di Graziella Zaccone Languzzi
1) Mi piacerebbe “staccare” per un po’ la spina dalle vicende AMAG, ma come si fa? Tutte le settimane se ne legge una, o peggio due o tre: per non dire del tam tam che gira di bocca in bocca: ma quello, in mancanza di riscontri oggettivi, lo commentiamo solo in privato. Avrete letto anche voi l’ennesimo disagio espresso da un cittadino, e ‘sentito’ le unghie dell’azienda stridere sui vetri: “Non funzionano i telefoni e il riscaldamento”: un cittadino “indignato” contro Amag. La replica dell’azienda”. L’utente lamenta che nel tentare di aver risposta telefonica su una bolletta ritenuta eccessiva, non riuscendo a farsi passare lo sportello del settore interessato, ha dovuto recarsi nella sede AMAG su consiglio di chi aveva risposto alla sua chiamata. Recatosi sul posto ha trovato questa situazione: “La sede era completamente al freddo, molta gente in attesa si lamentava. Ho atteso quasi un’ora il mio turno. Quando ho chiesto spiegazioni mi è stato spiegato che il riscaldamento non funziona da quasi un mese. Mi è stato detto che io, a differenza di chi lavora all’interno dell’azienda, ero fortunato perché potevo tornare a casa e non essere costretto a stare lì tutto il giorno”. La redazione che aveva ricevuto la segnalazione ha interpellato AMAG, e la risposta è stata che le criticità legate al riscaldamento sono state risolte: a quanto pare all’improvviso visto che i dipendenti hanno detto che erano al freddo da un mese. Sul fronte telefoni la responsabilità è stata scaricata su lavori in corso del gestore. Chissà perché mi torna in mente la vicenda di qualche mese fa, quando un comunicato stampa aziendale parlò di un guasto ad un tubo dell’acqua da Acqui Terme alla Fraschetta….un unico tubone gigante, pensammo tutti sorridendo! Guardate che deve essere durissima lavorare in una situazione simile: fanno benissimo i sindacati a ‘tenere la posizione’, e i dipendenti del Gruppo AMAG hanno tutta la nostra solidarietà. Su top management e super consulenti, gratuiti e non, stendiamo invece un velo pietoso, lasciando che la storia faccia il suo corso. A proposito, leggete qui: “Amag nel caos, come dicono cittadini e sindacati? Macché: risanamento avviato, e super consulenti che lavorano gratis!” Credo che ogni altro commento sia superfluo, e temo che le nostre pagelle dovranno occuparsi di AMAG ancora a lungo!
Voto: 2
2) Confagricoltura ha accolto l’invito di Palazzo Rosso ad “adottare” una panchina ai giardini di Alessandria, e il vicesindaco/vero sindaco Barosini, presente in pompa magna con tanto di fascia tricolore, ha dichiarato: “Non è solo un atto simbolico ma anche un gesto sostanziale per contribuire a rendere questi giardini un luogo vivo ed accogliente”. Un gesto apprezzabile da parte di Confagricoltura, chiederei però a Barosini: accogliente per chi? Quella panchina quanto durerà? Mi è bastato leggere l’articolo per arrivare col pensiero a come questo paese e città si sono ridotti, e mi riferisco alla sicurezza e al decoro. L’Italia e le nostre città sono diventate la frontiera aperta ad una massa di individui che arrivano da diversi paesi africani dove non ci sono conflitti, sono paesi forse anche poveri ma non insicuri, visto che anche molti italiani ci vanno per turismo. Se escludiamo donne e bambini, in altissima percentuale ad arrivare qui sono individui che scappano perché nel loro paese hanno problemi con la loro Giustizia. L’Italia ha due handicap: 1) per posizione geografica, e per debolezza politico/economica, è stata da lungo tempo identificata dall’Unione Europea come ideale ‘campo profughi’, e cuscinetto per ammortizzare i disagi generati dai flussi migratori africani. 2) sotto l’egida del centro sinistra e del Vaticano, si è sviluppato un fiorente mercato di ong e cooperative che sulla pelle di questi disgraziati ci campano alla stragrande. A noi poveri cristi autoctoni tocca subire le conseguenze di queste scelte, che pure disapproviamo. E Alessandria, pur non essendo Roma o Milano, la sua bella dose di delinquenza connessa alle migrazioni irregolari (non abbiamo assolutamente nulla contro i lavoratori stranieri che arrivano qui con un loro serio progetto di vita, ci mancherebbe altro. Considerata la voglia di lavorare di molti italiani, ce ne fossero…) la sopporta eccome. A proposito, che fine avrà fatto il professionista del monopattino che quasi accoppo’ un anziano in centro un mese fa, e se la diede a gambe, anzi a rotelle? E’ calato il silenzio…..Ma ora abbiamo, egregio vice sindaco/vero sindaco Barosini, una bella panchina rinfrescata e decorata utile per essere occupata da clandestini magari con qualche foglio di via, perché le persone civili, le famiglie con i bambini se ne stanno alla larga dai giardini. Invito a visionare questo filmato da parte di Svegliati Alessandria/La Pulce dal titolo: “Inclusione o illusione?”
