di Graziella Zaccone Languzzi
1) Ricevo sempre spunti, lamentele e stimoli tramite messaggi facebook, da parte di lettori di questa rubrica che segnalano ciò che non va ad Alessandria e nel resto della provincia. Uno dei temi ricorrenti nelle segnalazioni è quello degli stalli blu in via Santa Maria di Castello e via del Castello. In questi giorni l’ennesima sollecitazione tramite messenger, accompagnata dal testo di un articolo del febbraio 2020 per far capire meglio il succo della lamentela: “Stalli blu sui parcheggi a raso: il M5s presenta interpellanza in Comune”. Notizia vecchia ma problema a quanto pare attuale. Nel messaggio mi si dice in sostanza che in questi anni sindaci, assessori, consiglieri di maggioranza e minoranza hanno dimostrato interesse sull’argomento, ma poi nessuno ha cercato di trovare soluzioni, anzi chi era in minoranza prometteva di spaccare il mondo in due appena arrivato in maggioranza per risolvere il problema, poi arrivati là sul ponte di comando della “nave” Alessandria, tutto come prima e tanti saluti. Incuriosita, sono andata a verificare di persona. In quelle vie a senso unico, i marciapiedi sono a raso con stalli blu in ambedue i lati e mezzi parcheggiati. Chiaro è che ai pedoni non resta che transitare sulla carreggiata come racconta l’articolo, e sulla carreggiata è un susseguirsi di mezzi in transito. Ho voluto verificare che dice in merito il Codice della Strada: “Nelle strade urbane con marciapiede a raso e senso unico di marcia, lasciando uno spazio sufficiente per il transito delle persone che deve essere di 1 metro, la sosta è consentita anche lungo il margine sinistro della carreggiata purché rimanga spazio sufficiente al transito almeno di una fila di veicoli, e comunque non inferiore a tre metri di larghezza”. Il risultato è che ai pedoni rimane ben poco spazio, specie se poi dovesse passare di lì un adulto con passeggino, o una persona su sedia a rotelle.
Domanda: se qualcuno viene investito chi è responsabile e chiamato a risarcire il danno? Nel febbraio 2020 il consigliere comunale Francesco Gentiluomo (5 Stelle) fece un’interpellanza per chiedere la rimozione degli stalli di sosta a pagamento almeno su uno dei due marciapiedi a raso di quelle due vie, perché l’attraversamento risultava particolarmente difficoltoso per i pedoni, obbligati così a transitare sulla carreggiata senza alcuna protezione dalle auto. Ho deciso di contattarlo telefonicamente per sapere, considerato che oggi fa parte della coalizione di maggioranza, se è intenzionato a riprendere in considerazione tale situazione. Mi ha risposto che è una delle priorità nei prossimi mesi, puntualizzando che all’epoca la sua interpellanza non fu presa in considerazione. Vero, ma senza troppe dietrologie oggi sono curiosa di vedere come andrà a finire. E’ su queste questioni pratiche e concrete che si misura il reale impegno degli amministratori locali.
Voto: 4
2) Grazie al progetto del nuovo Ospedale di Alessandria veniamo a scoprire che noi alla circoscrizione Nord e non solo siamo in grave rischio idrogeologico, e questa volta la nefasta notizia non ci viene data dai soliti politici ma da uno degli storici dirigenti comunali, Pierfranco Robotti. Leggete qui: “Nuovo ospedale Alessandria, colpo di scena. Dirigente Comune: “Ad oggi l’area individuata dalla Regione non è edificabile”. La risposta della Regione non si è fatta attendere: “Nuovo ospedale Alessandria, Regione conferma la zona Borsalino: “È edificabile”. Smentito il dirigente comunale”. Il solito tira e molla tra Regione (centrodestra) e Comune (centrosinistra). Al netto dalle diatribe politiche, che ci hanno francamente stancati tutti, quel che emerge da questa vicenda è il totale disinteresse (non da ora, da decenni) alla prevenzione da rischi idrogeologici. Disinteresse mixato ad un totale dilettantismo, che ci preoccupa non poco. La politica locale rossa, blu, verde, gialla, arcobaleno cambia ad ogni elezione, anche se poi i decisori sono sempre quelli stranoti, al di là delle speranze di qualche giovanotto o giovanotta di belle speranze che, ad ogni giro, si illude di contare qualcosa. Ma alcuni dirigenti sono decenni che stanno lì a Palazzo, o ci sono stati. Hanno anche loro la bella quota di responsabilità sul fronte prevenzione, e non possono mescolare le carte ad ogni giro, a seconda di quel che conviene. Nel post alluvione in questa parte di Alessandria sono stati autorizzati insediamenti commerciali, culturali e formativi (si pensi al Disit dell’Upo), e si è parlato di rischi idrogeologici minimizzati. Per non dire dei criteri con cui è stata applicata la legge 288/97 sulle rilocalizzazioni. Ora tutto questo non vale più per il nuovo ospedale?
