Ferrando (Cia): “Siamo la provincia del frumento tenero, ma con grande capacità di innovazione di prodotto, e di strumenti”. Le emergenze siccità e fauna selvatica

di Ettore Grassano

“Esperienza straordinariamente positiva, ma annata davvero travolgente”. Questa la sintesi del primo anno di mandato di Daniela Ferrando, eletta Presidente provinciale della Cia (Confederazione italiana agricoltori) ad inizio 2022, e da allora alle prese con priorità che spesso sono diventate emergenze: peste suina africana e siccità prima di tutto, ma non solo.
Ferrando, 46 anni e laurea in Agraria, nel suo percorso imprenditoriale sintetizza tradizione agricola di famiglia e capacità di innovazione. Dal 2008 gestisce a Trisobbio l’azienda ereditata dal nonno, e trasformata poi negli anni, puntando con coraggio su nuovi mercati, dalle nocciole alle api. Come racconta Enrico Sozzetti in un suo bel ritratto aziendale “l’azienda si sviluppa su dodici ettari di nocciolo (larga parte già in produzione) e ha circa duecento alveari. Produttrice di miele, associata alla cooperativa nazionale Conapi, Daniela Ferrando è impegnata anche sul fronte vitivinicolo insieme a due soci con cui gestisce una realtà produttiva che si sviluppa su un sessantina di ettari dedicati a moscato, dolcetto, barbera e brachetto”.
Insomma, una donna d’impresa a tutto tondo, che da un anno a questa parte ha deciso di mettere buona parte del suo tempo a disposizione della sua associazione, per affrontare e vincere le sfide che i nostri tempi impongono agli agricoltori non solo alessandrini: sempre più pilastro fondamentale del nostro tessuto economico, ma anche alle prese con cambiamenti climatici, e aumenti esponenziali delle materie prime, che necessitano di grande lucidità di analisi, e capacità di programmazione del futuro.

Dottoressa Ferrando, un anno di Presidenza Cia: giusto partire chiedendole un bilancio personale su questa esperienza.
Definirei questo ultimo anno “travolgente”, nel senso che mi sono capitate davvero tante cose tutte insieme e che un po’ mi hanno travolta. Il bilancio è comunque positivo, anche se il mio livello di autocritica è sempre alto e ho sempre l’impressione di non aver fatto abbastanza. Fortunatamente in Cia siamo una squadra ben assortita e affiatata per cui grazie all’impegno di tutti si fa molto.

Una curiosità: Presidente, o Presidentessa?
Potendo scegliere utilizzo Presidente, ma non ne faccio questione di particolare importanza.

Tentiamo un identikit del socio/ia Cia in provincia di Alessandria: quanti siete, e che tipo di aziende gestite?
Contiamo circa 2.500 aziende associate su tutti i comparti produttivi principali del territorio: cerealicolo, vitivinicolo, corilicolo, orticolo, frutticolo. Molto spesso sono attività imprenditoriali a gestione famigliare e la dimensione è di media grandezza; uno dei settori più rappresentativi è quello dei cereali. Ricordiamo sempre che Alessandria è la provincia italiana che, insieme a Bologna, ha la maggiore produzione nazionale di frumento tenero.

Lei è titolare a Trisobbio di un’azienda famigliare plurigenerazionale, che nel tempo ha saputo evolvere, cambiare pelle. E’ importante oggi saper gestire, o anche prevenire, il cambiamento in agricoltura?
Se penso all’agricoltura così come me la raccontava mio nonno, penso a qualcosa di statico, fortemente legato alle tradizioni, ad un susseguirsi si stagioni e lavori che si ripetono uguali nel tempo. In realtà non è più così da tempo e pure mio nonno (classe 1911) di cambiamenti ne ha visti un bel po’, vedasi solo la meccanizzazione. Oggi abbiamo sotto agli occhi la digitalizzazione e i nostri mezzi sono sempre più tecnologici e interconnessi. Ritengo che, come in tutti gli ambiti, il cambiamento sia continuo e difficile da prevedere, di certo va assecondato ma è giusto conservare un legame con le tradizioni del passato.

Parliamo di clima: quando vi preoccupa questo scenario di crescente siccità? Come affrontarlo?
Siamo molto preoccupati. L’acqua è un bene prezioso e stiamo tutti capendo che è una risorsa limitata. Concettualmente è semplice: va trattenuta quando c’è per poterla usare quando serve, limitando al minimo gli sprechi e utilizzando sistemi di irrigazione efficienti. Come sempre passare dalla teoria alla pratica le cose diventano complicate: trattenere l’acqua comporta investimenti costosi, ma ormai inderogabili, e saperla poi gestire nel suo fluire a valle implica un coordinamento immane. Gli enti che hanno competenza in merito sono tanti, mi viene anche difficile elencarli, sarebbe utile una cabina di regia.

Peste suina africana, ma anche più estesamente emergenza ungulati e fauna selvatica, per le coltivazioni e per la sicurezza. Qualcuno ha invocato un drastico intervento dell’esercito: ma è davvero così difficile intervenire con metodo? I nostri nonni come facevano?
Anche in questo caso dalla teoria alla pratica il passaggio non è scontato. È necessario un intervento straordinario serio ed efficacie per arrivare ad una riduzione del numero dei cinghiali che scorrazzano sui nostri territori. Ritengo che quanto fatto fino ad ora, delegando il compito ai cacciatori, si commenti da solo. La richiesta di intervento da parte dell’esercito è provocatoria, ma neppure poi così tanto. Serve una struttura professionale che persegua l’obiettivo di depopolamento in modo sistematico. La decisione dei giorni scorsi di estensione della zona rossa era nell’aria da qualche giorno, purtroppo si è verificata e ci trova in totale disaccordo. Queste decisioni sono assunte senza alcun tipo di condivisione con gli interessati e la rappresentanza delle Organizzazioni, calate dall’alto in assenza di concertazione. Da oggi è estesa la zona rossa e si inaspriscono le restrizioni, ma manca ancora una posizione sugli abbattimenti necessari. Il problema si sta aggravando e le decisioni finora adottate si sono dimostrate totalmente inefficaci. Cia Alessandria come le altre Organizzazioni, le associazioni venatorie, gli ATC, non ha informazioni a riguardo. Manca la condivisione delle scelte, manca una strategia valida, manca la tutela dell’agricoltura.

Innovazione tecnologica in agricoltura: quanto conta oggi, e quanto peserà tra dieci anni?
Sostenibilità, riduzione dei costi, efficientamento delle risorse sono perseguibili solo sfruttando le innovazioni che la tecnologia ci mette a disposizione. Cosa accadrà in futuro è difficile da prevedere, io auspico che la ricerca fornirà soluzioni ai problemi legati al cambiamento climatico.

I giovani, si dice, tornano all’agricoltura: è davvero così, e con quale approccio e prospettiva?
L’aspetto bucolico della vita nei campi è da tempo un forte attrattivo, soprattutto dopo la pandemia. Io ritengo però che se un giovane sceglie questo mestiere deve trovare una sostenibilità economica.

Agricoltura e contributi pubblici: non bastano mai, e forse talora sono anche poco mirati, fuori bersaglio: cosa chiedere di più e di diverso alla politica?
Conoscenza del settore e ascolto delle sue istanze: mi rendo conto che non è poco, ma è ciò che serve davvero, se vogliamo arrivare a risultati concreti.