Al via un progetto da 30.000 € per rendere accessibili i servizi del centro antiviolenza
L’APS me.dea è capofila di un nuovo progetto chiamato “Io sono unica” che ha l’obiettivo di rendere accessibili i servizi antiviolenza per tutte le donne. Il progetto è finanziato dalla Fondazione Time2, nata su iniziativa di Antonella e Manuela Lavazza, per promuovere il cambiamento verso una società più accogliente, che riconosca il valore delle diversità e la centralità di ogni persona, con e senza disabilità.
me.dea ha vinto il Bando Cambiamenti della Fondazione con un’idea progettuale del valore di 30.000€ che sarà finanziata dalla Fondazione per l’81%. Le attività previste sono molte e si svilupperà per tutto il 2024 e per i primi mesi del 2025.
Al centro del progetto c’è la formazione rivolta alle operatrici me.dea, per consentire loro di acquisire competenze tecniche e relazionali in tema di disabilità e disuguaglianze.
Il progetto, infatti, ambisce a rendere il centro antiviolenza un luogo dove ogni donna possa sentirsi accolta e abbia la possibilità di essere ascoltata e creduta senza giudizio. Le donne disabili vittime di violenza avranno quindi la possibilità di raggiungere consapevolezza rispetto alla propria situazione personale, condividere le proprie difficoltà e se lo desiderano accedere al supporto strutturato del centro antiviolenza, sia come luogo sicuro di ascolto, che per ottenere le informazioni utili a valutare in autonomia quali decisioni prendere.
In un’ottica di scambio di competenze, anche me.dea offrirà formazione per aumentare la consapevolezza e l’informazione sul tema della violenza di genere all’interno delle associazioni che si occupano di disabilità.
All’aspetto formativo si unisce l’accessibilità degli spazi fisici del centro antiviolenza di Alessandria e l’accessibilità digitale del sito medeacontroviolenza.it, attraverso la creazione di un sottodominio costruito secondo le linee guida sull’accessibilità web WCAG 2.1.
Infine, “Io sono unica” permetterà di costruire una rete con le realtà che in Italia si occupano di violenza per lo scambio di buone pratiche e innovazioni e di realizzare uno studio di fattibilità sull’accessibilità di una delle case rifugio di me.dea.
Nell’ambito del progetto, me.dea collaborerà con quattro associazioni che si occupano di disabilità a vario titolo: Associazione Italiana Assistenza Spastici (A.I.A.S.) Sezione di Alessandria, Associazione Verba, che si dedica a studi sull’intersezione tra genere e disabilità promuovendo azioni concrete volte a garantire le pari opportunità delle donne con disabilità, LISten, un’associazione di promozione sociale attiva in Piemonte dal 2016 e che si occupa di inclusione tra persone sorde e udenti e diffusione della LIS e della cultura sorda, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (U.I.C.I) Sezione di Alessandria.
Lo slogan ispirazionale del progetto è una frase della poetessa, scrittrice e attivista statunitense Audre Lorde: “Senza la comunità, non c’è liberazione”, poiché il vero cambiamento può avvenire solo in una comunità capace di valorizzare le differenze e riconoscere e superare le disuguaglianze.
“La violenza può colpire tutte le donne e a tutte le donne deve essere data la possibilità di liberarsi da una relazione violenta – afferma Sarah Sclauzero, presidente Aps me.dea. Sono molte le donne disabili che subiscono violenza, ma sono ancora poche quelle che accedono ai centri antiviolenza per chiedere supporto. È importante che i servizi antiviolenza diventino accessibili per tutte e questo richiede conoscenza, consapevolezza, disponibilità a mettersi in discussione, la creazione di nuove reti, l’individuazione di soluzioni pratiche affinché la possibilità di ricevere supporto sia raggiungibile per tutte. Siamo grate a Fondazione Time2 per l’opportunità che ci sta dando di lavorare in questa direzione e qualificare ancora di più i servizi di me.dea”.
“L’impegno di Fondazione Time2 è di superare la settorialità dell’interesse nei confronti della disabilità e promuovere al contrario un interesse trasversale e generalizzato, da parte di tutti i contesti e attori della società, nei confronti dei cittadini e delle cittadine con disabilità – dichiara Samuele Pigoni, segretario generale di Fondazione Time2. Fino a quando le persone con disabilità non saranno previste dai contesti, non ci sarà pieno riconoscimento dei loro diritti di cittadinanza e di piena partecipazione alla società.
Perché però questa apertura sia possibile, i contesti si devono interrogare su quali barriere producono e rivolgono, anche involontariamente, alle persone con disabilità. A questo proposito il progetto ”Io sono unica” è un esempio importante di impegno ad ampliare l’autodeterminazione delle persone. In particolare, il progetto interviene con consapevolezza sulla questione intersezionale: quando le discriminazioni si sommano, e il caso di essere una donna, con disabilità, vittima di violenza ne è un esempio, è ancora più rilevante offrire contesti sicuri, strutturati e competenti in cui offrire supporto e agire per il cambiamento”.