di Graziella Zaccone Languzzi
1) Un omaggio agli alpini. Ieri 6 novembre è stata la giornata del ricordo della tragedia che nel novembre 1994 ha colpito Alessandria con enormi danni e tante vittime. Da tutta Italia arrivarono soccorsi, compresi gli alpini che non si sono risparmiati nel tirarci fuori dal fango rinunciando in molte situazioni a nutrirsi e riposare pur di fare in fretta. perché col passare del tempo, ritirate le acque, il fango si induriva. Gli italiani amano gli alpini, perché gli alpini amano l’Italia. Da oltre un secolo si sono messi al fianco degli italiani, lo hanno fatto negli scenari più disparati come quelli di guerra, emotivamente più clamorosi e umanamente più devastanti ma anche quelli dei tempi di pace, nei drammi delle grandi calamità naturali o meno, nelle missioni di pace all’estero, svolgono la loro missione sia in servizio che in congedo accomunati da un’unica identità di vocazione. Gli alpini hanno la loro Protezione Civile Nazionale con 13.334 volontari nelle varie sezioni provinciali. Sul sito nazionale si legge che nel 1994 svolsero nel Piemonte 32.570 giornate lavorative, e per l’alluvione del 2000 in Piemonte e Valle D’Aosta le giornate furono 12.448: attenzione si intende giornate, non ore. Ad Alessandria gli alpini hanno la sezione di Protezione civile “Agostino Calissano”. Conosciuto ed apprezzato il “Coro Alpini Valtanaro” nato nel 1996 attorno ad un primo nucleo di alpini ed amici degli alpini, amanti del canto di montagna. Ho voluto ricordare gli alpini per quanto hanno fatto per la città di Alessandria, un corpo prezioso e sempre pronto a correre in nostro aiuto.
Voto: 10
2) TARI, vorrei capire perché a distanza di nove anni la Soc. incaricata dal Comune I.C.A. srl invia ingiunzioni di pagamento sulla TARI. La notizia: “Nuovo pasticcio TARI, arriva l’ingiunzione per quella del 2013, ma in molti avevano già pagato” . Era già accaduto nel marzo 2017, a tre mesi circa la fine della consiliatura dell’amministrazione Rossa, quando partirono tremila avvisi per il mancato pagamento della Tari 2013. A ricevere l’avviso fu anche il consigliere comunale Giovanni Barosini, che su Facebook si era fatto portavoce delle lamentele degli alessandrini che non trovavano più le ricevute per dimostrare di aver già versato quanto dovuto. Qui i particolari.
Ora a pochi mesi dall’inizio della consiliatura dell’amministrazione Abonante (nel 2017 era assessore del bilancio della ex giunta Rossa) ci risiamo con accertamenti riferiti sempre all’anno 2013. Domanda: nel 2017 e a seguire nel tempo gli uffici preposti non sono riusciti a mettere la parola fine per l’anno 2013? Altra domanda: Da quell’anno sono trascorsi nove anni, mi risulta che esista il termine di prescrizione per la TARI pagata o non pagata regolarmente che è di cinque anni, come d’altronde è previsto per altri tributi locali, se si tratta del 2013 non è un po’ troppo tardi per fare tale richiesta? Ho voluto accertarmene e ho trovato molti siti che testano i cinque anni, ne cito uno specifico molto completo utile per chi vuole approfondire la materia: “Prescrizione accertamenti e cartelle TARI”. Aggiungo un secondo sito che tratta tutti i tributi locali. Per finire sempre di questi giorni quest’altra lamentela di una cittadina che ha pagato regolarmente nel 2021 e dopo un anno riceve dalla società Ica srl che si occupa della riscossione dei tributi del Comune di Alessandria una contestazione per il ritardo di quel pagamento. Ritengo interessante leggere i fatti di questa vicenda: “Accertamento per passo carraio fa tribolare alessandrina”. Di questa pioggia di ingiunzioni “forse” un po’ in ritardo e scadute come la mozzarella il sindaco Abonante che dice?
Voto: 2
3) Quali sono i mal di pancia della sinistra? Gli articoli determinativi il, lo, la! Mentre il nostro paese vive una delle fasi più difficili di sempre, a sinistra non hanno di meglio da fare che criticare l’appellativo ufficiale con cui riferirsi al premier Giorgia Meloni, che ha scelto di essere chiamata “il Presidente del Consiglio”. Da sempre trovo ridicola la terminologia al femminile per le cariche istituzionali: “la sindaca”, “ l’assessora”, “la presidenta”, la prefetta”. Una autentica panzana, ma mi sono adeguata: se a sinista libertà ed emancipazione le misurano così, asterichi compresi per indicare i terzi e quarti sessi, ne prendo atto. Ma trovo altrettanto legittimo che Giorgia Meloni propenda per il rispetto della lingua italiana. Ho letto dichiarazioni isteriche, dalla scrittrice Michela Murgia alla capogruppo del Pd alla Camera Debora Serracchiani. Ma francamente credo che il tema appassioni pochissimo il popolo italiano.
All’onorevole (o onorevolessa?) Serrachiani La Nuova Bussola ha dedicato un articolo: “L’ideologia nuoce.La gaffe di Serracchiani, segno di una sinistra irrealista”. Arriviamo così a Laura Boldrini che dell’uguaglianza di genere anche nel linguaggio ha fatto un cavallo di battaglia. Per l’occasione invitata nei salotti politici TV ha detto la sua: “Giorgia Meloni deve essere chiamata la Presidente. C’è qualcosa di strano in lei, si trincera dietro il maschile”. Ed è stata proprio la Boldrini nel 2013 appena diventata “presidenta” della Camera che ai giornalisti ha detto: “Chiamatemi La Presidente. Lo chiedo da mesi, invece quando si rivolgono a me mi chiamano Signor Presidente”. Il 15 dicembre 2016 l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in presenza della Boldrini nel salutare la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli alla consegna dei riconoscimenti del premio letterario De Sanctis disse: “Valeria non si dorrà se insisto in una licenza, quella di reagire alla trasformazione di dignitosi vocaboli della lingua italiana nell’orribile appellativo di ministra o in quello abominevole di sindaca”. Con quella battuta Napolitano si conquistò scroscianti applausi da tutti i presenti. Anche negli Istituti alessandrini l’argomento è stato trattato tra studenti e docenti: “Il primo dizionario con “architetta”, “medica” e “soldata” divide i linguisti ma piace ai “prof” di Alessandria”.
Voto: 2