Tornando alle responsabilità, se il nuovo PAI 2022 detta delle priorità non ci sono più scuse: le direttive vanno applicate e senza perdere tempo. Se Stato, Regione, ADBPO e AIPO “menano il can per l’aia” con la scusa che mancano fondi, tocca all’istituzione locale battere il martello su tale chiodo insistentemente, fino ad ottenere risposte e risultati. Se inascoltati occorre rivolgersi alla Magistratura, per obbligare i diversi soggetti interessati a rispettare le indicazioni PAI. Ci sono già stati casi in cui un grave dissesto idrogeologico ha causato danni e vittime, e sindaci, assessori e dirigenti comunali per la loro noncuranza sono stati accusati di disastro colposo, e di omicidio. Evitiamo se possibile che tutto questo possa accadere anche ad Alessandria.
Voto: 2
3) ‘In aprile ogni goccia è un barile’, dice un vecchio proverbio. Ma oggi è davvero cambiato tutto, anche a livello climatico. Una volta quando ad Alessandria arrivavano le giostre dette “baracconi” ricordo che iniziava a piovere: da qualche anno non succede più. L’acqua scarseggia, piove sempre meno, e quando l’acqua arriva tutta insieme è quasi sempre una sciagura. In questa città temiamo l’arrivo del maltempo o giorni intensi di pioggia, perché proprio nel mese di aprile nel 2009 vi furono danni per oltre cinque milioni e mezzo di euro ad abitazioni e attività produttive con richieste di risarcimento presentate da 152 privati per 4,261 milioni e 23 titolari di aziende agricole per 1,300 milioni, a cui si aggiunsero fondi per il ripristino di strade e altre strutture danneggiate. Dieci anni dopo, nell’aprile 2019, la provincia di Alessandria ebbe danni per oltre otto milioni di euro per interventi di ripristino di strade, ponti, edifici, infrastrutture e altre opere pubbliche che subirono danni, in aggiunta a danni privati, commerciali e agricoli. Quindi il mese di aprile è delicatissimo. Tutti parlano di siccità, ma che fare? Praticare l’antico rituale pagano della danza della pioggia? Siamo arrivati al punto che ci prova anche la Chiesa. A fine marzo preti e vescovi in diversi luoghi di Italia si sono attivati con processioni e preghiere a invocare il dono della pioggia, e cito l’iniziativa del vescovo di Casale Gianni Sacchi. Male non fa e tutto può essere utile. Oltre i riti tribali o sacri oggi però esiste la tecnica, con possibili soluzioni per produrre la pioggia artificiale: “cloud seeding”, chiamata letteralmente “semina delle nuvole” che genera pioggia o neve, un metodo utilizzato con successo in diverse parti del pianeta. Tecnica collaudata perchè le sue origini risalgono agli anni ’40 negli Stati Uniti. Un esempio: “Cloud seeding, la Cina investe 168 milioni di dollari per far piovere”. Anche il Codacons (l’Associazione per la tutela dell’ambiente e dei consumatori) si è attivato con la proposta della tecnica “cloud seeding” per porre rimedio alla stretta morsa della siccità che da mesi attanaglia il nostro Paese, e in particolare le regioni del nord Italia. Ma esiste il solito problema tutto italiano: se il Governo Meloni decidesse di utilizzare tale metodo le opposizioni, gli ambientalisti e attivisti italiani partirebbero con la solita caciara?
Voto: 4