di Ettore Grassano
Lucia Zippo, Maria Rosa Porta, Rocchino Muliere, Marco Barbagelata, Giacomo Perocchio.
Questi, a meno di sconvolgimenti o novità dell’ultima ora, i 5 candidati che si contenderanno, a metà maggio, lo scranno di sindaco di Novi Ligure, con tutti gli annessi e connessi. Non sappiamo quanto sarà avvincente la campagna elettorale nei prossimi 55 giorni, ma certamente lo sono stati questi mesi, almeno nel dibattito mediatico relativo all’individuazione dei candidati.
Alla fine, il primo dato che colpisce è che, se non fosse per la candidatura del leghista Perocchio (medico cardiochirurgo, classe 1992), ci potremmo trovare tranquillamente nella Novi dei primi anni Novanta. Quando, per intenderci, l’Outlet neanche esisteva, Acciaierie d’Italia i novesi la chiamavano ancora Italsider (anche se era Ilva dal 1989), e la Vosa era l’ex stabilimento più famoso della provincia per le sue attrazioni notturne.
La prima domanda che viene da porsi allora è questa: perchè la politica, che dovrebbe essere, soprattutto a livello locale, la capacità di amministrare la polis in un’ottica di progettualità e di sviluppo, a Novi Ligure è un’attività per pensionati?
Se poi proviamo ad analizzare (con tutto il rispetto per gli altri due outsider, Barbagelata e Zippo) il pedigree politico dei due contendenti messi in campo dal Pd e da Fratelli d’Italia/Forza Italia, Muliere e Porta, ci viene in mente Il Grande match, film americano di una decina di anni fa, con De Niro e Stallone pugili imbolsiti che tornano sul ring per giocarsi ‘la bella’, dopo che trent’anni prima, da giovani, si erano affrontati due volte, vincendo una volta a testa. Anche se qui il paragone frana, in realtà: perchè Rocchino Muliere (pur protagonista quattro anni fa di una sconfitta epocale, che ancora brucia sulla pelle dei compagni dell’ex Partitone novese) ha un curriculum appunto da sindaco di Novi, ma anche da capogruppo del Pd in Regione Piemonte. La candidata di Fratelli d’Italia e Forza Italia decisamente no. Persona affabile e perbene, è tuttavia alla sua quarta candidatura da sindaco di Novi (correggeteci se la memoria ci inganna), sempre nettamente sconfitta. Candidarla sembra, insomma, più un atto di desistenza che una sfida all’ultimo voto.
Ma cosa succederà davvero alle urne a metà maggio è difficile prevederlo. Molto dipenderà dal fattore astensione, e a sinistra sarà anche interessante verificare se esiste un effetto Schlein, e chi ne farà le spese. A scorrere le liste dei candidati (non solo a sindaco, ma anche a consigliere) non è che dalle parti del Pd e dintorni si vedano tutte queste novità, e la sensazione è davvero che la politica sia diventata un giochino per anziani.
Poi c’è Giacomo Perocchio. La Lega lo ha spiegato, nei giorni scorsi: per due mesi l’onore/onere di esprimere un candidato o candidata sindaco di coalizione è stato lasciato a Fratelli d’Italia. I cui statisti novesi non sembrano aver brillato in capacità di sintesi e mediazione, diciamo così. Per cui, alla fine, la base leghista ha deciso per un gesto di identità e orgoglio. Meglio da soli, almeno al primo turno. Anche se nel week ed abbiamo già letto di movimenti/spostamenti a suo sostegno, sia in area Forza Italia che Terzo Polo. Insomma l’opzione ballottaggio, con cinque candidati in corsa, è più che legittimo considerarla. Assai meno facile, a questo punto, è prevedere chi ci arriverà.
Buona campagna elettorale a tutti i novesi!