Dal 2017 persi oltre 8.000 ettolitri. Necessario attivarsi concretamente per tutelare le aziende
Il Brachetto, eccellenza e orgoglio del territorio alessandrino e piemontese, è un vitigno antico dalle grandi potenzialità che deve però essere rivitalizzato.
L’attuale situazione di mercato desta preoccupazione e, anche se i dati dell’ultimo biennio non fanno registrare flessioni negative sia in termini di produzione che di estirpo, il grido di allarme lanciato da Coldiretti Alessandria e Coldiretti Asti vuole sottolineare la necessità di un cambiamento che sia in grado di ridare fiducia e slancio al settore.
Per questo è stato organizzato ad Acqui Terme un incontro che ha visto la partecipazione dei produttori di Brachetto, del Responsabile Area Economica di Coldiretti Piemonte Franco Ramello, del Presidente e Direttore di Coldiretti Alessandria nelle persone di Mauro Bianco e Roberto Bianco con il Presidente di Zona di Acqui Terme Bruno Roffredo. Per Coldiretti Asti presenti il Vice Presidente Gian Franco Torelli, con il Direttore Giovanni Rosso.
In Piemonte si coltivano circa 1.000 ettari di Brachetto per un totale di ettolitri distillati nel 2023 pari a 16.600 con una giacenza a fine settembre 2024 di 11.500 ettolitri (non compresa la vendemmia 2024), che porta a registrare una produzione complessiva di circa 32.841 quintali per oltre 22.988 ettolitri. Tuttavia si evidenzia una flessione negativa importante se si analizzano i dati degli ultimi sei anni, passando dai 31.527 ettolitri prodotti nel 2017 ai circa 23.000 del 2023.
“E’ necessario attivarsi concretamente per ridare fiducia e slancio al comparto. Stiamo parlando di un prodotto di elevata qualità che identifica un territorio ricco di storia e che, quindi, va tutelato evitando di creare flussi paralleli concorrenziali – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Servono un progetto concreto e programmi ben chiari per valorizzare questo vitigno anche oltre i confini nazionali e per supportare quelle aziende che, oltretutto, hanno investito risorse, al fine di cercare nuovi sbocchi per promuovere un prodotto di elevata qualità che identifica un territorio ricco di storia. Solo una visione d’insieme lungimirante può portare ad un’immediata inversione di tendenza”.
“Il nostro obiettivo è dare nuovo impulso alla redditività delle imprese, per trovare soluzioni ad una situazione insostenibile che richiede un’immediata inversione di tendenza – ha aggiunto il Presidente di Zona Bruno Roffredo –. L’Acquese è una terra ricca e generosa, lo sono soprattutto i suoi vigneti, poter pensare ad una programmazione sulle rese è condizione primaria per uscire dalla crisi, soprattutto evitando di incappare in speculazioni che andrebbero a compromettere definitivamente il reddito di molte aziende”.
“E’ necessario riposizionare questo prodotto sul mercato: non dimentichiamoci anche dell’Acqui Docg Rosé, un prodotto dalle grandi potenzialità, visto che questa tipologia di vini ultimamente sta incontrando il gusto dei consumatori, e per il quale sarebbe auspicabile una specifica strategia di lancio proprio per farlo spiccare in un momento così favorevole”, ha continuato il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.
Durante l’incontro è stato posto l’accento sulle gravi conseguenze che derivano dalla produzione di bevande che niente hanno a che fare con i grandi vini che il mondo ci invidia, ma che vengono vendute con nomi che richiamo i territori e vitigni piemontesi, oltre che con lo stesso formato di bottiglie e packaging, pur trattandosi di bevande aromatizzate con l’aggiunta di aromi, edulcoranti, coloranti e CO2 artificiale e alcool, sostanze notoriamente vietate nei vini, che conferiscono gusti fruttati, ma che sono ben lontani dalle eccellenze dei viticoltori piemontesi.