Quanti giorni restano al governo Letta? E cosa succederà dopo? Quale scenario politico economico ci attende da qui a Natale?
A leggere i giornali di ieri, gli spazi perchè questo esecutivo di ‘larghe intese’ (o grande ammucchiata, fate voi) possa arrivare non a Natale, ma alla fine dell’estate sembrano minimi. Ha un bell’evocare la terra promessa, il finto giovane Letta: l’impressione è che attorno a lui ci sia ormai terra bruciata, piuttosto. Il che non sarebbe neppure grave, se la stessa terra bruciata non fosse percepita, ormai, dagli italiani che ancora avrebbero voglia di fare, di intraprendere, ma sempre più cercano di farlo altrove. Svizzera, Croazia, Romania, Stati Uniti (dove però per entrare da straniero devi dimostrare che porti ricchezza, e investimenti: altro che..), purchè non qui.
Attenzione però: ha ragione chi ci fa notare che questo ‘mischione’ ricattatorio tra politica e mercato non ha nulla a che vedere con la democrazia. “Ma scusa, allora nei Paesi con le pezze al culo non si dovrebbe più votare, dovrebbe decidere tutto l’economia?”. Ineccepibile: se alla politica è doveroso chiedere un’incisiva azione sulla vita civile ed economica del Paese, è altrettanto vero che soluzioni ‘pasticciate’, e governi di salute pubblica invocati come unica possibile alternativa al caos, in genere sono essi stessi la porta spalancata verso soluzioni pericolose, che non il volere popolare non c’entrano nulla.
Ma torniamo ai fatti. Berlusconi farà davvero cadere il governo, e cercherà in tutti i modi di portare il Paese alle urne, nel nome e in difesa di se stesso? Oppure sta soltando tirando la corda fino alla fine, alla ricerca di una mediazione dell’ultima ora? E’ evidente che questi vertici ad Arcore o a Palazzo Grazioli fanno folklore e sono mediaticamente vincenti, anche perché non manca mai il siparietto comico (vero) dentro la tragedia (finta): e così Daniela Santanché paragona il gran Capo a Cristo in croce («come lui anche tu Presidente hai voluto porgere l’altra guancia») e Silvio, che l’ironia e il gusto della battuta popolare da commesso viaggiatore non la perde mai, per fortuna sdrammatizza con un bel «Sì, sì, io ho dato entrambe le guance, ma adesso questi da me vogliono ben altro…».
Comunque vada, per lui sarà un successo. Pochi mesi fa (ricordate?) sembrava un pesce bollito, e non se lo filava più nessuno. Ora la scena politico mediatica è di nuovo tutta sua: è scomparso pure Renzi, che pure pareva l’unico capace di dialogare con gli italiani in maniera diretta, come il Cavaliere. A parte Grillo, naturalmente: ma lui questo sistema vuole farlo saltare, quindi nelle stanze che contano (e fra i loro comunicatori) si tende a non considerarlo come opzione di governo.
“Al posto di Berlusconi andrei in galera, altro che domiciliari o servizi sociali: sai che botto?”, mi suggerisce un amico che sa come si fa comunicazione politica.
Mi verrebbe da rispondergli “Ma mi faccia il piacere, se ne vada”, come diceva Totò all’onorevole Cosimo Trombetta.
Però in effetti, a pensarci bene, Berlusconi come Mandela sarebbe la ciliegina sulla torta che manca a questo Paese, dove la situazione è sempre disperata, ma mai seria.