di Dario B. Caruso
Mi chiedo come si riesca oggi a pregare.
Ci provo, da credente praticante intermittente ci provo.
Ciò ad occhi esterni mette in discussione la fede, lo so.
Non ai miei.
Meglio, mette in discussione la fede altrui.
Non la mia.
Fede e scienza rappresentano un binomio antipodico, sono inscindibili eppure opposte. Secondo il saggista britannico Richard Dawkins l’una corrode l’altra, reciprocamente.
È come un matrimonio tra due persone che non si sopportano.
Resistono alla vita di coppia ma consumano le energie, giorno dopo giorno, senza vergogna si prendono a male parole.
Fino a morire.
Ciascun essere umano comprende in sé la fede e la scienza.
La prima secondo sensibilità, la seconda secondo cultura.
Sebbene siano concetti di recente invenzione, questo dualismo esiste da sempre, innato; ci sono riflessioni in ogni periodo storico, dall’antichità al Medioevo, dall’Umanesimo all’Illuminismo fino ad oggi.
Oggi, appunto.
Oggi fede e scienza, a forza di corrosione reciproca, negli animi più fragili si sovrappongono, nelle menti più semplici si appiattiscono.
Purtroppo non è detto che fragilità e semplicità appartengano solamente al popolo, spesso appartengono alle personalità che hanno ruoli decisionali e di potere.
L’allarme rosso è lanciato.
Riprendo un Flessibile datato 6 gennaio 20201 intitolato Porgi l’altra guancia in cui elogiavo papa Francesco allora protagonista di un episodio spiacevole, che nonostante tutto fu pronto a porgere l’altra guancia.
Lui che ancora oggi è esempio inascoltato perfino dai fedeli.
Ma se la fede non è pronta a chiedere scusa e porgere l’altra guancia anche la scienza commette lo stesso peccato mortale, sbagliando e perseverando nell’errore.
La deriva spaventa poiché appare inarrestabile.
Da quanti anni non si scrivono preghiere?