di Dario B. Caruso
Non sono passate più di alcune settimane, all’inizio della bella stagione.
Gli operatori turistici delle Cinque Terre lamentano un eccesso di presenze e dunque attraverso gli amministratori chiedono una legge speciale per regolamentare i flussi turistici, dall’Italia e dall’Estero.
Fino ad alcuni mesi fa il settore languiva di scarse affluenze e minacciava una crisi irreversibile.
Il presidente di Regione Toti afferma: “Sarebbe autolesionismo, meglio troppi turisti che pochi!”
Ma oggi il settore è oberato: la ricettività risulta insufficiente e inadeguata.
L’Emilia Romagna in queste ore piange.
Passa dalla siccità più nera all’inondazione di una quantità inimmaginabile di territorio, ettari di campi, strade, paesi e città allagati.
Gli eventi sono sotto gli occhi del mondo: morti e distruzione; colture e allevamenti annientati se non dall’arsura dalla pioggia.
Il presidente di Regione Bonaccini afferma: “Noi primi contri il consumo del suolo, questo è come un altro terremoto!”
Le responsabilità quindi passano direttamente all’Altissimo.
Accade ogni giorno, intorno a ciascuno di noi.
Siamo dediti a sottovalutare i piccoli sintomi, rimandare la diagnosi di un disturbo, procrastinare sperando in un falso allarme, trascurare il problema.
Poi d’improvviso è tardi.
Estendendo l’analogia in senso universale possiamo dire – senza tema di smentita – che la nostra è una sindrome che si autoalimenta e che porterà il nostro oggi all’apocalisse.
Quando poco e quando troppo, mi viene da dire.
È così difficile cercare di provvedere al giusto?