Accordo tra Università del Piemonte Orientale – Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica (“DiSIT”) e Solvay Specialty Polymers Italy S.p.A. (“Solvay”)
A pagina 2 dell’accordo si legge che:
il Laboratorio Congiunto (“Joint-Lab”) si propone di favorire il contatto tra le strutture di ricerca universitarie e il mondo produttivo e scientifico esterno, al fine di sostenere l’attività di ricerca e diffondere tecnologie, con positivi effetti sulla produzione industriale, sul benessere sociale e sull’attrattività del territorio per investimenti nazionali ed internazionali;
All’articolo 2 della convenzione sono riassunte e sottolineate le attività di ricerca che saranno sviluppate:
“lo sviluppo di nuovi processi di depurazione e rimozione di inquinanti dal suolo, dalle acque di falda e dai reflui di processo attraverso l’uso di metodologie chimico-fisiche e biologiche innovative”.
Per Legambiente dell’Ovadese questi obiettivi sono di quasi esclusivo interesse della azienda Solvay, che ancor oggi continua a lasciar fuoriuscire i propri inquinanti nell’aria, nel sottosuolo e nelle falde acquifere.
Accogliamo con favore che Solvay si senta in obbligo, visto anche i profitti annuali dello stabilimento di Spinetta, di finanziare un Centro di Ricerca e Sviluppo RiSPA.
Il primo obiettivo per ogni azienda dovrebbe comunque essere non disperdere inquinanti nell’ambiente.
Così purtroppo non avviene, basta leggere i report di ARPA su suolo, falde acquifere e aria nella zona di Alessandria e non solo.
Una ulteriore prova di questo viene dai dati pubblicati recentemente da Greenpeace sulla presenza di inquinanti nelle acque destinate al consumo umano: il composto cC6O4, PFAS di esclusiva produzione ed utilizzo della Solvay di Spinetta, viene ritrovato nell’acqua potabile in una decina di Comuni del Piemonte (Cintano, Pavone, Avigliana, Pinerolo, ecc).
Sarebbe doveroso da parte di Solvay, prima di puntare a “positivi effetti sulla produzione industriale” e alla rimozione di inquinanti dal suolo, dalle acque di falda” come si legge nell’accordo, puntasse a non utilizzare più sostanze pericolose e, in ogni caso, a non farne uscire nell’ambiente neppure un molecola, come si addirebbe ad una moderna industria chimica.
Quindi ricerca sì, ma per una fabbrica pulita, non per rimediare a posteriori all’inquinamento che la fabbrica continua a generare.
Legambiente Ovadese e valli Orba e Stura