di Dario B. Caruso
Anche questo 2024 volge al termine, non dissimile dal precedente.
Ho voglia di raccontarvi due piccole storie, vere, accadute a pochi giorni da questo Natale.
Un ragazzino di dodici anni frequenta una piccola scuola.
La sua famiglia è ormai stabile in questa cittadina da diversi anni.
Nel giro di poche settimane il papà, camionista, perde il lavoro ed è costretto a cercare un nuovo impiego; non è più giovane e quindi è un’impresa più che una ricerca.
Finalmente viene assunto da una nuova azienda.
C’è un problema, però.
Si deve trasferire con tutta la famiglia in un altra città di un’altra regione, settecento e più chilometri a sud.
Il figlio, nella settimana prima di Natale, è costretto a lasciare i compagni di classe, gli amici e tutto quello che un ragazzino di dodici anni possiede di non materiale a quell’età.
Una giovanissima insegnante insegna in una scuola dell’infanzia vicina a casa.
Ama i suoi piccoli alunni, contraccambiata.
Non è solo giovane ed apprezzata per il suo impegno: è anche estremamente preparata e così vince il concorso per l’immissione in ruolo.
Evviva! è il primo pensiero, anche il suo.
La settimana prima di Natale riceve la comunicazione che il giorno dopo dovrà trasferirsi in un’altra scuola di un’altra città di un’altra regione, duecento chilometri più a nord.
Dovrà cercare un appartamento per evitare il viaggio quotidiano. Soprattutto ha ventiquattrore per salutare i piccoli alunni e le colleghe con i quali ha appena terminato di preparare i lavoretti natalizi e due bellissime canzoncine da cantare alla festa dell’ultimo giorno prima delle vacanze.
Il Natale è fatto di luci e di ombre.
Spesso vediamo solo le prime perché sono facili da disegnare ma le seconde ci segnano in profondità.
Buon Natale a tutti, ciascuno con le proprie luci e ombre.