di Ettore Grassano
“Se fossi un imprenditore con capitali da investire, o un ragazzo che deve pensare al suo futuro, non avrei esitazione a scommettere sull’Alessandrino: in questi anni si stanno ponendo le basi per decenni di grande sviluppo. Che certamente andrà gestito, ma in poche altre aree d’Italia c’è un potenziale di crescita così elevato”. Il Notaio Luciano Mariano, dal 2019 Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria (“il mio secondo mandato scade tra un anno, e sono molto contento dei risultati ottenuti, ma anche un po’ stanco”, sorride seduto alla sua scrivania, al piano nobile di Palatium Vetus) non ha dubbi sulle potenzialità del nostro territorio, ma precisa: “Non sto dicendo che va tutto bene: ha ragione da vendere chi si lamenta per le condizioni delle strade, dei marciapiedi, del verde pubblico o dei cimiteri. Da cittadino, la penso come loro, e credo sia compito degli amministratori locali occuparsene e risponderne. Dico solo attenzione: guardiamo anche ai grandi temi strategici, non solo al piccolo tran tran quotidiano: e lì stanno succedendo cose veramente importanti”.
Quattro gli asset strategici evidenziati dal Presidente Mariano: Università, Ospedale/Ricerca Medico Sanitaria, Logistica e Turismo. Ma in questa chiacchierata parliamo anche dell’importante ruolo della Fondazione (6 milioni di euro l’ammontare delle erogazioni previste per il 2025), e anche di quanto sta succedendo nel risiko delle acquisizioni del mondo bancario e finanziario.
Presidente Mariano, a guardare l’attuale situazione di Alessandria come emerge nelle cronache quotidiane, lei potrebbe apparire un po’ troppo ottimista, o sognatore…
No, non credo. Un conto sono i problemi quotidiani, che non vanno sottovalutati, e che certamente infastidiscono non poco i cittadini perbene: dall’erba alta nei fossi e nei giardini, ai cimiteri in abbandono. Ma questa è l’ordinaria amministrazione. Il futuro di un territorio si determina altrove, per fortuna. E se pensiamo a quanti grandi progetti sono stati avviati in questi ultimi anni, e a come stanno procedendo, non si può che essere ottimisti sul futuro dell’Alessandrino.
Partiamo dall’Università: a che punto è il Campus degli Orti?
Tutto sta procedendo come da cronoprogramma, e credo che l’Università del Piemonte Orientale, in particolare qui da noi ad Alessandria, sia destinata ad una forte crescita, poiché offre percorsi formativi di qualità abbinati ad un costo e ad una qualità della vita non paragonabili a quelli delle grandi città. Insomma, se ormai tanti anni fa il progetto nacque con l’idea dell’Università ‘sotto casa’, soprattutto per far crescere un tasso di laureati all’epoca davvero basso, oggi stiamo parlando di un Ateneo sempre più attrattivo per centinaia, e presto migliaia, di studenti e anche di docenti in arrivo da fuori. Con tutte le ricadute positive del caso, in termini di confronto culturale, ma anche di crescita economica per il tessuto locale: si pensi solo a quanto è cresciuta, grazie a questo come ad altri fronti, la richiesta di immobili ad Alessandria. Qui però ci confrontiamo con una criticità: la carenza di studentati universitari, così come di un’offerta di alloggi privati adeguata. Dobbiamo lavorarci seriamente.
A proposito di ‘attrattività’, viene naturale pensare anche al mondo sanità e ricerca: facoltà di Medicina, Azienda Ospedaliero Universitaria, IRCCS si spera prossimo al traguardo….
Tutti tasselli fondamentali, impensabili fino a dieci anni. Frutto di un progetto complessivo, sviluppato con intelligenza. La facoltà di Medicina è ormai una splendida realtà, e l’ASO diventando Azienda Ospedaliero Universitaria, ha fatto un importante salto di qualità. Il riconoscimento del primo IRCCS pubblico del Piemonte, importantissimo per Alessandria ma anche per Casale, auspichiamo che sia vicino, così come speriamo possa procedere la realizzazione del nuovo ospedale di Alessandria, al servizio di tutta la provincia. Anche qui, le ricadute culturale ed economiche sono tangibili.
Logistica: un’espansione poderosa, che porta con sé anche dei rischi….
Sta alla politica saperla governare, e fare in modo che si tratti di logistica evoluta e intelligente, qualitativa in termini occupazionali, e a basso impatto ambientale. Certamente però stiamo parlando di una straordinaria leva di crescita per tutto il nostro territorio. Terzo Valico, zone logistiche speciali, retroporto di Alessandria, scalo ferroviario, sono tutti elementi destinati ad ‘incastrarsi’, senza dimenticare gli insediamenti di grandi player internazionali già sbarcati nel tortonese e nell’alessandrino, e altri che stanno per arrivare.
