di Graziella Zaccone Languzzi
1) Cosa sta succedendo davvero nel Gruppo AMAG? E soprattutto, cosa potrebbe succedere nei prossimi mesi? Giovedì scorso si è tenuta in comune ad Alessandria una commissione Bilancio ‘fiume’, durata cinque ore, tutta dedicata all’Atto di indirizzo presentato dalla giunta Abonante sulla holding, e che la maggioranza vorrebbe approvare in consiglio, in tutta fretta, per poterla presentare il prossimo 4 luglio all’Assemblea degli Azionisti di Amag Spa. Più che comprensibili le richieste di chiarimenti e approfondimenti delle opposizioni, per cui se ne riparlerà martedì in commissione, e mercoledì in consiglio comunale. Prevedo approvazione con bagarre, data la delicatezza del tema. In sostanza, mi pare di capire da cittadina che segue con attenzione le vicende cittadine, le cose stanno così. Due anni fa, anche grazie ad un astensionismo record che la dice lunga sul senso di comunità di tanti alessandrini, il centro sinistra vinse le elezioni, e Abonante divenne sindaco. Qualcuno ricorda lo slogan della sua campagna elettorale? “Alessandria davvero vostra”. Questo il programma presentato agli elettori. Su Amag, nello specifico, Abonante disse in campagna elettorale: “Elezioni Alessandria, Abonante contro il progetto Smart City: “Se amministreremo noi, non andrà avanti”. E’ stato di parola, e mi dicono che la prossima settimana, in tribunale, si comincerà a discutere quanto costerà agli alessandrini questo passo indietro: probabilmente meno dei 16 milioni di euro richiesti da chi lavorò per due anni al progetto, ma certamente neppure bruscolini. Intanto si legge: “Gruppo Amag, assessore Laguzzi: “Riorganizzazione e potenziamento delle rinnovabili, sennò non è sostenibile”. Il 4 luglio convocazione dei soci di Amag spa (tanti comuni del territorio, a partire da Acqui Terme), e l’amministrazione di Alessandria, socio di maggioranza, punterà a far approvare l’atto di indirizzo della stessa giunta Abonante sulla riorganizzazione della multiutility. Sapete cosa mi ha colpito in particolare nelle parole utilizzate dall’assessore Laguzzi? L’approccio con cui si parla del personale del Gruppo, palesemente percepito non come risorsa, ma come zavorra.
Cito una frase: “ …con il potenziamento delle professionalità del gruppo in ambito giuridico e finanziario, oltre alla revisione complessiva del personale, finalizzato a recuperare efficienza e, di conseguenza, riducendo i costi. Ad oggi, infatti, il 41% del fatturato è rappresentato dal costo del personale: questa situazione rischia di rendere l’azienda non sostenibile, in termini di bilancio e di efficienza. L’azienda necessita di risorse proprio per fare investimenti …” Quindi il problema sono i dipendenti: sono troppi? Poco efficienti? L’assessore Laguzzi continua: “Occorre affrontare questo tema: per questo serve un chiaro atto di indirizzo sulla riorganizzazione. Non stiamo parlando di licenziamenti ma del tentativo di aumento fatturato e l’efficientamento del personale già esistente per arrivare in futuro a un piano di rientro per abbassare la percentuale del peso del personale sul fatturato”. L’assessore dice e non dice, ma il forte sospetto è che uno dei due pilastri della cosiddetta riorganizzazione possa essere proprio la drastica riduzione del personale. Il che, peraltro, renderebbe poi anche più appetibili sul mercato le diverse aziende del gruppo. Spero di sbagliarmi, naturalmente, ma niente mi toglie dalla testa che l’obiettivo finale del centro sinistra (più grillini e Barosini) sia quello: vendere gli ultimi gioielli di famiglia. Mi pare di capire che il centrodestra non ci sta, e annuncia battaglia. Ottimo, sono d’accordo. I sindacati invece spero non stiano dormendo, o non siano già partiti per lunghe vacanze estive. Attendiamo che battano un colpo. E non credano la maggioranza degli alessandrini, quelli che non lavorano in Amag e che neanche vanno più a votare, che questi non siano fatti loro. L’arrivo di un socio privato potrebbe significare (anche qui, spero di sbagliarmi, ma temo andrà proprio così) aumenti a raffica per acqua e rifiuti. E le bollette, almeno in teoria, le paghiamo tutti quanti. La calda estate di Amag,e di Alessandria, sta per cominciare.
