Massobrio, Marenzana, Bona, Guerrini, Arona e Nadia Morbelli. Autori locali ma di portata nazionale, relegabili “tra le mura” cittadine o nell’immediato circondario agricolo, ma che pongono in quanto inconsapevole squadra una stimolante domanda di lettura unitaria sulle loro reciproche e diverse opere, costruite tutte attorno a uno o più delitti (L’eredità dei Santi, L’uomo dei temporali, Sangue di noi tutti, L’estate nera, Io sono le voci e Amin che è volato giù di sotto): esiste una letteratura (nera) di pianura, riconoscibile in quanto tale e identificabile come un unico Mitologema in grado di autoproporsi come “marchio” inconfondibile di una città, oggi alle prese con i problemi che ben conosciamo?
Sicuro che esiste. E per dimostrarlo citerò un acuto intervento di Luigi Bonaro, estratto da “La pianura fa paura”, pubblicato sulla rivista “Knife” (Associazione culturale Nero Cafè, Roma) nel luglio 2013. Citando un notevole studio di Michael Taussig, docente di antropologia alla Columbia University (The Devil and Commodity Feticism in South America), Bonaro parte con il sottolineare come il disagio esistenziale patito dai minatori del Sud America sia dovuto ai contrasti economico-sociali generati da povertà e sfruttamento nonché reificato in un concreto feticcio diabolico che compare nelle miniere: lo Zio.
«Il conflitto è presente, forte, molto forte, anche qui, nella pianura di Bassavilla (Alessandria) dove lo Zio è un povero diavolo e porta la panciera. Ovvero, il diavolo è un prodotto sociale, un elaborato dello scontro fra la modernità e la tradizione. Un demonio che è l’oggettivazione della frizione sociale. Il mostro verghiano che fagocita tutto in virtù del progresso che rende ormai inadeguati i tanti “saltafosso” della pianura nebbiosa. Ma adesso che i Condominium ballardiani con le case-alveare hanno preso il posto dei vecchi dedali stregati di Bassavilla-Alessandria, il terrore è aumentato. La pianura è resuscitata dentro le menti divenendo palude della coscienza, vive negli individui schiacciati ai margini della massificazione culturale che si autoproclama progresso nella presunzione tassonomica di avere un’etichetta per qualsiasi cosa. La nebbia avvolge le coscienze e Bassavilla-Alessandria diventa un luogo della memoria, dove le incertezze generano oscuri feticci e laddove le stupide e chiassose banalità pseudoculturali del momento non possono arrivare. La pianura della mente rimane l’unico posto dove la follia fuoriesce immediata dal quotidiano per mostrarsi in tutto il suo superbo e macabro splendore».
Così Bonaro, e poco veramente importa se l’immediato riferimento è un mio lavoro intitolato Ritorno a Bassavilla. Quel che mi piace in questa dichiarazione di estetica letteraria è il maneggiare materiali preziosi in grado di dar vita a un ipotetico “manifesto” della letteratura di pianura marchiata Alessandria (per quel che mi riguarda, appunto Bassavilla).
Di questi temi i magnifici sei di cui sopra discuteranno domenica 27 ottobre al relais Rocca Civalieri presso Quattordio (Strada Cascina Rocca Civalieri, 23) nel corso di un’ottima manifestazione di cultura, musica e cibo che partirà alle 17 del pomeriggio come talk show condotto da Bianca Ferrigni de “Il Piccolo” di Alessandria, transitando per l’ottima musica di Fulvia Maldini & i Rampi Canti e concludendo con l’impeccabile cena predisposta dal noto chef Andrea Ribaldone. Da non mancare.