Turismo: dal post covid gli indicatori si sono impennati, e mostrano che l’Alessandrino è zona turistica sempre più apprezzata sia da italiani che da stranieri, questi ultimi in crescita esponenziale…
Anche qui, nulla succede per caso. Si è lavorato molto, e bene, e la Fondazione c’è sempre e stata e c’è, in costante sinergia con Alexala e con Slala, con l’obiettivo di mettere in luce le numerose eccellenze (paesaggistiche, culturali, enogastronomiche) che la nostra provincia, così vasta e diversificata, è in grado di offrire. E’ un percorso in itinere, e oggi ormai è facile prevedere che il numero annuale di turisti crescerà ancora, probabilmente a doppia cifra. E spesso non è turismo occasionale: chi scopre i nostri territori se ne innamora, e ritorna. Magari anche cercando una casa o una tenuta vitivinicola in cui investire oppure, più semplicemente, scegliendo una visione nuova di turismo in cui si privilegia la pace e la bellezza delle nostre colline rispetto al caos di altre forme di svago che anziché produrre il relax di cui tutti abbiamo bisogno, creano principalmente stress e preoccupazione.
Su tutti questi fronti, ma anche su altri (pensiamo al sociale e al volontariato, in tutte le sue sfaccettature, ma anche alla cultura) la Fondazione è impegnata in primissima fila. Su cosa punterete, in particolare, in questo 2025?
Come sempre, ci sarà una fortissima attenzione per il sociale, e per il volontariato che lo sostiene e supporta. La Fondazione ha da sempre una fortissima attenzione per i più deboli, in forte sinergia con le Diocesi, e con tutti gli altri soggetti che se occupano istituzionalmente. Ma continueremo a investire molto in tutti i macro settori che abbiamo citato, con particolare focus sulla Cultura: non solo investendo in opere d’arte e organizzando mostre qui a Palatium Vetus, ma anche individuando specifici percorsi di eccellenza che possano rappresentare ‘biglietti da visita’ da esportazione, fiori all’occhiello per il nostro territorio. Due esempi, ma non sono i soli: organizzeremo a marzo una mostra dedicato al Moncalvo, il grande pittore monferrino Guglielmo Caccia, che avrà la peculiarità di non limitarsi ad esporre le opere dell’artista ma di illustrare anche dove, sul nostro territorio, si trovano e si possono visitare le sue opere. In generale, ci siamo resi conto che i nostri piccoli comuni, o le chiesette dei paesi di collina, sono ricche di opere che meritano di essere visitate, e che il turismo culturale può essere un forte traino anche per l’enogastronomia, l’artigianato locale, la scoperta di territori poco conosciuti. E poi abbiamo un bel progetto per una pubblicazione su Gardella, di respiro nazionale, per il quale ci piacerebbe anche aprirci alla collaborazione con altri soggetti.
Intanto però gli addetti ai lavori hanno i riflettori puntati sul 2026: anno importante, che vedrà la scadenza del suo secondo mandato a Palatium Vetus..
Non solo il mio: nella primavera del 2026 scadrà tutto il consiglio di amministrazione della Fondazione, e tre membri su cinque non sono rinnovabili. Per quanto mi riguarda, è stata ed è un’esperienza splendida, ma anche molto impegnativa. Sono certo che il consiglio generale al momento opportuno saprà compiere le scelte migliori, dettate dalla indispensabile indipendenza della fondazione e fondate su criteri di merito e competenza che, per il bene della fondazione e del territorio tutto, devono prevalere su altri criteri di dubbia validità e utilità. Del resto anche il supporto dei dieci dipendenti (non si può certo dire che la fondazione sia un “poltronificio”!) che operano nell’ambito della fondazione è caratterizzato da serietà, competenza, grande impegno e responsabilità etica e per questo tengo a ringraziare e lodare i dipendenti della fondazione per il loro impegno e la loro professionalità.
Chiudiamo con una riflessione sul ‘risiko’ bancario in corso nel nostro Paese: alla fine la spunterà chi vorrebbe istituti bancari fortemente ‘europeizzati’, o chi invece crede molto ‘nell’italianità’ del comparto, anche in considerazione di quanto è ingente il patrimonio finanziario degli italiani?
Sono in corso operazioni molto complesse e incrociate, di cui è difficile prevedere l’esito finale. La nostra Fondazione, per quanto piccola rispetto a certi player, osserva con attenzione, e certamente condivide l’idea di fondo di tutelare le banche davvero italiane. Posso aggiungere che da tempo la fondazione CRA apprezza e condivide l’operato dell’amministratore delegato del Banco BPM Giuseppe Castagna che in svariate occasioni ha dimostrato eccellenti doti di competenza e capacità prospettica: riponiamo in lui estrema fiducia certi che con il suo staff saprà tutelare gli interessi non solo della banca di cui è amministratore delegato ma anche quelli di tutto il territorio di cui la banca è espressione.