La raccolta delle olive [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

I miei nonni nacquero tra la fine dell’Ottocento e il 1912.
Erano contadini da parte di mamma e pescatori da parte di papà.
Rappresentavano la civiltà ligure del secolo scorso, quella che si è fatta da sola, legata alla terra e al territorio; hanno vissuto la guerra, sofferto la fame, si sono rialzati per dare un futuro migliore ai figli e ai nipoti.

In questi giorni mi sono dedicato alla raccolta delle olive, con mia moglie e i miei cognati. Mi sono rimboccato le maniche e come accade da alcuni anni provo a dare il mio semplice e piccolo contributo di tempo e di energie. Pur nella personale imperizia.
Non è cosa scontata raccogliere le olive: predisporre le reti, montare la scala e cominciare a brucarle, una ad una cercando di non dimenticarne alcuna.
E attenzione! Perché anche le olive meno levigate e meno carnose daranno comunque il loro piccolissimo contributo di olio al frantoio, quindi non lasciamoci ingannare dall’aspetto esteriore.

Di quella pratica antica oggi resta la ritualità, non più la necessità e il bisogno di avere abbondanti scorte di buon condimento per l’intero anno.
Un rito, io lo vivo così.
Durante la raccolta delle olive si è in tanti, si raccontano molte cose inutili, che non si racconterebbero in altri contesti; eppure tra le frasi pronunciate e intervallate dai lunghi silenzi contrappuntanti la fatica, ci sono testi e sottotesti che restano dentro.
Chissà se la sensazione che ne traggo è la medesima dei nostri antenati. Bello pensarlo, difficile dimostrarlo.
A mezza giornata c’è la condivisione di focaccia, di panini con salame e formaggi accompagnati da un buon bicchiere di vino rosso.
E giù altre smancerie e barzellette e ricordi di vita vera.

Ritorniamo nel campo per il secondo tempo.
Assaporo questi momenti.
Mi torna alla mente l’iconico film con Robin Williams, L’attimo fuggente e mi risuonano dentro le parole di Thoreau: Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa.
Arrampicato sulla bassa pianta, annuso un’oliva e ad occhi chiusi percepisco il profumo di terra e di sale.
È la mia storia che prende forma.