Costruire la guerra [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

L’uomo nasce con l’indole della sopraffazione, è la sua natura.
Il principio della condivisione appartiene all’evoluzione, quando le regole prendono forma e la società disegna un modello di vita comunitaria.
Insomma quando l’uomo si allontana dall’essere bestia.
Ma la scintilla dell’ira, della rabbia, della violenza resta lì più o meno sopita per riaccendere il fuoco e ardere ancora.

Il gioco della guerra va costruito con calma e raziocinio.
Non si può improvvisare, anzi richiede conoscenza dell’animo umano e molto tempo.
Per prima cosa occorre identificare un nemico o presunto tale.
Il nemico si può ritrovare in chiunque, qualunque persona o popolo, un vicino di casa o uno stato dall’altra parte del mondo.
Ciò che conta è che esista (molto facile) e che abbia qualcosa in più o in meno o di diverso da noi (ancora più facile).
Si sottolinea la differenza, dapprima in maniera diluita nel tempo e poi via via sempre più frequentemente. Per fare questo, ci si serve di mezzi di comunicazione di ogni tipo, dagli editti medievali ai social moderni.
A questo punto il presunto nemico comincerà ad avere un sussulto e gli sorgerà una domanda: vuoi vedere che ci sarà una ragione e che la diversità dovrà essere appianata?
Cominciano i primi dolori.
Si moltiplicheranno gli scambi di accuse incrociate e si metteranno in evidenza le innumerevoli differenze che inevitabilmente contraddistinguono due vicini di casa così come due popoli lontani.
Finalmente, dopo tempo e denaro investiti in propaganda e riarmo, accade un evento drammatico: quella scintilla, rimasta sopita, fa scattare il primo focolaio d’incendio.
Questo a discapito della gente semplice che in preda alle difficoltà economiche indotte, si rivolta e riesuma tutta l’aggressività primitiva che verrà prontamente convogliata dal potere verso il nemico.

Inutile dire come va avanti la storia, la conosciamo bene e ci siamo dentro fino al collo.
Costruire la guerra è una missione, ci vuole scaltrezza, conoscenza dell’animo umano e tempo.
Molto tempo.
E l’uomo ricorda di essere bestia.