Ho ricevuto la locandina della manifestazione Frutti e buoi dei paesi tuoi che presenta così la IV mostra mercato di piante, animali, cibi rari, tradizionali e curiosi. Sarà un appuntamento dedicato a grandi e piccini, occasione imperdibile di conoscenza della nostra terra e dei suoi prodotti.
Non ho partecipato a precedenti edizioni di questa manifestazione quindi le mie considerazioni sono basate sulla sola osservazione della locandina che credo sia stata pensata come efficace strumento di promozione.
Mi sono soffermata sulla questione della mostra mercato che io ripudio senza alcuna mediazione: gli animali non sono oggetti che si esibiscono e si vendono al mercato e spero che a questa pratica anacronistica un giorno la legge porrà fine. Poi ho cercato sulla locandina un riscontro delle altre iniziative, apparentemente piacevoli, riferendomi soprattutto alla conoscenza della terra da parte dei “piccini”. Ho trovato foto con un bue che traina un carro carico di persone, soprattutto “piccini”, e foto di un vitello legato a una corda, di galline e conigli racchiusi in gabbie anguste (ma sicuramente a norma). Ho letto un elenco delle attività proposte: lotteria del gallo (tremo al pensiero che il premio della lotteria sia un gallo ma spero di no), passeggiate su Pony, carri e carrozze.
Restava la curiosità sui cibi rari, tradizionali e curiosi: non ho trovato nulla di raro e curioso ma solo piatti tristemente tradizionali con arrosto, pancetta, spezzatino, trippa e carne cruda: il trionfo del carnismo, con il timido affacciarsi di lasagne al pesto e pasta e fagioli.
I “piccini” sono invitati a conoscere gli animali e poi li trovano serviti morti nel piatto. A prescindere dal fatto che io non mangio animali, mi ha colpito questa incongruenza davvero grossolana: le parole sono importanti e vanno usate con accortezza. Non voglio dare lezioni di ristorazione, in cui non sono affatto competente, ma almeno in quell’occasione si sarebbe potuto organizzare un appuntamento gastronomico che risparmiasse la vita di quei poveri animali che i “piccini” saranno lì per conoscere. E’ davvero imbarazzante che nessuno dei ristoratori abbia pensato di proporre un menù veg. Quando si organizzano certi appuntamenti, bisognerebbe essere almeno coerenti. Forse su quella locandina, tra le foto degli animali in gabbia e legati a una corda, manca quella degli animali macellati che si mangeranno a pranzo: anche quella è triste conoscenza degli animali.
L’unico incontro a favore degli animali è quello con due veterinari: Cani e gatti…nostri compagni di vita. Non è certo mia intenzione svilire l’amore incondizionato che queste creature ci regalano ma certamente non è giusto considerare soltanto loro come compagni di vita, rispetto a quelli “da macello” che sulla locandina sono esposti in gabbie, legati a una corda o costretti a trasportare sul carro grandi e “piccini”.
Gli organizzatori mostrano l’orgoglio di portare avanti una tradizione, di riportare in luce gli antichi valori e quella socialità che rende più gradevole il vivere civile. Ciò che in realtà ha luogo in qualsiasi manifestazione con animali in mostra, peggio che mai in gabbia, non ha nulla di civile, nonostante sia legale. Non discuto l’organizzazione dell’evento, che immagino rientri nel rispetto delle regole, ma il messaggio che propone: la conoscenza del terra. Chi vuole conoscere gli animali, deve vederli liberi da gabbie, corde e catene, osservarli nei loro comportamenti, ed eventualmente interagire con parole e gesti. Non bisogna essere necessariamente animalisti per capire queste elementari nozioni di etologia.
L’aggravante di questi appuntamenti è che diventano un alibi per fare didattica ai bambini, mostrando loro gli animali da vicino. Se ci mettiamo dal punto di vista dei bambini, ci accorgiamo che certamente vedono gli animali da vicino ma legati a corde e catene o chiusi in gabbie. L’esibizione di animali in cattività è diseducativa, come affermano psicologi dell’età evolutiva e pedagogisti, perché i bambini interiorizzano l’idea della sopraffazione dell’uomo su altri esseri viventi indifesi e la ritengono legittima. Il rispetto e la protezione degli animali liberi è invece il fondamento per attuare rapporti di armonia e di pace anche tra umani.
Queste iniziative legate allo sfruttamento degli animali non aiutano a creare la cultura della tutela dei loro diritti: al contrario, fanno un passo indietro rispetto a tutto ciò che molte amministrazioni locali hanno finora fatto e sono intenzionate a fare in futuro.
Mi auguro che manifestazioni come questa scompaiano e diventino una memoria che ci ricordi con vergogna come abbiamo abusato delle nostre capacità per sottomettere i più deboli. La pretesa, da parte di chi sostiene e sponsorizza questo evento, di spacciarlo per una festa della natura è assurda perché si tratta di una festa contro natura che non rende certo onore al Comune di Frascaro.
C’è bisogno di una società, in cui la natura animale e vegetale venga rispettata e celebrata, in cui la prevaricazione sui deboli, sia condannata, almeno dalle istituzioni. Infatti mi sono un poco consolata nel vedere che sulla locandina, a parte il logo del Comune di Frascaro, non compaiono altri loghi istituzionali. Tra i sostenitori dell’iniziativa, mi ha sorpreso la presenza della Comunità San Benedetto, che ho fino a oggi stimato proprio perché offre sostegno ai bisognosi, agli emarginati, ai sofferenti, insomma agli ultimi, e non capisco come possa ignorare la sofferenza degli animali, gli ultimi degli ultimi.
Invito il Comune di Frascaro a riflettere e a trovare una soluzione che non tolga nulla al valore della manifestazione trasformando la festa dei frutti e dei buoi in festa di soli frutti perché così sarò davvero festa per tutti.
Cordiali saluti.
Paola Re – Tortona