di Ettore Grassano
Tutela dell’ambiente, innovazione tecnologica, agricoltura ‘di precisione’. Ma anche emergenze come peste suina e crisi idrica, e grandi traguardi come il recente riconoscimento al Gran Monferrato di Città Europea del Vino. Per l’acquese Marco Protopapa (Lega), assessore regionale all’Agricoltura, al Cibo e a Caccia e Pesca, sono stati anni ‘ad altissima intensità’, ricchi di impegni ma anche di grandi soddisfazioni. A pochi mesi dalla conclusione del mandato della giunta Cirio, facciamo con lui ‘il punto’ non solo sui risultati raggiunti, ma soprattutto sullo stato di salute dell’agricoltura piemontese, e su quanto ci si deve attendere da questo 2024. Con lo sguardo proiettato anche alle prossime elezioni regionali di giugno, quando gli attuali amministratori si presenteranno di fronte ai piemontesi chiedendo loro di rinnovare la fiducia per il successivo quinquennio, decisivo per portare a compimento molti di progetti avviati, e in buona parte già concretizzati.
Assessore Protopapa, siamo quasi alla fine di un percorso quinquennale di gestione dell’agricoltura piemontese. Partiamo da una ‘fotografia’ della situazione: qualche numero che dia l’idea del peso del comparto.
Il periodo 2019-2024 ha visto per l’agricoltura piemontese il passaggio tra due programmazioni dello Sviluppo Rurale che hanno messo a disposizione importanti risorse a favore delle aziende agricole e in particolare € 750.000.000 per il periodo 2023-2027.
L’agricoltura è sempre di più coinvolta nella transizione verso la tutela dell’ambiente e l’innovazione tecnologica, elementi essenziali che si aggiungono alla grande attenzione che deve essere rivolta sulla gestione dell’emergenza idrica dovuta da un ormai certificato cambiamento climatico che richiede massimo impegno verso la modernizzazione degli impianti irrigui, la creazione di opere per Io stoccaggio e il recupero delle acque anche reflue.
Tra le criticità emerse in questi anni, soprattutto nell’alessandrino, spicca la peste suina africana: quando ce la lasceremo alle spalle?
Siamo ormai a due anni dal ritrovamento della prima carcassa di cinghiale infetto e la gestione di un’emergenza sanitaria dovuta a un virus che colpisce esclusivamente i suini, ha creato importanti criticità ai territori interessati con gravi conseguenze economiche a molte aziende. I regolamenti europei e le regole sanitarie hanno influito pesantemente anche imponendo azioni ed opere non condivise dalla popolazione, dagli amministratori, dalla politica. Ora finalmente hanno permesso l’avvio del depopolamento con la partecipazione di selettori spesso volontari che hanno bisogno di un maggior spazio di azione e affiancamento di personale specializzato dove sperano che il Governo e il Commissario della PSA possano intervenire.
La presenza ancora del virus non da sicuramente buone speranze per una celere rivoluzione del problema. Sicuramente gli interventi già effettuati di biosicurezza negli allevamenti e un’ estensione di un’attività di controllo potranno garantire una migliore gestione della criticità.
Più in generale, la necessità di qualche forma di controllo selettivo di alcune specie diventa indispensabile: pensiamo ai danni causati dagli ungulati in collina, ma anche alla presenza dei lupi in aree antropizzate e di pianura. Cosa si sta facendo?
Il tema della Gestione del lupo è sempre di maggiore interesse per i nostri territori. In attesa che il divieto alla selezione su questo animale possa essere rivisto a livello Europeo/Nazionale in riferimento al numero di presenze che non rispettano un’ equità ambientale, la Regione continua il suo massimo impegno nella prevenzione e nel risarcimento dei danni causati da grandi carnivori, uniche attività a Iei concesse.
L’agricoltura tradizionale, a partire da grano e mais, mostra la corda. L’agricoltura selettiva invece, e di precisione, segna ampi margini di crescita. Come ‘traghettare’ il Piemonte verso il futuro?
Il Piemonte è proprio un vero “Ministero” dell’agricoltura, grazie alle molteplici colture che offre e che rappresentano importanti settori economici a livello nazionale. Sicuramente il cambiamento climatico e i costi di produzione hanno molto condizionato gestioni tradizionali ed alcune colture stanno soffrendo particolarmente mettendo a dura prova l’economia aziendale di svariate imprese.
Oggi bisogna aumentare il grado di conoscenza e di formazione degli agricoltori che devono essere pronti anche ad affrontare nuove sfide anche con adattamenti e nuove coltivazioni, innovazione delle attrezzature, il tutto sostenuto dal nuovo Complemento Sviluppo Rurale.
