Alessandria sommersa dai rifiuti? Serve lo spazzino di quartiere! Intanto il sindaco tace su Ica, e a Ischia…..[Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

1) Articolo del 21 novembre: “Rifiuti e degrado ad Alessandria: Possibile non si riesca a far nulla?” Alla lettrice Nadia, che si è rivolta a Radiogold, rispondo che NO! Non si può fare proprio nulla. I motivi: l’inciviltà dei cittadini e di chi risiede in zone della provincia dove viene praticato il metodo “porta a porta spinto” è clamorosa: arrivano fino alle zone periferiche del nostro comune, e scaricano qui tutto quel vogliono, pure a terra e neppure dentro i cassonetti. E’ assodato. Basterà realizzare la smart city? Neppure, temo. Così come non servirebbe passare al porta al porta ‘spinto’. L’inciviltà di parte significativa della popolazione prevarrà comunque, a meno davvero di non mettere telecamere, funzionanti 24 ore su 24, in ogni angolo del nostro comune che, ricordiamolo, è il più vasto del Piemonte. Ci sarebbe “l’uovo di Colombo”, lo spazzino di quartiere. Come dovrebbe funzionare? Andrebbero divise le zone della città, affidandone ognuna sempre allo stesso operatore ecologico, con il compito di tenerla pulita. Si chiama responsabilità individuale, e ovviamente un ruolo simile, se ben svolto, andrebbe adeguatamente retribuito. Si chiama incentivare le persone. L’esatto contrario di quel che accade oggi insomma: e non ne faccio questione di colore politico, ma di metodo, e pure di sindacati che ovviamente un’iniziativa simile la osteggerebberi ‘a spada tratta’: ma che merito, ma che premio a chi ha voglia di fare. A tutti lo stesso trattamento, e teniamo il collo fuori dalla rumenta, finchè ci riesce.
Lo spazzino di zona sarebbe lo strumento primario per garantire decoro e pulizia anche nei confronti del cittadino più incivile, che trovando strade, marciapiedi e isole ecologiche pulite sarà disincentivato a continuare nei suoi cattivi comportamenti. Pure i padroni dei cani, sapendo che c’è chi controlla, raccoglieranno le deiezioni dei loro animali. Intanto si leggono altre lamentele: “Parcheggi e marciapiedi con foglie e cartacce, ho pulito io”: lo sfogo di un alessandrino di via Sacco”. A volte le cose più semplici ad Alessandria sembra difficile pensarle. Qualcuno obietterà che esiste già un servizio effettuato con piccoli veicoli forniti di scope, palette etc., ma sappiamo che non funziona, oppure che il personale è poco, che costa, ma se vogliamo che la città sia pulita compresi i marciapiedi, e che ci sia pulizia sotto i cassonetti, il controllo vigile di un operatore zonale è l’unica possibilità. Diversamente restiamo allo stato attuale.
Voto: 2

2) Il sindaco di Alessandria Abonante tace su quel che sta succedendo negli uffici ICA srl (imposte comunali)? La notizia: “Tre accertamenti per la Tari e un altro per il passo carraio: “Lo strano accanimento di Ica”. Il testo: Un accertamento passi, ma quattro complessivamente, sembrano un accanimento per non dire peggio. La considerazione è del nostro lettore Marco che racconta la sua storia, a quanto pare assimilabile a quella di altri cittadini. La questione è relativa a ben 3 accertamenti arrivati da Ica srl per la tasse rifiuti degli anni 2013 e 2018. “Tutto è stato pagato nei tempi e ho dovuto perdere tempo per andare a cercare le singole ricevute ”. A queste incombenze ha aggiunto altro tempo perso per la coda agli uffici dove almeno altre decine di persone erano nelle sue stesse condizioni, tenute a provare la regolarità dei pagamenti compiuti, “tutte con le ricevute dei pagamenti in mano”. Un paradosso, aggiunge Marco che, lavorando in banca, ha visto direttamente l’entità di un problema patito in questi giorni decine di persone, arrivate nel suo istituto per “cercare copie di vecchi estratti conto che provassero i pagamenti“. L’altro ieri però la beffa ulteriore, conclude Marco, destinatario di un altro avviso in cui si chiede conto del pagamento di un passo carraio relativo al 2022 che sarebbe stato pagato in ritardo. “Io ho pagato quando è arrivato il bollettino e quindi è da capire se vogliano far scontare a me l’eventuale ritardo, ma è una situazione che appurerò“. Il problema che maggiormente disturba Marco infatti è che, oltre alla fatica di dover recuperare le pezze giustificative, “a questo punto l’atteggiamento sembra quello di chiedere in maniera indiscriminata la prova degli avvenuti pagamenti a una mole impressionante di cittadini che magari spesso non hanno tenuto le ricevute o credono di essere in difetto. A pensar male si fa peccato ma molto spesso si fa centro“, aggiunge il cittadino che chiede come sia possibile ribaltare in maniera così plateale i diritti dei cittadini. “La scusa avanzata per cui le colpe siano da attribuire alla Posta non stanno in piedi. I pagamenti infatti avvengono elettronicamente con gli F24, una situazione che già avveniva nel 2013 e che non possono contemplare alcun errore umano”.
Questo problema è già stato trattato ai primi di novembre. Qui e qui. A Palazzo Rosso sindaco, giunta e maggioranza comunale al governo della città hanno nulla da dire? Un controllo su cosa sta accadendo negli uffici ICA no?
Voto: 2

