Il grande personaggio appare quanto meno te lo aspetti e dice, con semplicità quello che tutti pensano ma non hanno il coraggio di dire accodandosi al pensiero mainstream per paura di essere escluso dal consesso ‘civile’ e relegato nell’inferno dei cittadini italiani di serie B tra evasori, razzisti e simil fango. Vi ricordate lo straordinario Paolo Villaggio che esplode dalle sue frustrazioni per gridare: “La corazzata Potemkim è una boiata pazzesca”.? Un mito per tutti i frequentatori dei circoli del cinema della domenica mattina.
Ecco, il gesto mediatico di Guido Barilla è della stessa fattispecie, ha un valore liberatorio che rompe la cappa plumbea e vanagloriosa imposta da chi crede sempre e comunque di stare seduto sul pizzo più avanzato della civiltà e della storia. Ma, mentre sguazza a suo agio nel politicamente corretto, non si fa per altro mancare le armi più rudi utilizzate dalla polemica in rete poi puntualmente raccolte da una stampa che ormai ha perso ogni rispetto di sè.
Con la faccia tranquilla di imprenditore di successo Guido Barilla ha detto semplicemente che – fatto salvo (in modo esplicito) il rispetto per chi ha compiuto diverse scelte di vita – il target della sua azienda è rappresentato dalla famiglia normale, quella composta da padre, madre e uno o due figli, e che neanche in prospettiva futura avrebbe contemplato spot pubblicitari con nuclei familiari di diverso tipo. Chiaro? Semplice? Corretto? Lineare? Rispettoso? Mai più, si è scatenato l’inferno. La potentissima lobby gay ha immediatamente dichiarato guerra con tutti i suoi mezzi e ha lanciato una campagna per il boicottaggio del popolare marchio di pasta. E a tambur battente è intervenuto il premio nobel Dario Fo (me pareva) che ha a sua volta invitato a sottoscrivere una sua petizione per chiedere a Barilla uno spot incentrato sui gay. In suo soccorso è giunto anche un altro vate che piace alla gente che piace – per ora, fortunatamente, soltanto candidato al Nobel – il professor Vecchioni, il quale con signorile motteggio ha qualificato Barilla come “un povero cretino”. Seguito dalla new entry dell’Ikea che per bocca del suo rappresentante italiano ha tenuto a precisare che, pensate un po’, “tutti vanno rispettati’.
Mi sembra superfluo, ma sarà meglio precisare che in tutta la questione l’omofobia non c’entra per niente. Barilla l’ha escluso in modo piano, garbato e difinitivo, rivendicando solo il suo diritto di mirare la pubblicità dei suoi prodotti alla stragrande maggioranza degli italiani (secondo le statiche il 70%) che fa parte di famiglie tradizionali. Che non vanno in piazza a sbattere in faccia al borghese sbigottito e scandalizzato le loro scelte sessuali (secondo uno schema inaugurato dai maudì dell’Ottocento che francamente oggi ha finito di stufare) ma si fanno la loro vita cercando di rispettare tutti ma, credo, siano anche un po’ stufe di sentirsi leggere la vita da minoranze chiassose e, lo ripeto, mediaticamente violente. Che se poi gli arriva anche nella stessa settimana la Boldrini che vuole eliminare dagli spot pubblicitari le donne che servono in tavola, magari gli salta davvero la mosca al naso? Vuoi vedere che vedremo sfilare le casalinghe d’Italia come i quarantamila di Torino? Qualcuno ricorda?