“Quanto sta avvenendo nelle province di Alessandria, Savona e Genova in materia di contenimento della diffusione della peste suina è inaudito. Di fatto, l’applicazione dei vincoli sanitari e burocratici attualmente vigenti dissuadono i cacciatori dall’abbattimento dei cinghiali, anche se unanimemente riconosciuti come vettori di contagio.
Esiste un piano di eradicazione, così come esiste un piano di depopolamento ed entrambi devono essere portati avanti per contrastare la diffusione della malattia tra gli esemplari suini destinati al consumo umano.
Eppure ad oggi il cacciatore che abbatte il cinghiale, anche se questo risulta essere negativo ai controlli sanitari, deve portarlo ad incenerimento. Questa scelta dissuade la pratica venatoria e rischia di allargare l’area di potenziale infezione. Inoltre, la tesi rappresentata dai tecnici per la quale gli esemplari malati sarebbero morti come conseguenza della malattia era sbagliata. Il rischio, quindi, è che la prossima primavera ci sia una popolazione di cinghiali superiore a quella attualmente presente sul territorio, con più esemplari contagiati e un numero maggiore di vettori.
Siamo quindi sicuri che si voglia contrastare la diffusione della peste suina impendendo, di fatto, gli abbattimenti? Auspico che il ministero della Salute chiarisca immediatamente le regole da applicare e le linee guida per gli abbattimenti finalizzati al contenimento della diffusione di questa malattia. E’ fondamentale innanzitutto per tutelare la salute pubblica, gli allevatori, e gli stessi cacciatori, la cui funzione regolatoria assume un rilievo sensibile in questo caso specifico”. Lo dichiara il deputato della Lega Francesco Bruzzone.