3) Ischia, un evento doloroso e c’è da chiedersi se cambierà qualcosa dopo questo ennesimo disastro, ma ho già la risposta: NO! Ad Ischia non è stata fatalità, ma il prevedibile epilogo dopo tanti allarmi inascoltati su tragedie precedenti. Gran paerte dell’Italia è continuamente a rischio, ed ormai à chiaro che la tutela del territorio non è mai stata una priorità di questo Paese, perché la manutenzione non porta voti. Dopo ogni nuova tragedia proclami, titoloni dei giornali e tutto torna come prima.
Nel Pnrr c’è poco sulla tutela del territorio, e nulla nei programmi elettorali dei vari partiti, che per le elezioni politiche di settembre hanno privilegiato altre dinamiche. La nostra pianura non si può paragonare al territorio di Ischia, però negli anni abbiamo avuto le nostre vittime e innumerevoli danni, nonostante ciò in ottemperanza di quello che sarebbe dovuto essere fatto da anni nel rispetto del PAI (Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico) dagli Enti preposti, a quanto pare siamo ancora a rischio, e pensare che nel settembre 2005 la maggioranza del tempo del nostro Comune “decretò” la “minimizzazione da rischio idrogeologico”, come se un tocco di Decreto sancisse certezza nella sicurezza. Per Casamicciola in un perverso gioco di scarica barile sull’abusivismo si parla del condono sancito dall’articolo 25 del Decreto Genova, a questo proposito inviterei ad andare a leggere l’articolo 17 richiamato dall’art. 25 in merito al territorio di Ischia con specifici piani di delocalizzazione e trasformazione urbana. Quindi non vi era solo un condono, ma tramite il Commissario Straordinario e la perizia di un geologo la possibilità di delocalizzarsi in zona più sicura con i contributi spettanti ai beneficiari sulla base di indicatori per la sicurezza. E’ stata suggerita ai residenti questa possibilità? Esiste da anni la Legge sulla delocalizzazione nazionale e regionale nei territori a rischio, tocca ai Comuni valutare le precarietà alluvionali, franose e comunicarle ai residenti accompagnandoli nelle pratiche necessarie per sposarsi in luogo sicuro. Purtroppo certe amministrazioni sono sorde, ne sa qualcosa il nostro concittadino Giuseppe Monticone per le porte trovate chiuse trovate rispetto ad un suo diritto di tutela. Una battaglia vinta dopo vent’anni: nel frattempo ha subìto molteplici alluvioni. Utilissimi sono i Comitati che vivono sui territori e conoscono le problematiche, cercando di “pungolare” chi è responsabile sulla sicurezza forti del senso civico che li anima. Ma tali sollecitazioni dettagliate finiscono puntualmente nella cartaccia, fino alla prossima alluvione, quando i solleciti in partenza ben conservati saranno utilizzati per dichiarare: “ eravate informati vi era stato detto”!
Voto: 2