Voto: 2
2) L’Autonomia differenziata è legge: “Maratona notturna alla Camera, l’Autonomia Differenziata è legge. Molinari (Lega): Risultato storico per noi e per l’Italia”. Da decenni la politica italiana parla di riforme a vanvera e senza nulla stringere. Ora che Governo Meloni e maggioranza di centro destra qualcosa concretizzano, apriti cielo: numeri da circo, bandiere e bandierine, il sempiterno terrore del fascismo, o più semplicemente la paura che ‘eterne’ rendite di posizione si possano sgretolare. Da cittadina mediamente informata, mi pare che nessuna frammentazione dell’unità della Repubblica sia alle porte, anche perché in Italia ci sono da tempo 5 Regioni a Statuto Speciale, che mi pare apprezzino il proprio status ‘autonomista’. Queste hanno competenze e forme di finanziamento diverse tra di loro e differenti anche dalle Regioni a statuto ordinario, le cui competenze sono invece fissate uniformemente dalla Costituzione. Il disegno di legge sull’autonomia differenziata promosso dalla Lega e finalmente trasformato in legge ci auguriamo possa rappresentare un bel salto in avanti, in termini di modernizzazione, per quelle regioni che sceglieranno di beneficiarne: non è obbligatorio, chi preferisce continuare a dipendere in tutto e per tutto da Roma può farlo.
L’opposizione parlamentare e in primis il PD dovrebbe essere l’ultimo a protestare contro l’autonomia regionale, visto che fu un governo di centro sinistra nel 2001 ad approvare frettolosamente e a varare la riforma del Titolo V della Costituzione. Ora, invece di lasciare libera ogni regione di valutare le opportunità offerte dalla nuova legge, già c’è chi chiede al Presidente della Repubblica di non firmare la legge (sempre in difesa della democrazia, beninteso), o di avviare un referendum abrogativo. Sarebbe legittimo, per carità: del resto se pensiamo ai risultati dei governicchi di centro sinistra, da Prodi in poi, non possiamo pretendere di più. Un plauso alla Lega dunque, e agli altri partiti di centro destra che hanno resistito alla retorica ‘centralista’ del sud.
Voto: 9
3) Le elezioni europee continuano a far discutere, e se chiedete un po’ nel vostro cerchio di conoscenze “L’Unione Europea ti soddisfa?” credo che le risposte non saranno tanto diverse da quelle del sondaggio di CorriereAl della settimana scorsa: 92,86 % NO, e il 7,14 % SI. Non vuol dire, naturalmente, che tutti gli italiani siano antieuropeisti: semplicemente siamo più che scettici, anzi decisamente disamorati, di questo Moloch burocratico che vuole dirci come scaldarci, come produrre energia, con quali auto andare in giro, e se le nostre case sono adeguato o meno. Ma anche decidere se un formaggio o un salame sono commestibili o meno, e persino imporci ridicoli tappini di plastica ‘con gancio’, perché così salviamo la vita ai cormorani, o al pesce palla. Se il 50% degli italiani non va più a votare, e l’altro 50% si orienta in prevalenza verso partiti sia pur prudentemente eurocritici, qualche ragione ci sarà. Guardate del resto che terremoto è in corso in Francia, mentre Germania e Belgio non sono messe meglio. Questi sono i paesi dai quali dovremmo ‘prendere la linea’? Ma per favore. Deve ancora avviarsi il percorso che porterà alla formazione del nuovo Parlamento europeo, e successivamente della nuova Commissione europea, ma il Parlamento decaduto continua a imporre regole extra green che non stanno né in cielo né in terra, almeno per i paesi mediterranei. Due giorni fa ho ricevuto una email con questo commento: “Ecco in arrivo un’altra porcata europea”. Le élites di Bruxelles sono impegnate sempre più a disegnare un futuro di investimenti green ‘estremi’, oltre a sostenere spese militari folli in conflitti che ci vedono ‘pedina’ di interessi altrui. E se il popolo non è d’accordo, nomineremo un nuovo popolo, come diceva Bertold Brecht. Ci pensate mai, a come commenterebbe la situazione attuale l’intellighenzia italiana ed europea di soli cinquant’anni fa? Temo che il giudizio sarebbe impietoso: la teoria dell’evoluzione non funziona sempre. Le società e i sistemi politici talora ad un certo punto regrediscono, ed implodono.
Voto: 2