di Enrico Sozzetti
Approvato in Commissione l’atto di indirizzo per la ‘Pianificazione logistica del territorio comunale’. Ma lo spazio a disposizione non è poi così tanto e la competitività e attrattività dell’area rischia di essere penalizzata
Aree ben precise per gli insediamenti logistici e produttivi ad Alessandria con l’obiettivo di favorire lo sviluppo tenendole «ben separate da quelle residenziali». Il capoluogo vuole «fare chiarezza» con lo scopo di «rispettare l’interesse di potenziali investitori». Le parole del sindaco del capoluogo, Giorgio Abonante, arrivano in apertura della Commissione Sviluppo del territorio, guidata da Daniele Coloris, che ha poi approvato con quattro voti a favore e due astenuti l’atto di indirizzo per la ‘Pianificazione logistica del territorio comunale’. Il documento, che dovrà passare all’esame del Consiglio comunale, dice chiaramente che gli insediamenti si potranno concentrare nelle zone industriali D5, D6, D7 e D8, nell’ampia zona a ridosso dello scalo ferroviario che dovrà essere riqualificato e nella zona di San Michele di fronte al carcere, dove il Piano esecutivo convenzionato (Pec) prevede un nuovo insediamento industriale su un’area di circa 380.000 metri quadrati.
Gli spazi a disposizione
Individuare spazi precisi per la logistica e le attività collegate è importante sul piano della programmazione e pianificazione urbanistica, ma realisticamente di quanto spazio si parla? La risposta non è facile. Nella zona D8, dove è in fase di completamento il nuovo centro logistico di Amazon, per la porzione di area rimanente è in corso il rilascio dei permessi di costruire e il terreno è interamente privato. Rispetto a D5, D6 e D7, la proprietà comunale ancora libera è pari a circa 10.000 metri quadrati in base ai dati forniti dall’architetto Claudio Delponte, dirigente del settore Urbanistica del Comune di Alessandria. Una superficie non molto competitiva visto che gli insediamenti logistici oggi hanno standard che prevedono spazi decisamente superiori.
Nella zona di San Michele, dove la fase progettuale di sviluppo immobiliare è in dirittura di arrivo e una volta conclusa si aprirà quella successiva della costruzione dei magazzini, non si sa ancora oggi quale sarà l’attività che si andrà a insediare, ma quello che appare chiaro è anche per questa zona lo spazio a disposizione verrà utilizzato interamente.
A fine giugno per lo Smistamento
Non resta che lo scalo ferroviario. Dove però si deve registrare il primo slittamento dei termini previsti nei mesi scorsi. Infatti l’avvio della procedura per la partecipazione all’iter di ridefinizione dell’inquadramento urbanistico dell’hub intermodale dello scalo di Alessandria smistamento ha fatto i conti con alcune modifiche al testo del disciplinare e della bozza di contratto per cui il termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse che era prevista per il 3 giugno è stato prorogato al 18 giugno, alle 12. L’apertura dei plichi è in programma il 24 giugno, alle 15, negli uffici di Fs Sistemi Urbani Spa di Roma.
Consumare meno suolo è possibile
La mediazione tra consumo di suolo e sviluppo produttivo non è semplice in un territorio come quello italiano a forte antropizzazione. La decisione di pianificare gli insediamenti è positiva perché assicura certezze agli investitori. Però non basta. Infatti è necessario conoscere bene le dinamiche economiche e produttive di ogni settore. Oggi la logistica e i servizi collegati hanno bisogno di ampie superfici, strette connessioni con le reti autostradali e ferroviarie, vicinanza ai servizi per le imprese. Una delle strade oggi più praticabili è quella del recupero e riutilizzo di aree attrezzate dismesse, come ne sono presenti diverse sul territorio dell’alessandrino. Per farlo è necessario che le singole amministrazioni si parlino e concordino un unico piano di azione che traduce nella programmazione e pianificazione concordata per mettere sul mercato una rete di potenziali infrastrutture. Una utopia? No, le regole attuali, pur farraginose, lo consentono. La questione è solo di volontà. Altrimenti è inutile guardare con invidia altre zone d’Italia e d’Europa dove queste pianificazioni sono all’ordine del giorno.