di Graziella Zaccone Languzzi
1) Il centro sinistra, con i suoi alleati grillini, non sembra proprio voler trarre insegnamento dalla storia degli ultimi vent’anni di Alessandria. Il rilancio del ‘porta a porta spinto’, dopo i clamorosi fallimenti e retrofront del passato, come lo vogliamo definire? Incoscienza? Arroganza? Forse semplice ignoranza di quanto avvenuto prima di loro. Sia come sia, dopo il ‘colpo di genio’ (sperimentale, e ben presto rimesso in saccoccia) della Ztl, rieccoci a parlare di (costosissima: lo dicono i dati) raccolta porta a porta dei rifiuti. Ci hanno già provato durante l’amministrazione Scagni (2005-2012) e fu un delirio di proteste e costi esorbitanti per la povera AMIU (poi fallita): a stilare un resoconto di quel periodo ci sarebbe da farne uscire un bel volumetto.
Con il porta a porta il Comune con la sua partecipata Amag Ambiente entra ‘a gamba tesa’ nel privato, occupandone spazi essenziali per le necessità condominiali, comprese aiuole o piccole aree verdi dove saranno posizionati i cassoni. Più grande è un condominio, più sono i cassoni posizionati anche nei punti dove non dovrebbe essere possibile per igiene e sicurezza. A questo proposito nel 2005, quando ci fu il boom del “porta a porta spinto” in Piemonte, il Governatore del tempo Bresso emanò una circolare chiara e precisa (Bollettino Ufficiale n. 30 del 28 / 07 / 2005 n. 3/AMB/SAN) in merito al posizionamento dei cassoni all’interno degli spazi privati, ma credo non sia stata presa in considerazione. Il privato fu pure reso responsabile del cassone, che è un bene della società che si occupa della raccolta. Non parliamo poi della movimentazione fuori e dentro per lo svuotamento: marciapiedi e vie occupate da miriadi di cassoni in attesa per lo svuotamento e per il riposizionamento nelle pertinenze private. Ma l’assessore Mazzoni e l’oggi presidente del Consorzio di Bacino Bressan (al tempo assessori giunta Scagni) queste cose le ricordano molto bene. Il porta a “porta spinto” è idoneo (e anche lì costossimo) solo nei sobborghi, laddove non vi sono grandi condomini, ma non in città dove nei condomini non vi sono spazi interni per posizionare i cassoni. Nell’era Scagni la movimentazione veniva svolta da Cooperative, e per consentire l’accesso alle proprietà private si dovevano consegnare le chiavi di ingresso dei condomini. Leggo che in questo ritorno del “porta a porta spinto” i nostri prodi amministratori l’hanno studiata bene: saranno i proprietari a movimentare i cassoni, così Amag Ambiente ritiene di risparmiare 883 mila euro: che naturalmente usciranno direttamente dalle tasche degli alessandrini: “Raccolta rifiuti Alessandria: l’esposizione dei contenitori per il porta a porta spetterà ai cittadini”. Sapete che significa? Che oltre pagare la TARI (che nel comune di Alessandria ha già oggi costi abnormi: chiedete ad amici e conoscenti che vivono ovunque, altrove) dovremo pagare una persona o azienda attrezzata e assicurata che dovrà movimentare i cassoni ad ogni giorno di calendarizzazione, posizionarli sui marciapiedi o bordo strada e poi tornare a rimetterli nei cortili. Una bella furbata, ma c’è di più: ciò significa che dovremo anche farli lavare ed igienizzare, e quello che il cittadino non sa è che per legge quel liquame di lavaggio non va in fogna perché è un rifiuto speciale, ma va trattato da un’azienda specializzata. Dovrebbe farlo l’AMAG, dovremo pagare anche questo? Qui le regole del lavaggio. Infine: l’impianto e la gestione del porta a porta spinto costa molto più caro del conferimento stradale. Consiglio la lettura di un volume dal titolo: “Rifiuti. Una questione non risolta” (Gabriella Corona – ricercatrice Issm del Cnr e Daniele Fortini – presidente Federambiente), un volume di 259 pagine grazie al quale c’è molto da capire e imparare.
Voto: 2
2) La gestione delle mense scolastiche non è robetta, ma un settore importante. Pare che Alessandria (fino a prova contraria capoluogo di provincia del Nord, non comune di 3 mila abitanti del profondo Sud) non sia neppure più in grado di organizzare sul suo territorio una mensa scolastica, onde evitare pasti cotti a distanza di 30 o 40 chilometri, consegnati freddi e in ritardo.
