L’enologo Mario Ronco: “l’operato del viticoltore attento può migliorare la qualità del raccolto”
Temperature roventi, siccità, scottature e grandine. Tante condizioni avverse alla viticoltura, e non solo, si stanno sempre più inasprendo. Malgrado un inizio estate parzialmente piovoso, l’andamento delle ultime settimane pare essere anche peggiore dello scorso anno, quando, già, si parlava di annata di “resistenza e di resilienza”. Ad oggi, dunque, come si preannuncia la prossima vendemmia?
A fare il punto, in termini di qualità, quantità e curva di maturazione delle uve, è l’enologo monferrino Mario Ronco, che segue molte cantine del Consorzio di tutela Colline del Monferrato Casalese.
“In senso generale, l’annata è partita con quantità di grappoli elevate, fermo restando che la grandine e, come sempre, la regimazione, che le aziende di qualità operano, creeranno indubbiamente differenze di produzione tra i viticoltori” premette Ronco. “Sulla qualità, invece, la valutazione va fatta azienda per azienda a seconda delle operazioni colturali adottate, già, a partire dall’autunno passato. Determinante, poi, sarà l’andamento climatico dell’ultima parte della stagione”.
“Anche se siamo ormai prossimi alla raccolta delle uve rosse, tutto può ancora cambiare, mentre per le uve bianche si è già iniziato a raccogliere. Le giornate luminose con notti fresche di inizio agosto hanno influito notevolmente sulle uve precoci, accelerandone l’anticipo di vendemmia. Su Grignolino e Barbera, invece, vedremo un andamento diverso per le vigne colpite da grandine in forma non esiziale. Tuttavia, da qui alla raccolta, il clima, con la sua azione imprevedibile, può ancora stravolgere la vendemmia delle uve rosse riservando scenari molto diversi tra loro quali: grandine, pioggia persistente o temperature torride come quelle che stiamo attraversando in questi giorni. I rossi, in particolare, necessitano di notti fresche, ovvero, di essere accompagnati fino alla vendemmia dalle escursioni termiche che dovrebbero essere tipiche di questa stagione”.
Ad essere anomala è, anche, l’inattesa terza ondata di caldo africano che sta caratterizzando questa coda d’estate. Le temperature elevate provocate dall’anticiclone africano stanno influendo sulla maturazione fenologica e tecnologica dell’uva, provocando un netto disaccoppiamento di maturazione.
“Questa alta pressione, caratterizzata da temperature roventi oltre i 35 gradi, sta accelerano la maturità tecnologica, minacciando il raggiungimento di quella fenolica; la sua azione è certamente più impattante per le varietà maggiormente prossime alla maturazione”.
Ad incidere sui tempi di maturazione, oltre al clima, è il cosiddetto terroir che racchiude anche la tipologia di suolo, la quota e l’esposizione del vigneto nonché e le pratiche agronomiche adottate dal vigneron. “Evidentemente, i vigneti posti più in alto o con carico elevato di uva andranno incontro ad una maturazione più tardiva delle uve stesse, ma l’operato del viticoltore attento può rallentarne il decorso per garantirsi una migliore qualità del raccolto”.
Alla luce di tutto ciò, come cambierà il vino a livello aromatico e analitico? “L’annata 2022 ci ha dimostrato come la vite riesca ad adattarsi alle situazioni estreme meglio di quanto si pensasse ma, certamente, il caldo fa diminuire aromi e acidità” prosegue Ronco, forte di un’esperienza ultraventennale anche in terra sicula. “Per non aver rimpianti, in vigna è sempre necessaria la giusta tempestività, in termini di interventi, durante il periodo vegetativo; poi, le valutazioni più puntuali preferisco adoperarle mesi dopo la vendemmia”.
Tra i vitigni che più apprezzano il caldo ritroviamo i nostri grandi autoctoni quali sono Grignolino e Barbera, “questo, però, non significa sopportare l’associazione di caldo continuativo giorno e notte, con luminosità estrema e secco; poi, ogni vigneto reagisce a suo modo” precisa Ronco.
Tenuto conto degli scenari climatici futuri, i nuovi impianti saranno da considerare maggiormente con esposizioni orientali e settentrionali? “Gli impianti ad est e nord sono sempre esistiti” ricorda Ronco, “il viticoltore saggio li ha sempre gestiti. Certo, sono numericamente contenuti ma esistono crus a nord, storicamente, di alto livello. Personalmente, ritengo che sarà sempre più necessario considerare nuove variabili nella scelta e gestione di un impianto”.