Il 2024 è stato un altro anno difficile per l’agricoltura in Piemonte e in provincia di Alessandria, caratterizzato da eventi atmosferici estremi, da un progressivo aumento dei costi e dall’incertezza del quadro internazionale. E’ quanto è emerso dal rapporto sull’annata agraria in Piemonte, presentato alla vigilia di San Martino, data che per l’agricoltura indicava storicamente la fine della stagione, nella sede di Confagricoltura Piemonte, alla presenza del presidente regionale Enrico Allasia, del direttore regionale Lella Bassignana, del vicepresidente nazionale Luca Brondelli di Brondello. Per Confagricoltura Alessandria erano presenti, da remoto, la presidente Paola Sacco e il direttore Cristina Bagnasco.
Andamento climatico
Sulla scorta delle informazioni elaborate per Confagricoltura Piemonte e Confagricoltura Alessandria da Federico Spanna, del Settore Fitosanitario, Sezione Agrometeorologica, che ha eseguito un monitoraggio sul territorio dei fenomeni atmosferici, agricoli e fitosanitari, è stata elaborata l’analisi dell’andamento del settore primario regionale. Il 2024 in Piemonte, fin dai primi mesi, ha fatto registrare un’inversione di tendenza rispetto alle condizioni climatiche del 2022 e del 2023: precipitazioni frequenti e consistenti hanno contribuito a superare la scarsità idrica degli anni precedenti. Si sono registrate piogge persistenti in primavera e in autunno che hanno causato gravi problemi: ritardo nelle semine, sviluppo fenologico e nella maturazione, irregolarità nei processi fisiologici e produttivi, problematiche fitopatologiche , fisiopatie e squilibri termici, danni di tipo abiotico (grandinate, eccessi idrici con asfissia), difficoltà nelle operazioni colturali e di difesa, riduzione delle rese.
Complessivamente possiamo inserire l’annata 2024 tra le caldo/umide, con un aumento dei giorni di piovosità e un relativo indice ben oltre la media. A Castelletto d’Orba, ad esempio, la media storica è di 635,9 millimetri mentre nel 2024 è stata di 1.468 millimetri; a Castelnuovo Scrivia la media storica è di 509,7 millimetri contro i 1.056,6 registrati nel 2024.
Aziende e superfici agricole
Il numero delle aziende agricole in Piemonte, ormai da almeno un decennio, sta subendo una progressiva diminuzione. Si tratta di un fenomeno legato a una dinamica strutturale del comparto che vede concentrarsi le risorse (superfici, capi allevati, capitali) in aziende di maggiori dimensioni. Dal 2019 al 2024 la diminuzione è stata del 18% circa, passando dalle 43.246 aziende attive del 2019 alle 35.241 del 2024 (fonte Anagrafe agricola regionale).
Per la provincia di Alessandria, in un anno, tra il 2023 e il 2024, il numero di aziende è passato da 6.350 a 5.848, con una relativa diminuzione di superficie agricola da 146.785 ettari a 136.546 ettari. Rispetto al 2019, la perdita in termini di aziende è di 1.236 unità (-17,44%9) mentre la Superficie agricola coltivata (Sau) è diminuita del 7,66%, contro una media regionale di -8,6%.
In questo quadro, è interessante osservare il dato riguardante le aziende condotte da donne e quelle con titolari giovani (meno di 41 anni).
Le aziende al femminile rappresentano oggi in Piemonte 25,8% di quelle totali, in leggera diminuzione negli ultimi anni. In provincia di Alessandria il numero di aziende al femminile è di 1.599 (27,2%, del totale), nel 2019 erano 2.168 (il 30,7% sul totale delle aziende).
Secondo i dati dell’Anagrafe agricola regionale, le aziende con titolari giovani in Piemonte nel 2024 sono 5.730 e rappresentano il 14,6% del totale. Il dato è in crescita negli ultimi dieci anni.