Parto da lontano. In data 23 febbraio 2021 si leggeva: “Partono dal nuovo Centro Cottura di Asti Vivenda Spa i pasti per le mense scolastiche alessandrine”. Venivano serviti oltre 2.000 i pasti al giorno dal primo marzo 2021 (al tempo Amministrazione Cuttica) distribuiti in 40 scuole di Alessandria, tra materne e primarie, da Vivenda SpA, azienda della ristorazione collettiva e commerciale che faceva parte de La Cascina Cooperativa. I pasti partivano dal nuovo Centro di Cottura di Asti su 1.000 mq accessoriati con macchinari tecnologicamente avanzati per la preparazione del cibo, con celle frigorifero e forni di ultima generazione. Quindici erano i veicoli per il trasporto, ognuno organizzato in base al numero di scuole da raggiungere. Tutti perfettamente coibentati, per il corretto mantenimento delle temperature del cibo. Nel 2022 cambia amministrazione. 18 settembre 2023: “Mense, assessora Cornara: Centro cottura ad Alessandria sarà requisito essenziale nella prossima gara”. Si legge che alla partenza del servizio mensa scolastico l’assessora Marina Cornara ha pronunciato parole chiare nell’ultima Commissione Bilancio: “L’attuale gara scadrà a luglio 2024. In vista di quella futura, avere il centro cottura ad Alessandria sarà un requisito essenziale. L’attuale centro cottura ad Asti è sottodimensionato. Sfornare pasti sia per Asti che per Alessandria ha comportato una serie di problemi non risolti, non solo legati ai ritardi”. L’assessora Cornara in quella sede tracciava il bilancio dell’ultimo anno scolastico: “Fino allo scorso febbraio il servizio era migliorato ma da febbraio c’è stato un peggioramento notevole rispetto ai ritardi e alla mancanza di attenzione rispetto alle diete speciali. A un bambino vegano, ad esempio, sono stati somministrati bastoncini di pesce. Si è registrata una mancanza di qualità. La questione è degenerata, tantissime famiglie non hanno confermato l’iscrizione, ci sono stati tantissimi problemi. Io stessa ho consumato i pasti regolarmente nelle mense, numerose volte ho constatato la mancanza di qualità. Ho sempre finito il piatto ma avrei avuto molto da dire”. Nei giorni scorsi, esattamente il 23 marzo 2024, la notizia: “Mense scolastiche: anche nei prossimi anni i pasti potrebbero essere preparati fuori Alessandria“. Si legge che due sono gli obbiettivi delle assessore comunali Antonella Perrone e Marina Cornara: cibo di maggiore qualità e riduzione degli sprechi, che una commissione tecnica valuterà miglior rapporto qualità/prezzo. La dirigente comunale Orietta Bocchio, responsabile unica del procedimento, ha precisato che nel nuovo appalto sarà garantito “un sistema puntuale e preciso di controllo, con l’applicazione delle penali in caso di mancato rispetto dei criteri”, (si spera visto che per l’appalto/convenzione dei cimiteri mi pare che non venga fatto) e conclude con questa frase: “nel capitolato sarà però inserito il fattore del tempo di consegna, un aspetto che influenza la qualità del cibo”. Ma stiamo scherzando? A mio pensare da Asti ad Alessandria i cibi cotti perderanno certamente di qualità. In conclusione: sei mesi fa con parole chiare da parte della assessora Cornara, il centro cottura in Alessandria era un requisito essenziale, dopo sei mesi dichiara che i pasti potrebbero essere preparati fuori Alessandria con una serie di motivazioni che lasciano il tempo che trova, consiglio la lettura dell’ultimo articolo.
Voto: 2
3) Una città spenta Ma cosa sta succedendo? è il titolo del filmato di Svegliati Alessandria del 14 marzo 2024.
Il riferimento è a via Trento, zona Pista: ma a rotazione è una realtà che si sta sperimentando in tutto il comune. Cosa evidenziano Manzini e Boldrin di Svegliati Alessandria? “Intere aree della città, negli ultimi mesi sono rimaste al buio perché l’illuminazione pubblica non funzionava. Nonostante le numerosissime segnalazioni gli interventi effettuati sono stati tardivi o insufficienti a risolvere il problema. In alcuni casi hanno peggiorato anche la situazione. A questo punto è necessario fare chiarezza; i cittadini hanno il diritto di sapere qual è il motivo reale per cui parti importanti della città, ricorrentemente sono al buio. Qualcuno ha insinuato che queste interruzioni siano una forma impropria di risparmio sulla bolletta elettrica del Comune, il cittadino però non si deve rassegnare ma deve continuare a segnalare e a protestare a disfunzioni di questa gravità che costituiscono oltretutto un reale pericolo per loro stessi e per la sicurezza in generale”. Oltre alle denunce di Svegliati Alessandria, segnalazioni arrivano dal quartiere Orti il 22 gennaio: “Lampioni spenti: “Al quartiere Orti spenti da mesi e rischi continui per i pedoni”. Il 24 marzo 2024 si tratta di via Wagner e via Buozzi: “Dopo i roghi dei cassonetti la rabbia dei residenti: Al buio da tempo”. In questo caso i cassonetti dati alle fiamme nella notte ad Alessandria in via Wagner e via Buozzi hanno suscitato molta rabbia tra i residenti perché le fiamme non solo hanno danneggiato un bene di Amag Ambiente ma hanno anche provocato danni a un’auto parcheggiata: chi risarcirà il bene privato? E’stato fatto notare da alcuni cittadini che nei giorni precedenti erano stati segnalati problemi all’illuminazione pubblica della zona e via Wagner era totalmente al buio, così anche i giardini. Quando i cittadini si rivolgono agli organi di informazione a denunciare carenze di servizio pubblico come per incanto arriva il comunicato dal Comune che ci racconta che è pronta la soluzione del problema. Infatti 19 marzo 2024: “Lampioni spenti ad Alessandria: scelte le prime vie dove intervenire. Un numero verde riceverà le segnalazioni”. Si legge: “Grazie alla sottoscrizione di un contratto ponte con Enel Sole, entro le prossime due settimane inizieranno i lavori urgenti di riparazione di diversi lampioni spenti ad Alessandria. Lo ha annunciato lunedì sera in consiglio comunale l’assessore Giorgio Laguzzi, rispondendo all’accorata interpellanza del presidente di SìAmo Alessandria, Giuseppe Bianchini”. Se il consigliere Bianchini non avesse prodotto una “accorata”interpellanza la Giunta avrebbe lasciato la città nelle tenebre? E allora meno male che Bianchini c’è.
Voto: 2