Il filmato tratta del “parco giochi inclusivo” dei Giardini Pubblici di Alessandria, inaugurato grazie ai fondi del Lions Club International, un angolo dei giardini dove si respira un’aria che sa di abbandono e contraddizione. Dovevano essere spazi di aggregazione per bambini e famiglie, ma lo scenario reale è ben diverso: panchine spesso occupate da adulti e giovani di diversa origine etnica multiculturale che stazionano e bivaccano, mentre i più piccoli restano assenti. Un contrasto amaro, quello tra il parco e la sua missione inclusiva: se da una parte troviamo strutture adatte anche a bambini con disabilità, dall’altra emergono chiari segni di incuria e la presenza di frequentatori che nulla hanno a che fare con i piccoli fruitori per cui queste giostre sono state pensate. Alessandrina voleva riprendersi questo spazio pubblico con un’idea di riqualificazione, eppure il risultato è sotto gli occhi di tutti: una terra di nessuno, dove l’insicurezza reale o percepita sembra dettare legge, e dove l’attrattiva per i giovani è ridotta a un mero slogan. Dov’è finito il sogno di riappropriarsi dei giardini come luogo di incontro e socializzazione?
Voto: 2
3) Diritto sanitario. Tutti conosciamo la fatica per ottenere una visita specialistica o un esame diagnostico nel nostro ospedale e nella nostra ASL in tempi che consentano di non peggiorare la nostra salute. Quando sento parlare di Diritto sanitario penso, da cittadina, al diritto che ognuno di noi ha (meglio: avrebbe) di ricevere in tempi brevi le cure necessarie e gli esami utili, possibilmente senza dover uscire dai territori di residenza o doversi rivolgerci a strutture private a pagamento, e quanto ho letto il titolo dell’articolo che segue, ho voluto approfondire e fare le mie valutazioni: “Al via la XXII edizione del Convegno di Diritto Sanitario: oltre 50 relatori ad Alessandria”. Nei giorni 21 e 22 ottobre si è tenuta la 22esima edizione del Convegno nazionale di Diritto Sanitario promossa dalla SoDiS-Società italiana di Diritto sanitario, sotto la direzione dell’ex ministro alessandrino Renato Balduzzi (delega alla sanità Governo Monti 2011/2013). I lavori si sono svolti ad Alessandria, presso l’AOU SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo e presso il Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali dell’Università del Piemonte Orientale. Un Convegno di alto livello con oltre 50 relatori con questa finalità : “Corti Supreme e One Health. Vent’anni di giurisprudenza”. Dopo aver letto tutto per benino non ci ho capito niente, non è roba alla mia portata, ma ho realizzato che tale Convegno sarà utile per lo scambio di studi o progetti per alcuni, ma poco hanno a che fare con i “diritti reali” della sanità come li intendiamo io, e le persone con cui quotidianamente mi confronto: liste di attesa brevi, esami e visite ospedaliere o in ASL locali, senza dover raggiungere strutture in altre province o fare esami e visite specialistiche in centri privati a pagamento. Le tribolazioni per i pazienti oncologici ad esami quali la TAC in ospedale, nei tempi dettati dagli oncologi e senza migrare e/o pagare al privato. Se poi parliamo di Alessandria (nel resto del Piemonte non ho idea) nel settore ospedaliero di Oculistica si deve per forza andare a pagamento: diversamente saremmo una popolazione di orbi, perché ci vogliono mesi per una visita e almeno tre anni circa per una cataratta. Nulla contro i convegni per cattedratici, per carità. Ma mi sembra che se la suonino e cantino fra di loro: completamente avulsi dal mondo reale, e ben attenti a non disturbare il potere politico. Di cui peraltro talora fanno parte a pieno titolo. Interessante la lettura di questo Report Osservatorio GIMBE , 7° Rapporto 08/10/ 2024 che tratta il definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale: definanziamento pubblico che parte nel 2010.
Voto: 3