di Pier L. Cavalchini
Abbiamo conosciuto Willy Rubba (nella foto) in occasione della “cena del riscatto” per i Grigi di Alessandria. Quella che si tenne nella saletta della SOMS del quartiere Cristo (Alessandria) un paio di mesi fa.
Subito dopo si è “celebrata” la partita col Novara fuoricasa, quella che avrebbe dovuto sanzionare il definitivo recupero dei gloriosi Grigi. Una “celebrazione” finita male, pur con una condotta di gara accettabile (gol del Novara a tre minuti dalla fine).
Una partita da vincere perchè il Novara era (ora è praticamente in zona salvezza) un possibile temibile avversario nei “play off” a quei tempi dati per scontati. E invece quella “celebrazione” ha assunto man mano una configurazione lugubre, appiccicosa, con i ricordi di quella serata che, poco a poco, si sciolgono come statue di cera.
Il primo a sciogliersi, e a far capire che qualcosa non quadrava, è stato Liverani che ha approfittato della “finestra” invernale per ritornare sul Lago di Garda. Acclamato, giustamente considerato uno dei migliori in campo fino ad allora, ha abbandonato la nave, attento ai nuovi venti contrari che si stavano alzando. Si era persuaso (e con lui molti altri) che la squadra già debole all’inizio, era stata ulteriormente peggiorata a metà campionato: via il portierone paratutto, via Ercolani, buon tornante di fascia, acquisti bislacchi come Lauzkemis, Busatto e Mangni, poche note positive (Giubilato, Femia e, in parte, Soler). Nonostante ciò la squadra non si è mai arresa e, tranne che per l’indole di qualcuno naturalmente “cauta”, non ha mai lesinato corse e rischi.
Molte partite perse potevano essere pareggiate (e alcune anche vinte) ma le cose sono girate in altro modo. Tra l’altro il girone A della terza serie si è dimostrato più competitivo del girone B dello scorso anno per cui anche questa difficoltà aggiunta ha fatto il resto.
Banchini e tutta la squadra vennero sotto la curva dove c’erano almeno duecento sostenitori Grigi a Novara e si scusarono a fine gara, ben consci dell’occasione persa per una disattenzione difensiva. Il pubblico Grigio, in quell’occasione, applaudì comunque Ciancio e compagni perchè l’impegno c’era stato e, tranne una fase iniziale difficile, l’Alessandria non fece brutta figura. Da allora, però, le cose sono progressivamente peggiorate, soprattutto per sfortuna, arbitraggi spesso discutibili, prevedibilità nel gioco che – col tempo – i nostri avversari hanno saputo neutralizzare e molti , troppi errori ingenui. Di lì la china sempre più ripida verso il basso fino alla – praticamente – condanna finale.
Ma sul campo, per chi ha assistito a tutte le partite – non si può imputare nulla a giocatori e mister (ora ex).
Piuttosto il continuo balletto a livello societario non ha costituito la migliore condizione di lavoro per dei professionisti come ormai sono anche i giocatori di serie C.
Pertanto risulta imbarazzante l’uscita del vicepresidente Rubba, quello dell’incontro serale pre partita col Novara, che senza problemi ci racconta che “il cda (dell’Alessandria US) è unito, anche se spesso ci sono vedute diverse. Ma capiamo poco di calcio, tutti”. Un passaggio della sua recente intervista, fornita quasi in riparazione della mancata conferenza stampa di giovedì scorso, su cui bisognerebbe tornare.
Quel “capiamo poco di calcio, tutti” che significa? Altrettanto contraddittoria l’altra frase su cui occorre fare una riflessione: “Io non avrei cacciato Banchini la prima volta, ma non mi hanno ascoltato. E poi grandi colpe le hanno i giocatori, che hanno sempre preso i soldi e in campo non corrono. Sono deluso soprattutto dal capitano Ciancio: io ho combattuto per reintegrarlo in squadra e lui, personalmente, mi assicurò che si saremmo ‘salvati alla grande’.”
Banchini è stato allontanato la prima volta mezzo campionato fa, dopo il tre a zero ricevuto dalla Triestina in casa, dopo una partita paradossalmente giocata alla pari per quattro/quinti del tempo a disposizione. Non si è ancora capito il perchè di quel primo defenestramento, autolesionista quant’altri mai, e Rubba ce lo conferma candidamente.
Poi però, a parer nostro, il “vice” si lancia in una serie di considerazioni che si poteva risparmiare. Dare la colpa della disfatta (perchè di una “disfatta” si tratta) ai giocatori non è giusto e non corrisponde a verità. Samele esce per una espulsione dubbia in lacrime (qualche partita fa) e fa capire in mille modi che avrebbe voluto contribuire alla possibile “riscossa”, Ciancio gioca ugualmente anche se con una frattura alla mano, Spurio (neo acquisto di discreto livello) cera di non far dimenticare san Luca Liverani e in parte ci riesce. Sepe, Mastalli, Pellegrini, Rossi, Pellitteri, Nichetti, Foresta e lo stesso Ciancio ci hanno sempre messo il cuore (Foresta anche una gamba) per cui dare la croce addosso a loro non solo non ci piace ma proprio non ha senso.
A ognuno le proprie responsabilità e, fino a prova contraria Lauzkemis, Mangni, Busatto e altri ce li ha portati qualcuno in casa. Ma il pensiero che brucia di più e che deve essere corroborato da prove è il seguente: “Poi in campo lo vedete anche voi, come vedete gli altri. Molti potrebbero aver già firmato con altre squadre e cercano di non farsi male”.
Cosa significa quel “potrebbero aver già firmato”? I contatti esterni, ovviamente, sono all’ordine del giorno fra tutti, fra giocatori della stessa squadra, avversari, fra allenatori e anche presidenti. Il calcio moderno è fatto soprattutto di questo e solo le firme vere e i contratti chiari sono documenti di un qualche valore. Fino ad allora i giocatori sono al 100 per cento patrimonio dei Grigi e a questa maglia devono fare riferimento. Queste timide uscite della presidenza, più per sondare il terreno, trovare giustificazioni che per altro lasciano il tempo che trovano e, allora, rinfreschiamo un po’ la mente al cda societario.
Punto uno: l’allenatore “coi baffi” (citando Rubba) ce l’avevamo e potevamo tenercelo. Il suo nome è Banchini. Un terzo ritorno sarebbe accolto favorevolmente.
Punto due: i giocatori possono ancora beneficiare di cinque vetrine importanti da qui alla fine del Campionato; sfruttino l’opportunità se vogliono rimanere in maglia grigia per il riscatto del prossimo anno.
Punto tre: in un altro passaggio dell’intervista sempre Willy Rubba fa riferimento a nuovi irrobustimenti societari (allargamenti). Ben vengano, ancor meglio se del mondo industriale e commerciale locale ma, “fate presto”. “Date il prima possibile segnali chiari” . Il pubblico del “Moccagatta” è tollerante e paziente …fa anche fatica a disamorarsi dei Grigi…ma poi – con la stessa lentezza – fa molta fatica a innamorarsi di nuovo, riempiendo il Moccagatta e, come si è già visto, anche altri stadi.
Quindi, amici del Consiglio di Amministrazione dell’Unione Sportiva in maglia grigia, “non prendeteci in giro” e, soprattutto, “non prendetevi in giro da soli” pensando di poter fare “nozze sfarzose” con i più striminziti fichi secchi in circolazione. E come hanno scritto in molti, per raggiungere i risultati ci vogliono risorse, idee chiare e, a scendere, competenze definite e abilità comprovate sul campo. Tutto qui: non dovrebbe essere difficile.