Se “il buongiorno si vede dal mattino”, per le giovani pallavoliste acquesi è davvero un grande giorno. Un europeo U19 alla guida della nazionale italiana, un’European Silver League alla guida della nazionale rumena, una Coppa Italia con l’AGIL, due coppe Italia di serie A2 con AGIL e Sassuolo, una Coppa CEV con l’Asystel Novara e una carriera trentennale alla guida di squadre di club di massima serie e nazionali: questo è solo una piccola parte del grande curriculum del nuovo direttore tecnico della Pallavolo Acqui Terme che avrà la responsabilità di far partire il nuovo ciclo.
Le atlete che continueranno o inizieranno a vestire la maglia acquese nella stagione 2023-24 potranno vantarsi di essere guidate dal “Professore”. Il neo direttore generale Stefano Negrini punta in alto annunciando Luciano Pedullà, nome che non ha certo bisogno di presentazioni, come direttore tecnico: “Sono orgoglioso che uno dei più importanti allenatori del Piemonte, e non solo, sarà a tempo pieno ad Acqui Terme, sarà a tempo pieno ad Acqui Terme. Avrà la piena responsabilità operativa del vivaio con il compito di coordinare tutto lo staff tecnico e atletico. Il suo sarà un ruolo a 360° con l’obiettivo di costruire qualità e quantità. La società punta a valorizzare al massimo le atlete attuali, attrarre nuovi talenti e a fornire alle giovanissime che si accosteranno per la prima volta a questo sport il miglior percorso sportivo possibile nel territorio.
Conosceva già la realtà femminile di Acqui Terme?
“Conoscevo la realtà di Acqui Terme sia perché ho allenato Letizia Camera a Novara e sia per il mio trascorso come selezionatore regionale giovanile, quindi ho conosciuto in passato giocatrici che hanno fatto parte di questa realtà e moltissimi anni fa avevo visionato alcuni allenamenti – esordisce coach Pedullà – Cerco sempre di tenermi aggiornato a 360° sul mondo della pallavolo, non solo di alto livello, ma anche giovanile, dove ho cominciato. Grazie a mio figlio ho iniziato anche a seguire l’ambito maschile, dove gli atleti lavorano con una visione più ampia, anche per ragioni fisiche e tecniche, che sono quelle che ci fanno apprendere di più e arrivare ad un livello maggiore”
Si è già fatto un’idea della sfida che andrà ad affrontare?
“Allenare le giovani non è una sfida, ma un divertimento, perché si costruiscono le giovani e i fondamentali. Si cerca di dare non solo la forza ma soprattutto trasmettere l’entusiasmo e la passione che sono l’aspetto più importanti. Ci sono tanti modi per infondere entusiasmo, tra cui ovviamente le vittorie. Penso che, però, la mia visione dovrà essere molto più ampia del voler restituire entusiasmo vincendo, perché sarà un nuovo inizio, anche se non da zero. Citando un grande potrei dire: ricominciamo da tre”
Per un tecnico della sua caratura ripartire da un progetto giovanile, quindi, non è una sfida?
“Per un tecnico la sfida c’è sempre. Quando un allenatore ha un certo calibro si osserva sempre la sua capacità di lavoro e quindi deve sempre dimostrare di essere all’altezza. Per un allenatore è sempre così, in qualsiasi sport. Gli allenatori sono sempre sotto esame, per questo dobbiamo dimostrare di essere preparati nell’ambito in cui dobbiamo lavorare. Quindi qualsiasi incarico è una sfida e questa è particolarmente interessante per me”
Che tipo di apporto darà?
“Io in questo anno che non ho allenato ho cercato di studiare particolarmente il lavoro con le giovani, sono andato a vedere allenamenti di varie società, ho cercato di seguire campionati giovanili, ho partecipato a webinar, mi sono confrontato con colleghi di altissimo livello che ho la fortuna di conoscere, cercando di capire quali sono le migliori metodologie per lavorare con i giovani. Cercherò di trasmettere la mia esperienza e quello che ho imparato, non solo alle atlete ma a tutti gli allenatori e membri dello staff con cui lavorerò”
Nonostante la sua esperienza, lei ha detto che continua a frequentare corsi e ad aggiornarsi. Non smettere mai di formarsi ed imparare e continuare a essere curiosi, questo è un bellissimo messaggio da mandare anche agli allenatori più giovani…
“È nella natura delle cose aggiornarsi. Io insegno anche all’Università di Milano, quindi, ho il dovere di trasmettere insegnamenti che siano all’altezza della situazione, di conseguenza ho anche il dovere di conoscere ciò che insegno, aggiornandomi di continuo, altrimenti insegnerei cose legate al passato o desuete, che magari non avrebbero nessun senso nella pallavolo moderna. La pallavolo non cambia, i cambiamenti ci sono stati con l’abolizione del cambio palla e l’introduzione del libero, ma si evolve. Evolvendosi noi tecnici dobbiamo avere il criterio di questa evoluzione: come si evolve e perché. “
Come sarà strutturato il suo progetto ad Acqui?
“Stiamo ancora studiando come organizzare il progetto. Io vorrei seguire tutte le giovanili come ho fatto due anni fa ad Orago, dove mi sono trovato benissimo. Facendo solo il direttore tecnico riuscivo a seguire tutte le squadre, dalla serie B all’under 13. Davo degli incarichi generali agli allenatori che li seguivano. Qui, oltre la direzione tecnica, vorrei guidare in prima persona la squadra U14 perché quest’età credo sia il fulcro principale di partenza del nostro futuro. Dobbiamo lavorare in maniera non solo tecnica, ma come gioco, per poter imprimere culturalmente e pallavolisticamente quello che vogliamo fare in futuro. Ho chiesto di essere presente ad alcuni allenamenti già a giugno per poter analizzare la situazione e strutturare il lavoro per tutte le squadre.”
Quali sono gli obiettivi a breve, medio e lungo termine del progetto?
“Se possiamo contare su delle ragazzine che fanno parte della rappresentativa provinciale, significa che fino ad ora è stato fatto un lavoro tecnico di ottima caratura, partendo da questo il primo obiettivo che voglio porre è imprimere una cultura sportiva e pallavolistica. Cultura che, anche per colpa del lockdown, è andata a perdersi ovunque. Questo l’obiettivo che porteremo avanti durante l’anno. Le ragazze devono trovare il divertimento e la gioia di fare una determinata attività. Se questo lavoro si riuscirà a fare già dal primo anno, riusciremo a formare delle giocatrici e ad ottenere anche dei risultati prima in campo provinciale poi a seguire. Non sarà facile, perché in Piemonte ci sono molte società che lavorano bene. Un esempio è Chieri che è arrivata terza alle finali nazionali U18 e dovrà disputare quelle U16. Loro hanno un background di tanti anni, noi, pur avendo lavorato bene non abbiamo questo background e dobbiamo costruirlo con la serenità di chi deve lavorare tanto e bene. Il bene lo diranno i risultati”
Dopo aver fissato gli obiettivi, Pedullà conclude così le sue considerazioni:
“Ritorno con grande e sincero entusiasmo nel giovanile che è l’ambito che mi ha riempito di maggiore gioia, risultati e soddisfazioni in passato. Sono contento di ritornarci ad Acqui che sta dimostrando di lavorare bene in tutti gli ambiti, faccio i complimenti alla società per i risultati ottenuti, e che è stata la culla di una grande allenatrice come Monica Cresta verso cui nutro grandissima stima. Sono stato il suo docente nel corso allenatori e sono felicissimo per il percorso che sta facendo. Non vedo l’ora di cominciare e aspetto tutte le ragazze in palestra”.