Cibo e vini di qualità sono leva economica, e strumento di identità culturale. In questi anni avete investito molto in questa direzione: i risultati sono confortanti?
Fin dall’inizio del mio mandato ho voluto puntare molto in un Piemonte che deve dare i giusti riconoscimenti alle proprie numerose eccellenze agricole. Abbiamo voluto sempre di più unire prodotto e territorio per un’ unica offerta di promozione enogastronomica che sta dando dei grandi risultati. Uno su tutti, il recente prestigioso riconoscimento di Città Europea del Vino 2024 ottenuto da Gran Monferrato e Alto Piemonte, e in particolare nell’Alessandrino da Acqui Terme, Casale Monferrato e Ovada. Serve crederci e prepararsi per farsi trovare pronti nei confronti dei sempre più presenti turisti, che visitano, ma che anche vivono, la nostra Regione. In ogni caso la tutela e la difesa dell’agricoltura sono l’impegno predominante per garantire l’offerta alimentare e la tutela del paesaggio.
L’agricoltura è un tassello fondamentale dell’economia piemontese: il ‘sistema Europa’ fa abbastanza per sostenerla? L’impressione è che spesso il Made in Italy dia quasi fastidio..…
Condivido questo timore. Purtroppo ancora recentemente l’Europa ha dimostrato di non avere simpatia verso le nostre eccellenze italiane, che naturalmente coinvolgono particolarmente il Piemonte. L’etichettatura del vino come prodotto dannoso o la propensione verso la cosidetta “carne sintetica” svilendo quella animale (ricordo la nostra eccellenza della carne bovina piemontese) sono solo alcuni esempi di questa tendenza. È fondamentale che l’Europa sia rappresentata da persone che rispettano i valori delle tradizioni di cui il “Made in Italy” è una delle forme più rappresentate pur garantendo la qualità e la tracciabilità dei prodotti.
PNRR e Agricoltura: lo strumento sta funzionando? Può servire ad innovare la filiera agricola?
Il PNRR in agricoltura si è rivolto particolarmente verso i settori dell’innovazione tecnologica molto importante per migliorare il sistema lavorativo, garantire la sicurezza dei lavoratori, aumentare le prestazioni dei macchinari e delle attrezzature, per aiutare a contrastare la difficoltà di reperire personale addetto ai lavori agricoli. In questo modo si potrà sicuramente ottenere una innovazione della filiera agricola e soprattutto si potranno ridurre i costi di produzione molto condizionati su di una presenza di un azienda sul mercato.
Giovani e agricoltura: si parla di ritorno alla terra, ovviamente con modalità diverse dal passato, e un forte accento su competenze e specializzazione. Anche in Piemonte, e nell’Alessandrino, la tendenza è questa?
Sicuramente in tutto questo i giovani sono il punto cardine per un determinato cambio dei sistemi e delle gestioni delle aziende agricole. Chi si avvicina ora in agricoltura sia che parta da zero, o sia se rileva le aziende familiari è un giovane che ha una formazione ed una adattabilità all’innovazione che garantisce competenze e visioni moderne, ma comunque concrete e rivolte ad ottenere importanti risultati.
Chiudiamo con la politica: cosa chiede oggi il comparto agricolo e del cibo ad un amministratore? Quali sono le priorità?
In questo particolare momento di transizione è importante mantenere il giusto equilibrio tra la storia e il futuro, tra la tradizione e l’innovazione. Bisognerà fare scelte che potranno rompere schemi consolidati nel tempo e che oggi non sono più attuabili. Bisognerà dare una salvaguardia del reddito alle aziende assicurando la presenza di una tutela del lavoro grazie anche alla garanzia di una qualità, di una certificazione e di una tracciabilità … Si deve garantire il giusto prezzo del prodotto.
Lei nel 2019 fece ‘il pieno’ di preferenze: a giugno pensa di ricandidarsi?
Questi quasi cinque anni per me sono stati un’esperienza coinvolgente ed impegnativa. Molti eventi eccezionali (Alluvioni, Covid, Guerre, PSA, Siccità) hanno sicuramente segnato una gestione già complessa nella sua quotidianità.
L’importanza dell’agricoltura per la Regione Piemonte è molto alta e sicuramente le sfide non mancheranno anche se spero in un ritorno ad una normalità che permetta di intensificare gli opportuni sforzi rivolti ad una progettualità e ad una agricoltura 5.0.
In base a questa esperienza politica che mi ha dato tanto, credo di poter ancora contribuire a sostenere fortemente i territori della nostra provincia sempre con massima determinazione e pertanto mi metto a disposizione per una nuova competizione elettorale.