In provincia di Alessandria il numero di aziende in cui titolare ha meno di 40 anni è di 650, pari all’11% del totale. Nel 2109 erano 774 (- 16%), pari al 10,9% del totale. Il dato in percentuale è quindi pressoché invariato.
Conclusioni
Analizzando il settore comparto per comparto, Confagricoltura ha più che confermato le criticità già rilevate durante tutta la campagna 2023-2024:
- aumento dei costi di produzione che non sempre vengono ricompresi nel prezzo finale del prodotto, riducendo così all’osso la marginalità;
- ritardo generalizzato, causato dall’andamento meteorologico, nelle semine e nello sviluppo delle coltivazioni a cui non corrisponde un ristoro adeguato per sopperire alle perdite;
- diffusione di malattie virali non endemiche, quali la Peste Suina africana (PSA) per i suini, la Blue Tongue per gli ovicaprini e i bovini, l’influenza aviaria per gli avicoli;
- aumento della burocrazia con conseguente riduzione in investimenti innovativi, in nuove tecnologie e per fare fronte alle richieste di mercato;
- nuovi obblighi imposti dalla PAC, dalle normative sul clima, dalla strategia sulla biodiversità per il 2030, che minano la sopravvivenza delle aziende agricole;
- difficoltà nel ricambio generazionale e nell’accesso al credito da parte dei giovani imprenditori.
Per la provincia di Alessandria si è registrata una diminuzione nella produzione cerealicola (grano tenero e mais) a causa di piogge e temperature che hanno fatto ritardare il raccolto e reso difficoltosa la difesa fitosanitaria. La medesima problematica si è registrata per il pomodoro da industria, produzione presente quasi esclusivamente nella nostra provincia, con una riduzione significativa delle rese e la necessita di un elevato numero di trattamenti fitosanitari. Anche la vite, confermano i tecnici di Confagricoltura Alessandria, ha subito alcuni danni fitopatologici, che tuttavia – quando adeguatamente trattati – non hanno compromesso l’annata. “Quel che preoccupa è il continuo aumento dei costi a carico degli agricoltori e una eccessiva burocratizzazione che penalizza in modo particolare la provincia di Alessandria, caratterizzata da una varietà di produzioni unica in regione Piemonte”, ha commentato la presidente Paola Sacco.
All’incontro era presente anche il direttore della direzione Agricoltura e cibo regionale Paolo Balocco, che ha richiamato il ruolo fondamentale dell’Ente pubblico nell’attività di analisi del settore primario e nello sviluppo delle politiche di programmazione e indirizzo dell’agricoltura in stretto dialogo con le sue rappresentanze. A chiudere i lavori, il vicepresidente nazionale di Confagricoltura, Luca Brondelli di Brondello: “Dai dati esposti e dalla realtà che viviamo quotidianamente, emerge chiaramente un quadro di difficoltà che coinvolge tutto il mondo agricolo. È necessario quindi che sul medio – lungo periodo e a tutti i livelli, regionale, nazionale e internazionale, vengano attuate politiche più coraggiose. Gli obiettivi? Riportare la produzione di cibo sicuro e di qualità ad un livello tale da competere lealmente ed equamente con i produttori americani e asiatici, seguendo regole di mercato ben definite e accordi multilaterali, che garantiscano reciprocità. Non per ultimo, sfatare l’illogica teoria secondo la quale i lavoratori della terra non avrebbero a cuore la natura e gli elementi che la caratterizzano: è esattamente il contrario, tant’è che a marzo di quest’anno è stata istituita la figura dell’agricoltore custode dell’ambiente e del territorio”. Brondelli ha inoltre sottolineato come gli imprenditori agricoli debbano essere messi nelle condizioni di salvaguardare il potenziale produttivo, anche attraverso una decisa sburocratizzazione, ricordando come, ad oggi, non siano ad esempio ancora stati erogati gli acconti Pac.