sette nuovi enti. Attraverso la deliberazione del 12 giugno 1855 ridimensionava tale riorganizzazione territoriale prevedendo, oltre al capoluogo, l’istituzione dei Comuni di San Giuliano Vecchio, Castelceriolo e Castelferro(ora facente parte del comune di Predosa)5.

L’Intendente generale, Nicola Pavese, pur condividendo il nuovo assetto amministrativo, riteneva opportuno cha anche Spinetta Marengo diventasse un comune autonomo, in considerazione della sua numerosa popolazione.

Delle rivendicazioni degli abitanti dei sobborghi alessandrini – che si dolevano soprattutto della pesante pressione fiscale a fronte dei pochi servizi forniti, oltre all’assenza di misure volte a contrastare la criminalità dilagante – si faceva portavoce Urbano Rattazzi mediante la presentazione di un apposito progetto di legge, che individuava l’erezione dei seguenti nuovi Comuni: Spinetta Marengo, San Giuliano Vecchio (comprendente San Giuliano Nuovo, Cascinagrossa e Mandrogne), Castelceriolo (con Lobbi) e Castelferro (che includeva le frazioni di Portanuova6 e Retorto).

Tale disegno governativo non trovò una buona accoglienza da parte della Camera. Infatti, nella Relazione della Commissione7 istituita per un suo esame, venne espresso un parere fortemente negativo. Tra le motivazioni a supporto del rigetto, venne evidenziato il fatto che negli ultimi tempi erano state avanzate molteplici richieste di autonomia, provenienti da diverse zone dello Stato sabaudo, non soltanto quindi dal territorio alessandrino, “così volgendo le cose, non potè a meno la Commissione di rimanere sorpresa vedendo, come a fronte di tante domande, il signor ministro dell’interno, posto in disparte l’interesse di tutte le altre provincie dello Stato, si occupasse unicamente di alcuno sobborghi della città di Alessandria”.

Come volevasi dimostrare, il progetto rimase lettera morta. Qualche anno più tardi, Urbano Rattazzi si prese la rivincita con l’approvazione della legge 23 ottobre 1859 n. 3702 (nota anche come decreto Rattazzi)8. Il provvedimento, plasmato sull’organizzazione amministrativa napoleonica, aboliva le Divisioni9 e suddivideva lo Stato in Province10, Circondari11, Mandamenti12 e Comuni. Il nuovo ordinamento amministrativo verrà poi esteso a tutta l’Italia.

“Invece per i propositi autonomistici dell’agro alessandrino…sarà per un’altra volta…”, sottolinea, con un pizzico di ironia mandrogna, Pier Luigi Orsi, autore di diversi Appunti di storia cronaca statistica locale13.

1 Una delle ultime in ordine di tempo (2019) è stata avanzata dal sobborgo di Cantalupo, che chiedeva l’annessione con la vicina Oviglio.

2 Urbano Rattazzi (Alessandria 1808 – Frosinone 1873). Esponente della sinistra, fu Ministro di grazia e giustizia e dell’interno (1855) del Regno di Sardegna. Dopo l’unificazione, divenne presidente del Consiglio del Regno d’Italia.

3 Il progetto intitolato “Erezione in Comune di alcune borgate della città di Alessandria” venne presentato alla Camera il 19 novembre 1855.

4 Renato Lanvavecchia, Alessandria dalle origini agli inizi del sec. XX, Edizioni Omnia Media.

5 Dal 1929, Castelferro e Retorto fanno parte del Comune di Predosa.

6 Ora appartenente al Comune di Casal Cermelli.

7 Composta dai deputati Mantelli, Sineo, Gallo, Valerio, Despine, Moja e Brofferio (relatore).

8 Vedi, Mauro Remotti, Modello francese e regole alessandrine per la nuova Provincia, in Viaggiatori!…Alessandria, Monferrato e Italina style, MFSTUDIOS Editore, 2016.

9 Le Divisioni erano rette da un Intendente Generale di nomina regia e da un consiglio divisionale elettivo.

10 La nuova Provincia di Alessandria perdeva il circondario di Voghera e acquisiva quello di Novi.

11Suddivisione amministrativa intermedia tra la provincia e il mandamento che corrispondeva all’arrondissement francese.

12 Suddivisione amministrativa a livello sovra comunale con funzioni gestionali e giudiziarie.

13 Pier Luigi Orsi, 1855: Progetto di comune autonomo una storia quasi infinita….,2015